PER SILVIA

 

Silvia Baraldini, trasferita nelle carceri italiane dall~agosto 1999 dòpo quasi 18 anni trascorsi in quelle statunitensi è oggi gravemente ammalata per un tumore al seno che dopo aver imposto due interventi chirurgici, richiede cure e condizioni ambientali incompatibili con la detenzione in carcere o in ospedale).

Nel 1984 Silvia Baraldini (incarcerata fin dal novembre 1982) è stata condannata negli Stati Uniti all'incredibile pena di 43 anni senza:; *(er commesso nessun reato di sangue e per reati di associazione sovversiva che in Italia sarebbero stati puniti con alcuni anni di carcere, cioè molti meno di quelli già scontati da Silvia.

Il governo Usa inoltre, dopo averle negato a lungo la possibilità di finire di scontare la pena nel nostro paese in quanto cittadina italiana, come prevede la Convenzione di Strasburgo, gliela ha concessa nel I 999, ponendo però condizioni contrastanti con la nostra Costituzione.

L1accordo, accettato dall'allora ministro dì Grazia e giustizia Oliviero Diliberto, prescrive infatti che Silvia resti in carcere fino al 2008, senza usufruire nè di riduzioni o sospensioni di pena, nè di quelle misure alternative - permessi, semi-libertà, arresti domiciliari - di cui possono usufruire gli altri detenuti italiani, anche se colpevoli di reati ben più gravi.

Molti iuristi di varie parti politiche hanno sottolineto che tale accordo - neppure ratificato dei due paesi come avviene per i trattati InternazIonali è privo di validità giuridica, in quanto lede principi costituzionali non negoiabili quali l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art. 3), il diritto alla salute (art 2), e la finalità rieducativa della pena (art. 27).

A invalidare in radice questo accordo inoltre un fatto gravissimo venuto alla luce solo in questi mesi e cioè che l'ultima visita medica fatta a Silvia negli Stati Uniti, prima dei suo trasferimento, aveva già accertato l’inizio di un tumore al seno da cui è stata ora operata in Italia. L'Amministrazione Usaha occultato al nostro governo e all' interessata questa informazione vitale che, se resa nota, avrebbe impedito di accettare un accordo contenente clausole incompatibili con it suo stato di salute.

Questi fatti e, da ultimo, l'insorgere di una malattia incompatibile con la detenzione, hanno spinto migliaia di intellettuali, cittadini, associazioni, organi di stampa, senatori e comitati di differenti parti politiche a chiedere la liberazione di Silvia nei modi previsti dalla legge in casi analoghi e cioe attraverso la sospensione della pena per gravi ragioni di salute <un diritto riconosciuto anche a detenuti colpevoli di omicidi) oppure mediante la concessione' della grazia.

Questa ultima richiesta trae ancora più forza dal fatto che alcune settimane fà Clinton, nel lasciare la presidenza degli Stati Unitj, ha concesso la grazia a una coimputata di Silvia, condannata a oltre 50 anni di carcere per reati più gravi dei suoi.

· Nonostànte questo il Tribunale di vigilanza ha negato a Silvia gli arresti domiciliari

o la sospensione della' pena per motivi di salute, in attesa di una decisione della Corte costituzionale circa l’incostituzionalità dell'accordo con gli Stati Uniti, mentre il governo

continua a tacere. Lascia cosi che la detenzione prosegua con gravi rischi per la salute

e per la vita stessa di Silvia Baraldini.

Silvia deve essere liberata subito (volantino distribuito al presidio di giovedì 8 marzo ’01 davanti a Montecitorio)

 

Ceppi Giancarla

gceppi@tiscalinet.it

 

 

 

 

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