DA IL CORRIERE DELLA SERA

Rai, Lucia Annunziata nuovo presidente

L'ex direttore del Tg3 accetta la nomina. Sostituisce Paolo Mieli, che ha rinunciato dopo le polemiche innescate dalla Lega

ROMA - Lucia Annunziata è il nuovo presidente della Rai. La scelta

è avvenuta nel pomeriggio, dopo che il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini aveva concordato con Marcello Pera sulla necessità di continuare nello schema stabilito in precedenza. L'intesa è stata trovata sul nome dell'ex direttore del Tg3, che ha comunicato di aver accettato la nomina. Interpellato dai giornalisti, Casini aveva risposto in maniera enimagtica: «Una donna presidente? Chi lo sa...». La scelta dovrebbe chiudere la crisi dei vertici Rai e viene dopo la rinuncia di Paolo Mieli, che nelle intenzioni di Casini e Pera era il presidente designato per l'azienda ma che, dopo cinque giorni dalla comunicazione e in seguito alle polemiche innescate dalla Lega e anche da parte di Forza Italia, ha rinunciato all'incarico.

«DECISIONE AUTONOMA» - La designazione di Lucia Annunziata ai vertici della Rai «è stata una scelta assunta responsabilmente e in autonomia dai presidenti delle Camere». Lo ha detto il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini al termine dell'incontro con il presidente del Senato Marcello Pera, durato un'ora, a Palazzo Madama. «In una fase così difficile per il paese, caratterizzata anche da minacce di guerra a livello internazionale - ha aggiunto Casini - sarebbe stato irresponsabile continuare a lungo il balletto su questa vicenda».

«NON MI SONO CONSULTATA CON NESSUNO» - «Alle cinque sono stata contattata da Pera e Casini. Poi ho scelto da sola, in piena autonomia», sono queste le prime parole che Lucia Annunziata ha dato in una dichiarazione all'agenzia Ansa. «Non mi sono consultata con nessuno - ha detto - non con il governo, non con la maggioranza, non con l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola, così un domani tutti saranno liberi di prendersela con me».

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DA IL CORRIERE DELLA SERA - I COMMENTI

Lucia Annunziata presidente Rai: le prime reazioni

AGOSTINO SACCA' - «Con lei ho un ottimo rapporto personale»: è il primo commento del direttore generale della Rai, Agostino Saccà, appena appreso della scelta di Lucia Annunziata. «La conosco dai tempi in cui faceva Linea Tre, sotto la presidenza Moratti, di cui io ero braccio destro. Da allora è nato con lei un ottimo rapporto personale e anche l'attuale ministro della pubblica istruzione la stimava moltissimo. Sto per chiamarla per farle gli auguri».


PAOLO MIELI - «Un'ottima scelta, è una bravissima professionista. La scelta conferma che il metodo era valido».

RENATO SCHIFANI - «Lucia Annunziata ? Ottima scelta, professionista di rango che sicuramente darà alla Rai grande impulso e rilancio». Lo dice il capogruppo di FI al Senato, Renato Schifani.

ALESSANDRA MUSSOLINI - «Una scelta che ci rende doppiamente felici perchè è una donna e perchè è una donna che adoro e stimo: è determinata, intelligente, valida». Non solo: la nomina di Lucia Annunziata, per Alessandra Mussolini, «è un segnale importantissimo, soprattutto in questo momento di tensioni».

FRANCESCO ALBERONI - Il consigliere anziano della Rai, Francesco Alberoni, ha espresso, a quanto si apprende,«soddisfazione» per la scelta di Lucia Annunziata. Per Alberoni, in particolare,la scelta di una donna sarebbe «un bel segnale» per la guida della tv pubblica.

IGNAZIO LA RUSSA - Triplici complimenti, da parte del capogruppo dei deputati di Alleanza Nazionale Ignazio La Russa, per la designazione di Lucia Annunziata alla presidenza della Rai. «In primo luogo a Pera e Casini - dice La Russa - per aver sciolto in meno di 24 ore un problema che, se non immediatamente risolto, poteva diventare preoccupante anche per il sistema politico». «Poi, naturalmente - prosegue La Russa - auguri e complimenti a Lucia Annunziata, che gode della nostra stima non da ora e che porterà la sua esperienza, non solo sul piano nazionale ma anche su quello internazionale, nella guida della Rai, valendosi anche dell'apporto di un Cda valido e con le carte in regola».

FAUSTO BERTINOTTI - «Il vulnus prodotto dalla messa in crisi della presidenza di Paolo Mieli non è stato riparato. Attendiamo tuttavia alla prova dell'autonomia questo Consiglio di amministrazione e la sua presidente. Il servizio pubblico rimane un bene indispensabile per la democrazia del Paese - aggiunge il segretario del Prc -. Per questo è ancora necessaria una mobilitazione di tutti coloro che nel mondo dell'informazione e fuori di esso non vogliono rinunciare ad una Rai effettivamente pluralista e democratica».

ALESSANDRO CE' «Alla Lega Nord, è noto, Lucia Annunziata non è stata, in passato, molto simpatica. per quanto ci riguarda l'aspettiamo alla prova dei fatti e rispettiamo la decisione dei presidenti di Camera e Senato». Alessandro Cè, capogruppo leghista a Montecitorio, commenta così la nomina di Lucia Annunziata. «Apprezziamo Pera e Casini - aggiunge Cè - per la rapidità con cui hanno scelto un nuovo nome ponendo fine al balletto di proposte e controproposte».

PIERO FASSINO «I presidenti di Camera e Senato hanno scelto una personalità femminile di rilievo del mondo giornalistico che tuttavia non era nella proposta originaria dell'Ulivo». Questo il commento alla nomina di Lucia Annunziata a presidente della Rai del segretario dei Ds Piero Fassino secondo il quale «è evidente che valuteremo il nuovo presidente, così come l'intero Cda, dagli atti che compiranno per assicurare il rilancio e l'autonomia della azienda».

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DA - LA REPUBBLICA

Lucia Annunziata
nuovo presidente Rai
Casini: "E stata una scelta autonoma dei presidenti"
La giornalista: "Non mi sono consultata con nessuno"

ROMA - Pera e Casini hanno designato Lucia Annunziata alla presidenza del Consiglio di amministrazione della Rai. Per la Annunziata è un ritorno in Rai: è già stata alla direzione del Tg3 anche se per un breve periodo. Il nome della Annunziata è cominciato a circolare in tarda serata, confermato subito dalla nomina che Pera e Casini hanno reso nota dopo una riunione lampo a palazzo Madama. L'Ulivo ha dichiarato di non aver giocato alcun ruolo nella scelta dei due presidenti di Camera e Senato: "Ottima scelta, ma noi non abbiamo fatto nomi". Dichiarazione suffragata da Casini: "E' stata una scelta autonoma dei presidenti. Ci siamo assunti le nostre responsabilità, Lucia Annunziata ha tutte le carte in regola per fare bene".

E' stata poi la stessa Annunziata -che a differenza di Paolo Mieli ha accettato l'incarico senza riserve - a raccontare le ultime ore che hanno portato alla soluzione della crisi Rai: "Alle cinque sono stata contattata da Pera e Casini. Poi ho scelto da sola, in piena autonomia. Non mi sono consultata con nessuno - ha detto - non con il governo, non con la maggioranza, non con l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola, così un domani tutti saranno liberi di prendersela con me".

L'accelerazione è arrivata nel pomeriggio. Prima un incontro tra Fassino e Casini, in un cui il leader dei Ds ha dichiarato che l'Ulivo aveva già indicato i suoi nomi e non ne avrebbe fatto altri. Poi una lettera di Casini a Pera con cui si chiedeva un'accelarazione. Che c'è stata, fulminea, con l'incontro in serata e la designazione della Annunziata. "E' stata una scelta assunta responsabilmente e in autonomia dai presidenti delle Camere", ha detto Pier Ferdinando Casini al termine dell'incontro con Marcello Pera a Palazzo Madama. "In una fase così difficile per il paese, caratterizzata anche da minacce di guerra a livello internazionale -ha aggiunto il presidente della Camera - sarebbe stato irresponsabile continuare a lungo il balletto su questa vicenda".

"Un'ottima giornalista e una donna di rara intelligenza. Si tratta di una scelta totalmente autonoma dei presidenti delle Camere, di cui l'Ulivo non è stato neppure informato", commenta Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione della Margherita. "Giudicheremo l'operato di questo cda nei fatti - precisa Gentiloni - a partire dalle scelte del direttore generale e del ripristino in prima serata dei programmi di Biagi e Santoro".

Per Claudio Petruccioli (Ds) presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai è "una buona indicazione, coerente, con l'intento dichiarato fin dall'inizio da Pera e Casini". "Lucia Annunziata - ha aggiunto Claudio Petruccioli - è un'ottima professionista e una persona di forte carattere. Sono sicuro che tanto per Biagi e Santoro, quanto per la scelta del direttore generale, i suoi propositi non saranno diversi da quelli di Mieli".

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DA - LA REPUBBLICA

L'Ulivo: bene la Annunziata
ma non è presidente di garanzia
Cè (Lega): "Non c'è simpatica, aspettiamo per dare giudizi"
Mieli: "Ottima scelta, è una bravissima professionista"

ROMA - Unanime apprezzamento, a destra come a sinistra, per le doti professionali e per l'arrivo di una donna al vertice di viale Mazzini. La nomina di Lucia Annunziata a presidente della Rai per il momento sembra accontentare tutti o quasi. Il premier, in primis, che può tirare un sospiro di sollievo e che sembra aver accolto con soddisfazione la nomina. E anche l'Ulivo, che però vuole subito mettere in chiaro una cosa: la scelta è stata di Pera e Casini. A chiarire subito la questione è il segretario dei Ds Piero Fassino. "I presidenti di Camera e Senato hanno scelto una personalità femminile di rilievo del mondo giornalistico che tuttavia non era nella proposta originaria dell'Ulivo", ha detto Fassino che nel pomeriggio, proprio sull'opportunità di indicare i nomi del nuovo cda della Rai, aveva avuto un duro scontro con Marco Rizzo (Pdci). Dunque l'Annunziata non è quel presidente di garanzia promesso una settimana fa, lascia intendere Fassino. Quello era Mieli, che il governo ha lasciato andare, facendo il contrario di quanto chiesto oggi con decisione dall'Ulivo, ovvero cercare una mediazione per far tornare l'ex direttore del "Corriere della Sera" sui suoi passi.

Che non si tratti di un presidente di garanzia lo dice a chiare lettere Paolo Gentiloni, responsabile della comunicazione della Margherita. "L'operazione non ha nulla a che fare con il presidente di garanzia proposto la settimana scorsa - osserva Gentiloni - valuteremo questo cda nei fatti, a cominciare dall'atteggiamento che assumerà nella scelta del direttore generale e verso Biagi e Santoro".

Ed è proprio su quello che farà l'Annunziata nelle prossime ore che il giudizio viene sospeso. A cominciare proprio dal posto che vorrà riservare a Biagi e Santoro. Vincenzo Vita, portavoce del correntone Ds si augura che Biagi, Santoro e Freccero "possano tornare ad ad avere uno spazio adeguato nel servizio pubblico". E Claudio Petruccioli, presidente della Commissione di vigilanza Rai si dice invece sicuro che su Biagi e Santoro la Annunziata non si comporterà diversamente da quanto ha fatto Paolo Mieli. Che su Lucia Annunziata spende parole di elogio: "Un'ottima scelta, è una bravissima professionista", ha commentato Mieli subito dopo la nomina.

Cauta, per ora, la Lega. "Nel passato - dice Alessandro Cè, presidente dei deputati del Carroccio - l'Annunziata a noi della Lega non è stata troppo simpatica, ma rispettiamo la scelta dei presidenti delle Camere e aspettiamo i fatti per dare un giudizio. Speriamo che l'Annunziata possa garantire un'informazione rispettosa delle diversità politiche e culturali".

Da An arriva invece un attestato di stima per l'Annunziata e un attacco al centrosinistra. "La nomina di Lucia Annunziata a presidente della Rai - dice il portavoce Mario Landolfi - rappresenta una scelta di prestigio e di livello". Per An la rapidità della scelta "dimostra, tra le altre cose, come non vi sia stato da parte della maggioranza alcun sabotaggio nei confronti del dottor Mieli. Le bugie, anche quelle della sinistra, hanno gambe cortissime", conclude Landolfi. Più piccato il commento di Michele Bonatesta (An) membro della commissione di Vigilanza Rai: "Se alla sinistra l'Annunziata non dovesse andare bene sarà perché il neo presidente si presenta come presidente di garanzia, mentre l'Ulivo vuole in realtà un presidente di opposizione, un altro Zaccaria".

Buona la scelta anche per il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. "L'importante - spiega Gasparri - è che questa vicenda si risolva rapidamente". E il ministro ha subito una richiesta: che l'Annunziata rispetti il contratto di servizio.

Scelta giusta anche per Agostino Saccà, direttore della Rai. "Con lei ho un ottimo rapporto personale - ha dichiarato Saccà - la conosco dai tempi in cui faceva Linea Tre, sotto la presidenza Moratti, di cui io ero braccio destro. Da allora è nato con lei un ottimo rapporto personale e anche l'attuale ministro della pubblica istruzione la stimava moltissimo".

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DA - L'UNITA'

Casini e Pera scelgono la Annunziata.

L'Ulivo: non ci rappresenta, giudicheremo dai fatti
di Natalia Lombardo

Lucia Annunziata alla presidenza della Rai. Alle sette e mezzo di ieri sera Marcello Pera e Pierferdinando Casini hanno prodotto due sorprese: la prima è l’aver messo una donna sulla poltrona più alta di Viale Mazzini, la seconda è la soluzione in tempi record di quella che sembrava una nuova fase di stallo. E un’ora dopo la giornalista ha accettato la carica: «Ho scelto da sola, mi hanno contattato i presidenti delle Camere, non ho sentito né il governo né l’opposizione», racconta, così che se qualcuno protesta «dovrà prendersela con me». Anche Casini rivendica l’autonomia della scelta fatta con Pera, e spiega che sarebbe stato «da irresponsabili continuare a lungo un balletto su questo problema» alla vigilia di una guerra, ha detto Casini uscendo da Palazzo Madama, «Lucia Annunziata ha tutte le carte in regola».

Il nome della giornalista che in Rai ha diretto il tg3 e condotto «Linea 3», ora direttore dell’agenzia ApBiscom, è stato accolto da un plauso bipartisan delle donne: «Splendido», esulta Livia Turco, è «entusiasta» Alessandra Mussolini. Nel centrodestra è soddisfatta soprattutto An (dati i buoni rapporti con Fini), FI è accontentata sul «reintegro», alla Lega è «non è simpatica», causa i soliti maltrattamenti ai padani, ma aspetta «i fatti».

Anche l’Ulivo aspetta gli atti concreti, e pur nell’apprezzarne la professionalità l’accoglienza è fredda, per un nome che non fa parte della rosa di «garanzia» iniziale proposta (Eco e Fabiani o il ritorno di Mieli) che, ancora ieri, Piero Fassino aveva riproposto a Casini. Il segretario Ds apprezza la «personalità femminile di rilievo nel mondo giornalistico», ma si riserva di valutare «il nuovo presidente, così come l'intero Cda, dagli atti che compiranno per assicurare il rilancio e l'autonomia della azienda». «Ottima professionista dal carattere forte» per Claudio Petruccioli, presidente della Vigilanza, una scelta «coerente con l’intento dichiarato sin dall’inizio». Ovvero il solco di garanzia tracciato dal direttore Rcs: «Sono sicuro che tanto per Biagi quanto per Santoro, quanto per la scelta del direttore generale, i suoi propositi non saranno diversi da quelli di Paolo Mieli». Più cauta ancora la Margherita: Rutelli non commenta, «bene» per Paolo Gentiloni ma precisa che è «una scelta autonoma dei presidenti delle Camere», quindi non un’operazione concordata con l’Ulivo; più duro Michele Lauria: «Il conflitto d’interessi permane in tutta la sua gravità», commenta, e si chiede saranno i margini di garanzia sul pluralismo e sulla scelta del direttore generale. La vera prova di garanzia è proprio la scelta del direttore generale, sulla quale Mieli si è trovato il muro innalzato da Berlusconi e FI. Guardacaso, il primo a congratularsi via agenzie è Agostino Saccà, che raramente interviene, ma ieri sera, due minuti dopo l’annuncio, se pur convalescente ha fatto sapere di essere intimo amico della neo presidente: «Con Lucia Annunziata ci conosciamo bene, ci stimiamo, c'è grande rispetto professionale tra noi ed amicizia». Una auto sponsorizzazione, non c’è dubbio, e in effetti sembra che la posizione di Saccà si sia effettivamente rafforzata. Una profusione di complimenti verso la giornalista, aggiungendo un particolare: «Lucia Annunziata è l'unico direttore che è andato via dalla Rai con il solo Tfr, senza scivoli o incentivi». Una frecciata a Mieli?

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DA - L'UNITA' - INTERVISTA AD ENZO BIAGI.

"Una scelta che gli fa onore"



MILANO«Una scelta che gli fa onore». È secco, ma non per questo meno amaro, il primo commento di Enzo Biagi alla notizia che Paolo Mieli ha deciso di rinunciare alla carica di presidente della Rai.


È una decisione che la sorprende? Mieli nella sua lettera ai presidenti di Camera e Senato ha fatto riferimento a "difficoltà di ordine tecnico e politico".


«È una decisione che innanzitutto mi addolora. Conosco bene Mieli, che è stato mio direttore al «Corriere della Sera». È una persona che stimo, un giornalista di prim’ordine. Mi ero già lasciato andare un po’ con la fantasia e mi ero immaginato la Rai che avrebbe fatto. Una Rai rispettosa delle notizie, della verità, che avrebbe raccontato le cose che ci sono in giro per l’Italia e per il mondo. Una Rai che immaginavo simile al suo presidente.»


E invece...


«E invece anche questa mia speranza è già andata delusa. Evidentemente Mieli non andava bene perché voleva fare davvero il presidente. E quindi, come è legittimo, avere accanto uomini di fiducia, a cominciare dal direttore generale, con cui condividere le responsabilità e con cui lavorare a un progetto condiviso. È chiaro che volevano un presidente in qualche modo «dimezzato», un prestanome».


Non gli volevano insomma dare carta bianca.


«Gli avranno detto che il direttore generale non lo avrebbe scelto lui, che non avrebbe potuto spostare questo o quel direttore di rette, ecc. ecc. Gli avranno posto insomma delle condizioni inaccettabili. Non ha certo rinunciato per un capriccio. Non è nello stile di Mieli. Per questo dico che gli fa onore aver rinunciato all’incarico».


Mieli aveva annunciato che avrebbe riportato in Rai lei e Santoro. Un peccato che non gli è stato perdonato


«Forse. Io non gli ho chiesto nulla. Certo posso dire che il ritorno di Santoro e Biagi in Rai non era un bisogno sentito da tutti. Evidentemente offrirci di tornare sugli schermi è stato giudicato un programma straordinario, troppo ardito».


Sarebbe volentieri tornato in tv?


«Certo, ma non a qualunque condizione. Non sono un uomo per tutte le stagioni. Capisco l’opposizione di Alleanza nazionale. Io i miei quattordici mesi da partigiano non li dimentico...»


E poi le scritte antisemite comparse sul muro della sedi Rai di Milano...


«Un capitolo ripugnante, un rigurgito ignobile di nazismo e di antiebraismo, che ci offende tutti innanzitutto sul piano umano prima che su quello politico. Vedere certe scritte mi fa sentire ebreo, anche si mi hanno battezzato. Un’offesa che io ho sentito in maniera ancora più acuta perché, se mi è concesso aggiungere una notazione personale, io ho una nipotina ebrea. Tira una brutta aria. che non mi piace».


Che ne sarà ora della Rai, dopo la rinuncia di Mieli?


«Io ormai sono fuori, non ho nemmeno più un contratto e vedo le cose come un qualunque spettatore che paga diligentemente il canone. La Rai è sempre stata istituzionalmente filogovernativa. Ma ora c’è un’anomalia, che molti si ostinano ancora a non vedere. L’anomalia di un presidente del Consiglio che è direttamente padrone di tre televisioni e che è arrivato a controllarne sei con quelle del servizio pubblico. È questa l’anomalia che va superata. Per il resto, me lo lasci ripetere: tira una brutta aria, che non mi piace».


Un augurio per la Rai, in questo momento così difficile?


«La Rai ha fatto vedere agli italiani l’uomo che muoveva i suoi primi passi sulla Luna. Che adesso possa anche far vedere l’uomo che cammina sulla terra».

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DA - IL MANIFESTO

Annunziata sul Cavallo


La presidente Rai Nominata alla guida del cda di viale Mazzini, la giornalista accetta senza riserve. La maggioranza fa festa, Saccà fa subito sapere di essere suo amico
MICAELA BONGI
ROMA
«Ho accettato in piena autonomia, senza aver sentito governo e opposizione. Me ne assumo la piena responsabilità». L'erede al trono sul quale Paolo Mieli non si è mai seduto, l'attuale direttrice di ApBiscom Lucia Annunziata, accetta l'incarico, e senza riserve. Una donna alla presidenza Rai? «Chissà. E poi non dite che non ho attenzione per il genere», gigioneggiava Pier Ferdinando Casini entrando, alle sette di sera, nello studio di Marcello Pera. Basta poco per capire che sarà proprio quello della giornalista il nome che, pochi minuti dopo, uscirà dall'incontro tra i presidenti delle camere. «Io e Pera ci siamo assunti le nostre responsabilità, individuando in un'area giornalistica e culturale precisa una persona che ha le carte in regola per fare bene. In una fase così difficile, caratterizzata anche da minacce di guerra, sarebbe stato irresponsabile continuare un lungo balletto», commenterà il presidente della camera. In realtà, le maggiori resistenze a tappare in quattro e quattr'otto la vistosa falla apertasi con la rinuncia di Mieli in un primo momento erano arrivate proprio da Casini. Che avrebbe anche voluto rimettere in discussione l'intera cinquina sfornata venerdì scorso. Chi lo aveva incontrato in mattinata lo descriveva furibondo per il rifiuto del direttore editoriale Rcs, provocato dal fuoco di sbarramento della Casa delle libertà. Ma le pressioni del Quirinale per una soluzione rapida della nuova crisi di viale Mazzini erano fortissime. E così, nonostante la mattinata si fosse aperta con la rivolta dell'Udc, parte l'accelerazione, confermata alle cinque del pomeriggio dalla notizia di una lettera spedita dai piani alti di Montecitorio all'inquilino di palazzo Madama. Ma oltre all'intervento del Colle, un contributo a tappare la falla lo dà anche Piero Fassino che, a metà mattinata, mentre il leader della Margherita Francesco Rutelli è ancora a Strasburgo, si vede a quattr'occhi con il presidente della camera. Incontro che fa subito nascere più di un sospetto nel partito dell'ex sindaco. Nel frattempo, si leva la voce dei consiglieri in attesa. In particolare, quella di Marcello Veneziani, che fa sapere che a dimettersi sull'esempio di Mieli non ci pensa proprio, perché «non siamo figuranti».

Alle sei del pomeriggio, l'attenzione degli ulivisti che stanno manifestando al Pantheon per la Rai è catturata dal passaparola telefonico sulla nuova rosa in campo. In un primo momento si fanno tre nomi: il direttore della Stampa Marcello Sorgi, quello del Riformista Antonio Polito e quello del Messaggero, Paolo Gambescia. Il favorito di questo trio sarebbe Sorgi, e più d'uno lo dà già per presidente. Ma nella maggioranza c'è chi, nel frattempo, sembra stroncarlo. Uno a caso, Umberto Bossi, che a chi lo sente spiega che «il presidente non deve appartenere a quell'area grigia tra poteri forti e grandi giornali». Ma nella rosa c'è già anche il nome di Lucia Annunziata. Anzi, già da un'ora c'è solo il suo, visto che come spiega lei stessa, i presidenti delle camere la contattano alle cinque del pomeriggio, ora in cui Casini, appunto, si viene a sapere della lettera inviata a Pera, con la richiesta di via libera per la giornalista, che arriva telefonicamente da palazzo Madama.

E dalla maggioranza è un tripudio. Le agenzie, insieme all'entusiasmo delle donne di maggioranza e opposizione, battono le felicitazioni del portavoce forzista Sandro Bondi prima ancora dell'annuncio della nomina. Si complimentano i nazional-alleati, l'Udc rientra compostamente nei ranghi. Storce un po' il naso il capogruppo leghista Alessandro Cè («in passato non ci è stata molto simpatica»), ma Umberto Bossi dà l'ok, considerando Lucia Annunziata «una fuori dai giri». Quanto all'altro responsabile del siluramento di Paolo Mieli, cioè Silvio Berlusconi, incassa una soluzione non sgradita e rapida, attraverso quel «reintegro» del solo presidente che fin dall'altra sera aveva chiesto.

Parte dell'Ulivo, però, aspetta Lucia Annunziata alla prova dell'autonomia. Insomma, chiederà anche lei il ritorno in video di Biagi e Santoro (ma non solo)? E chi sarà il nuovo direttore generale? Quello attuale, Agostino Saccà, si sbraccia per salutare la nuova arrivata. Tiene a far sapere al mondo che «con Lucia ci conosciamo bene, ci stimiamo, c'è rispetto e amicizia». Che le ha telefonato proprio ieri sera e che l'ha risentita oggi, ovviamente per farle gli auguri. Ma sul nome del direttore generale si riapre l'immancabile totonomine. E i nomi che circolano sono sempre gli stessi, compreso quello di Agostino Saccà.

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DA - IL MANIFESTO

LUCIA ANNUNZIATA


Dal manifesto all'on-line attraverso le guerre
Nata a Sarno nel 1950, Lucia Annunziata, lascia per la Rai il posto di direttore dell'agenzia Ap-Biscom. Diplomata al liceo Tasso di Salerno, è laureata in Storia e Filosofia. Dalla passione politica negli anni Settanta al trasferimento a Roma il passo è breve. Giornalista professionista dal 1979, inizia la sua carriera di corrispondente (che tra l'altro la porterà negli Stati Uniti, in America Latina e in Russia) per il manifesto (ma senza vantarsene mai troppo, in seguito) e successivamente per Repubblica e dal 1993 per il Corriere della sera. Come corrispondente di guerra ha avuto i maggiori riconoscimenti giornalistici: il Premiolino per i suoi servizi durante la guerra del Golfo e il premio Max David come inviato di guerra.

La sua collaborazione con la Rai comincia nel 1995 con il programma «Linea tre» per Raitre. L'8 agosto del 1996 diventa direttore del Tg3, esperienza che si conclude alla fine di novembre del 1998, con una lettera di dimissioni all'allora presidente Enzo Siciliano e al direttore generale Franco Iseppi. Tornerà negli studi Rai nel 1999 con un programma radiofonico: «Radio 3 mondo», su Radiotre. Nello stesso anno scrive «La crepa», un libro dedicato alla tragedia di Sarno, in cui mette sotto accusa sui ritardi dei soccorsi e della ricostruzione.

Nel 2000 inizia accetta la direzione di ApBiscom, l'agenzia di informazione frutto di un accordo tra Associated Press e E-Biscom, di cui lascerà l'incarico di direttrice.

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DA - IL MANIFESTO

L'Ulivo apprezza, ma con riserva


«Non abbiamo fatto nomi» dice Rutelli. Ma è stato l'incontro tra Fassino e Casini a dare il via alla nomina
GIOVANNA PAJETTA
«Splendido» esclama la dalemiana Livia Turco, «Evviva» si entusiasma la verde Grazia Francescato. Peccato che a festeggiare così, in coro e da aree politiche ben diverse, siano solo le donne. La nomina di Lucia Annunziata in realtà ha diviso profondamente il centrosinistra, contrapponendo di nuovo Piero Fassino e Francesco Rutelli. A parti rovesciate però, perché se una settimana era stata la Margherita a premere per presentare quella rosa da cui era stato estratto il nome di Paolo Mieli, questa volta la mossa è tutta del segretario dei Ds. Sarebbe stato lui infatti, nel lungo colloquio con il presidente della camera a fare, tra gli altri, il nome che ha permesso di sbloccare la situazione. Quarantacinque minuti di faccia a faccia all'ora di pranzo da cui Fassino esce prima con un no comment e poi con un comunicato in cui si chiede di rimuovere i veti su Paolo Mieli e si dice «adesso non tocca più a noi decidere». Ma il tam tam corre sul filo e vola fino a Strasburgo, dove si trova Francesco Rutelli. Così, quando alle quattro del pomeriggio sbarca a Roma, il leader della Margherita è già sul piede di guerra. Si chiude nel suo ufficio, parla al telefono con Casini e strepita: «Basta, io non voglio nomi, non voglio né farli né sentirli fare». Ma soprattutto, fa capire, non vuole che altri li facciano. Tanto che arriva a minacciare: «Stai attento, ti stai giocando un anno e mezzo di sponda con l'opposizione». Non si sa cosa mai abbia risposto Pierferdinando Casini, ma certo Rutelli non si è sentito affatto rassicurato, anzi ha deciso di andare a trovare il secondo personaggio chiave delle nomine Rai, il presidente del senato Marcello Pera. Con ben scarso successo, visto che, quando arriva, in ritardo, alla manifestazione dell'Ulivo sulla libertà di informazione in piazza del Pantheon, è più furioso che mai. «Sia chiara una cosa - dice dal palco - Se i presidenti delle camere dovessero fare una scelta per il Cda nel campo del centrosinistra, non pensino che per questo possa rappresentare il centrosinistra. L'intera responsabilità è loro». Il nervosismo però a ben vedere non è solo suo. Anche Piero Fassino, l'orecchio incollato al telefonino, appare teso. Tanto che, quando il cossuttiano Rizzo dice innocentemente, riferito al passato, «Vedi Piero che noi non dobbiamo fare nomi, sono rose che poi si rivelano crisantemi», il segretario dei Ds esplode, lo insulta a sangue («farabutto, non ti permettere...»).

Il nome di Lucia Annunziata del resto, in quel momento è ancora soltanto un'ipotesi tra le altre. Quando diventa ufficiale, lo scontro tra Ds e Margherita si fa un decisamente più sfumato. «E' una bravissima giornalista, una donna di grande intelligenza - dice il rutelliano Paolo Gentiloni - Ma la sua designazione è stata fatta senza coinvolgere l'Ulivo, anzi senza nemmeno informarlo». Più cauta e calibrata fin nelle virgole, la dichiarazione del segretario della Quercia. «I presidenti di camera e senato hanno scelto una personalità femminile e di rilievo del mondo giornalistico che tuttavia non era nella proposta originaria dell'Ulivo - recita la breve nota - E' evidente che valuteremo il nuovo presidente, così come l'intero Cda, dagli atti che compiranno per assicurare il rilancio e l'autonomia dell'azienda».

Una posizione di vigile attesa, ricordando il premanere del conflitto di interessi di Silvio Berlusconi, a cui si aggiunge su cui si ritroverà tutta l'opposizione, Rifondazione compresa. Anche se dalla sinistra dell'Ulivo, si chiede qualcosa di più. Dal verde Pecoraro all'intero correntone ds, tutti infatti si appellano a Lucia Annunziata perché faccia, come dice Giuseppe Giulietti, «le cose dette da Paolo Mieli». Ovvero il ritorno in video di Enzo Biagi e Michele Santoro, e la nomina «in piena autonomia» del futuro direttore generale della Rai.

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DA - IL MESSAGGERO

Annunziata: ho scelto in piena autonomia
«Il direttore generale? Calma, per prima cosa fatemi riunire il Consiglio»

ROMA - Quando, nel 1998, lasciò la direzione del Tg3, disse: «Non resto con altri incarichi in Rai. Meglio chiudere da numero uno che da numero sette». Una bella prova di carattere, dopo polemiche, anche feroci con la sua redazione. Ma la dichiarazione era sbagliata. Non contemplava il ritorno e soprattutto la qualità della nuova opportunità.
Da ieri sera Lucia Annunziata (che ha accettato senza riserve) è effettivamente il numero uno della tv pubblica. La cinquantenne giornalista è infatti la nuova presidente della Rai. I presidenti delle Camere, dopo aver nominato due consigli tutti al maschile hanno scelto una donna (è la seconda volta, il precedente è Letizia Moratti), per sostituire con una decisione lampo il rinunciatario Paolo Mieli.
«Alle cinque sono stata contattata da Pera e Casini - racconta Annunziata - Poi ho scelto da sola, in piena autonomia. Non mi sono consultata con nessuno - aggiunge - non con il governo, non con la maggioranza, non con l'opposizione. Ho preso la mia decisione da sola, così un domani tutti saranno liberi di prendersela con me».
Ancora una dichiarazione non certo di prammatica per una donna, una giornalista, che predilige la franca ruvidezza alla gentile ipocrisia. Al Tg3 litigò apertamente con la difficile redazione dell’ex Telekabul, si dimise dopo aver cercato di imporre un rivoluzionario, difficile, progetto di riforma del tg firmato da Oliviero Toscani. L’avveniristico studio è ancora in qualche angolo di capannone a Saxa Rubra. Chissà che Annunziata non lo faccia tirare fuori.
La rottura fu però senza rancori. Lucia Annunziata ieri era in partenza per Bagdad dove avrebbe fato il suo primo mestiere, l’inviato di guerra, per "Ballarò", il programma di approfondimento di Rai3. Lo conferma il conduttore Giovanni Floris che scherzando dice: «E’ vero, stavo per dare lavoro al mio presidente. Ma adesso, chi mando?».
«Lucia è un tipo geniale, una persona per bene e, perché no, anche una donna dotata di molto carattere» sintetizza bene il suo presidente Maurizio Mannoni, uno degli "intoccabili" del Tg3, che subito avverte il suo ex direttore: «Non deve recedere di un millimetro sulle cose chieste da Mieli».
E’ la scelta del direttore generale il primo scoglio, ancor prima dell’eventuale ritorno di Biagi e di quel Santoro che un giorno lontano partì per fare il giornalista dalla stessa Sarno di Lucia Annunziata. Il nuovo presidente della Rai è in ottimi rapporti (anche lui ce lo ricorda) con Agostino Saccà. Certa una riconferma dell’attuale dg? Probabilissima, anche se An fa sapere che la battaglia per cambiare il numero uno della gerarchia aziendale è ancora tra le priorità del partito. «Riunirò il consiglio e lì ne parleremo» dice Annunziata con decisione. «Non fatemi dire di più - aggiunge - non è il momento di straparlare ma di fare quello che serve con calma e decisione».
Intanto la presidente può godersi un consenso alla sua nomina quasi plebiscitario, con in testa le parole di Palo Mieli, che dichiara: «Un'ottima scelta, è una bravissima professionista. La scelta conferma che il metodo era valido».
E la conferma del metodo sembra far leva anche sugli altri quattro consiglieri. «Sono soddisfatto, la scelta di una donna è un bel segnale» dichiara Francesco Alberoni. Annunziata, dicevamo, ha accettato l’incarico senza riserve e un’altra conferma alla validità del nuovo quintetto arriva con la notizia che martedì prossimo, 18 marzo, a Palazzo Giustiniani si terrà una colazione tra il Cda e i presidenti di Camera e Senato. Stavolta si parte davvero.

Al.Gu.

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DA - IL MESSAGGERO

Un’Amerikana contro la guerra in Iraq
Lucia è stata definita una delle "Baffine" per il feeling con D’Alema. Ma la destra l’apprezza

di MARIO AJELLO

ROMA — A chi è rimasta impressa quando guidò, con il solito tailleur e il filo di perle, lo sbarco del Tg3 nella sua Sarno alluvionata. Chi rammenta quando lei, Lucia l’Amerikana non solo perchè il marito Dan Williams lavora al Washington Post ma perchè la Annunziata ha dimestichezza con lo stile giornalistico d’Oltreoceano (ora comunque è contraria alla guerra in Iraq e ci ha scritto pure un libro intitolato semplicemente «No»), poco dopo la scesa a Sarno venne sbalzata giù dalla poltrona di direttore del Tg3 da un’onda d’Ulivo uguale ma contraria a quella che l’aveva installata nell’agosto del ’96. Oppure lei, Lucia Annunziata, nata a Sarno in provincia di Salerno 53 anni e che ama insistere su quelle sue origini proletarie e meridionali con accenti da neorealismo, è la stessa che quando stava al «Corriere della sera» «da sinistra seguiva la destra - assicura adesso Maurizio Gasparri - con attenzione e rispetto». E quella Annunziata è la stessa Annunziata che due mesi fa era alla libreria Feltrinelli insieme a Cofferati, per presentare da buona amica un libro di Philip Dick prefato dal Cinese. E molto prima in tanti la ricorderanno quel 21 aprile a piazza SS.Apostoli a Roma mentre festeggiava affianco di D’Alema il trionfo dell’Ulivo. Che Lucia, ottima professionista e donna di mondo anche nel senso che dal Salvador al Nicaragua, dagli States al Medio Oriente, dalla guerra del Golfo a tutte le altre ha girato tanto come inviato speciale per «Repubblica» e per il «Corsera», si sappia muovere nel contesto della politica «local» è ovviamente scontato come è ovvio per chiunque diventi numero uno di Viale Mazzini. Ma a questo aspetto di forza - e duro fu l’impatto che ebbe per esempio con la redazione del Tg3 da cui fu contestata e quando si dimise disse che «Viale Mazzini è il regno del socialismo reale» - si mescola a un tratto più dolce. Attentissima alla propria immagine, chiede sovente, un po’ come fanno i bambini, a chi la incontra: «Ti piace questo tailleur?», «Ti piacciono le mie scarpe?», «E le calze a rete?», «Sono dimagrita?».
Bipartisan, è molto bipartisan l’attuale direttrice dell’agenzia Ap.Biscom ed ex curatrice del talk show «Linea Tre». Come Gad Lerner, o forse più o forse meno di lui, la Annunziata rappresenta quella sinistra ragionante e molto televisiva che piace fuori dalla sinistra e talvolta rischia di essere gradita più di là che di qua. Comunque, alla festa per l’8 marzo dell’anno scorso, c’era lei insieme alla Gruber in cima alle cortesie che il presidente Pera rivolse alle giornaliste invitate a palazzo Giustiniani per uno spuntino. Ed era lei, ai tempi in cui scriveva sul «Manifesto», ad avere fama di inviato coraggioso e rigoroso: «Anche se all’inizio - ha raccontato Rossana Rossanda, maestra di bello stile - le riscrivevo i pezzi». Prima fu molto «global». Poi piuttosto «local». Ora si direbbe chre la Annunziata sia un impasto ben equilibrato fra le due dimensioni. I suoi fan più appassionati dicono che dopo Benito Mussolini, la Annunziata è il secondo giornalista di lingua italiana che innesta nella professione lo stile della secchezza proletaria. Il rubrichista Massimo Gramellini, in un suo libro sull’«Uliving Theatre», intitolato «Compagni d’Italia», invece l’ha inserita anni fa nella categorie delle «Baffine»: «Donne in carriera che apprezzano l’intelligenza pedante di D’Alema, al quale perdonano persino l’arroganza». Proprio allora, alla vigilia del governo D’Alema, per il compleanno di Lucia, allora direttrice del Tg3, Claudio Velardi organizza una festa con Ornella Vanoni, Paolo Liguori e altri 150 invitati con corredo di fuochi d’artificio. Erano altri tempi. Non facili, ma forse un po’ più facili di questi. Specie per chi, come lei, è convinta di un motto che fa pure rima: «Alla Rai, o le pressioni le respingi o te ne vai».

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DA - IL MESSAGGERO

L’Annunziata piace più ai Ds che ai rutelliani
L’opposizione mette la giornalista sotto esame per la scelta del direttore generale e per la vicenda di Biagi e Santoro

di GIANNI GIOVANNETTI

ROMA — «...Ma è un gossip o c’è una nota ufficiale?», Fassino sornioneggia in piazza del Pantheon. Alle 19,05 di ieri la "nota ufficiale" non era ancora pronta, ma i due presidenti di Camera e Senato, Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera, proprio in quei minuti si stavano di nuovo incontrando e al termine di quell’incontro avrebbero fatto il nome di Lucia Annunziata per la poltrona di presidente della Rai, lasciata libera da Paolo Mieli.
«Non ho ricevuto e non ho fatto alcun nome» puntualizza pignolo il segretario della Quercia, che a fine mattinata era rimasto a colloquio con il presidente Casini per quasi un’ora. E mentre Fassino insisteva nel prendere le distanze dalla neodesignata («una personalità femminile di rilievo del mondo dell’informazione, ma tuttavia non figurava nelle proposte originarie dell’Ulivo») e a scansare, anche con i gesti, qualunque sospetto di una sorta di "complicità" dei Ds su quel nome, Francesco Rutelli dal palco di piazza del Pantheon, scandiva al microfono: «Sia chiara una cosa: se i presidenti delle Camere dovessero fare una scelta per il Cda Rai, non pensino che una scelta fatta nel campo del centrosinistra possa essere una scelta che rappresenta il centrosinistra». D’accordo: Rutelli parlava quando ancora, appunto, quella "nota ufficiale" era ancora un "gossip". Eppure il leader della Margherita sembrava scandire a ragion veduta dei distinguo politici che in qualche modo coinvolgevano l’alleato diessino, e la coniugazione dei verbi ipotetici sembrava tutta all’indicativo. Per di più si è venuto a sapere che dopo aver incontrato Piero Fassino, il presidente della Camera ha chiamato al telefono anche Rutelli ed è stata «una telefonata tempestosa», assicura qualche testimone.
Sì perché il film della giornata di ieri scorreva come fosse lo specchio di quell’altro film visto pochi giorni fa, quando appunto Rutelli incassava il nome di Paolo Mieli e Fassino masticava amaro. Ieri i ruoli si mostravano invertiti: il segretario della Quercia incassava Annunziata, il leader della Margherita masticava amaro.
«E’ evidente che valuteremo il nuovo presidente — aggiungeva ieri sera Piero Fassino, in una nota di via Nazionale —, così come l’intero consiglio di amministrazione della Rai, dagli atti concreti che compiranno per assicurare il rilancio e l’autonomia dell’azienda». E d’altro canto questa volta la neo-designata non ha posto condizioni, come il suo predecessore. La partita è ancora aperta sul nome del direttore generale e sul ritorno in Rai — come aveva preteso Mieli — di Biagi e Santoro. Una partita su cui il centrosinistra dovrà decidere le mosse future, in un clima che però torna a essere incandescente. Persino ieri, con l’Ulivo schierato in piazza del Pantheon a protestare contro "l’occupazione berlusconiana della Rai". Marco Rizzo, capo dei deputati del Pdci, proprio dal palco aveva messo in mezzo Fassino gridando: «Noi non dobbiamo più fare nomi, non dobbiamo più presentare rose che poi si trasformano in crisantemi». E quando la notizia della designazione dell’Annuziata è stata ufficializzata, Rizzo ha commentato gelido: «Quando non si fanno nomi, le cose vanno molto meglio»... Se l’è presa molto il segretario dei Ds, tanto che alla fine Marco Rizzo ha dovuto precisare alle agenzie che «la nomina di Lucia Annunziata alla pesidenza della Rai è frutto di una scelta autonoma dei presidenti di Camera e Senato».
Ma al Botteghino non tutti sono convinti di come è andato a finire questo ulteriore, concitato passaggio della vicenda Rai. «Meglio l’Annunziata che Mieli», dicono a mezzabocca alcuni frequentatori dei piani alti. «Però così Berlusconi e i berlusconiani, che inneggiano alla neopresidente — fanno notare altri — non pagano nessun alto prezzo, come avevamo chiesto». Il segretario, dal canto suo, impone il suo refrain: «Non ho fatto nomi aggiuntivi, non mi è stato fatto alcun nome, non sono stato neanche consultato sui nomi». La sinistra del partito, però, affila le armi: la battaglia sul conflitto di interessi del premier sarà lunga e asprissima. Altro che dialogo.