IL NUOVO SEGRETARIO DEL PD

 

Pierluigi Bersani – supportato da Massimo D’Alema –, a suo tempo ministro dell’Industria e ministro dei Trasporti, ha portato avanti – sempre con D’Alema docet – quella mostruosa svendita (detta «privatizzazione») di aziende e enti di Stato (patrimonio pubblico, pur sotto l’egida statuale), decisa nella riunione sul panfilo reale «Britannia» nel ’92 – e che ho già avuto modo di definire un vero e proprio crimine ai danni del popolo italiano.

Per continuare sul personaggio, Bersani è anche, notoriamente, uomo dell’holding “coop rosse”, nonché della ditta «Hera», costruttrice d inceneritori – e accanito sostenitore degli stessi, tanto che passò alla reprimenda (chiedendo gli interventi di Mastella e della Bindi, allora ministri) nei confronti dell’ordine dei medici emiliani, che ne chiedevano una moratoria. Ma non basta: ha preso fondi – in combutta con Prodi, e sempre D’Alema, etc. – da Callisto Tanzi (si ricorda? Il fallimento della Parmalat …), ha appoggiato la fusione Bnl-Montepaschi (pur senza fondi adeguati da parte di quest’ultimo istituto bancario), sostenendola con l’allora governatore della Banca d’Italia, Fazio, ha parlato con ammirazione del banchiere Fiorani (andato in malora per le scalate finanziarie non legali), ha sostenuto Impregilo, e quindi gli inceneritori e le «grandi opere», nella persona di Marcellino Gavio (e addirittura raccomandò Gavio per un appalto alla provincia di Milano) – ma il Nostro non manca di presentarsi sempre all’annuale convegno riminese di «Comunione e Liberazione» …

Ecco il nuovo segretario del Pd, che ora dovrebbe andare a costruire il «nuovo Ulivo allargato all’Udc», come ha proposto nel suo programma per le «primarie» del Pd stesso, che rinnoverà il partito e che lo porterà a grandi successi.

Per la verità, la tendenza discendente nell’afflusso di elettori “primaristi” – andando da Prodi a Veltroni, fino appunto a Bersani – non si può nascondere: si puntava a 4 milioni di accorrenti a dare il voto (e 2 €), lo stesso D’Alema, per fare il prudente, puntava a 3 milioni e mezzo, e invece siamo sui 2 milioni e mezzo.

La cifra è sempre ragguardevole per una pagliaccesca rappresentazione come le «primarie», con tanto di candidati capaci di attrarre voti ex Margherita come Franceschini, e con Marino posto lí (che lo sappia o meno) per raccattare i voti degli scontenti di Bersani e Franceschini – e di persone un po’ fuori e un po’ dentro il Pd, che non sanno imparare dall’esperienza e continuano stolidamente a farsi illusioni (perciò è senz’altro bene e giusto che continuino a venire ingannate).

Cifra sempre ragguardevole, che ben indica le permanenti capacità di imbrogliare i subordinati – come del resto avviene sul versante della destra e centrodestra –, fornendo speranze pur del tutto esili e inconsistenti, basandosi sull’accecamento di ogni memoria, esaltando il “menopeggismo” diffuso e istillato fra la “gente”. Però è, comunque, una cifra che indica un calo.

Tuttavia, si continuerà con il collante dell’antiberlusconismo – sí, ma “non troppo” –, con un programma già in partenza antipopolare (ben personificato precisamente da questo nuovo segretario del Pd), con la servile subalternità del centrosinistra agli Usa (di cui non si parla, e che non toglie di proclamare la volontà di pace e di andare alla marcia di Assisi) – e con un numero, pur in riduzione, di sistemati, interessati a mantenere o a ottenere una sistemazione, di esponenti di intrecci con affari e centri affaristici, di altri “in lista d’attesa”, di tifosi, militanti e babbei vari, e una massa di inguaribili illusi, autoillusi, volontari dell’inganno e autoinganno. E con i “sinistri” che, quali «mosche cocchiere», cercheranno a ogni modo un “dialogo costruttivo” con il Pd, immagineranno di giocare sull’alleato scomodo (presunto) dell’Idv, faranno critiche e lanceranno contumelie varie, ma faranno da supporto.

Che Bersani con il Pd & Co. possa battere Berlusconi & Co. è tutt’altro discorso – e se, anche nel caso attualmente del tutto improbabile, ci riuscisse, sarebbe poi meglio di Berlusconi e quell’altra banda? Domanda retorica.

 

Mario Monforte