consigliare di Marghera un incontro con le istituzioni locali rappresentate da Renato Pancera, Gianfranco Bettin ed Ezio da Villa relativo al progetto di ampliamento dell’impianto di stoccaggio ed incenerimento di rifiuti tossico-nocivi. In questa occasione è stato illustrato quanto sta succedendo sotto il nostro naso senza che ci sia dato a sapere nulla.

In estrema sintesi la Regione Veneto, a seguito di un errore di valutazione nel calcolo del Project Financing riguardante l’impianto di depurazione acque di Fusina (vedere: Progetto Integrato Fusina (P.i.f.) - Marghera), rischia di rimetterci 9,5 milioni di euro perché nel calcolo dei ricavi derivanti dal trattamento acque non ha tenuto conto che molte attività industriali nell’ultimo periodo hanno chiuso i battenti e quindi non possono conferire guadagni all’impianto di depurazione.

Per ovviare al mancato incasso decide di autorizzare e deliberare una variante all’inceneritore SG31 del petrolchimico destinandolo al trattamento di rifiuti tossico nocivi provenienti da tutta Italia (ora possono essere trattati solo quelli prodotti localmente) incrementando il processo di trattamento e portandolo dalle attuali 55.000 tonnellate fino a 200.000 tonnellate, e destinando contestualmente l’area attigua allo stoccaggio di 1.700.000 litri di rifiuti tossico nocivi di varia natura (la lista delle tipologie è pressoché infinita).

Inoltre per il transito dei rifiuti sono previsti circa 16.000 autobotti in più al’anno (circa 65 in più per ogni giorno lavorativo)

Come sempre accade solo in Italia, tutto l’iter del progetto si è svolto in assoluto silenzio, e non solo, per assicurarsi che non potessero trapelare notizie è stato stipulato un accordo di segretezza tra le parti (Regione Veneto S.I.F.A ed STE che è il soggetto direttamente interessato all’attuazione dell’impianto) , ciò ha fatto si che si arrivasse sino ai giorni nostri senza sapere quasi nulla di ciò che stava succedendo.

La volta precedente in cui si parlò di Patto di segretezza a Porto Marghera fummo invasi dal CVM, e non occorre ricordare quanti padri, fratelli o sorelle siano deceduti a seguito di malattie contratte durante l’utilizzo di tale sostanza.

La chicca: questo tipo di opere, proprio per la loro natura impattante a livello ambientale, sono soggette al V.I.A. (procedura di valutazione di impatto ambientale), ma i tecnici preposti a tale valutazione sono proprio dei tecnici regionali e questo comporta un evidente conflitto d’interessi ed è quindi plausibile ipotizzare che non vi saranno grossi ostacoli sulla strada del nuovo inceneritore.

Sono evidentemente compromessi tutti gli abitanti di Venezia ed entroterra, Marghera, Mestre, Campalto, Oriago, Mira e zone limitrofe. La cittadinanza si sta mobilitando per opporsi a questo progetto scellerato, e si è attivata per una petizione tramite la raccolta di firme.