21 Febbraio 2003, Dossier del Ministero delle attività produttive (6 mesi prima della guerra) scritto da Giuseppe Cassano: "Esiste un’elevata possibilità che Saddam venga rovesciato da un’azione militare guidata dagli USA"

Il dossier spiega anche che Saddam aveva preso accordi per lo spartimento dei giacimenti di petrolio in Iraq tra Russia, Francia e Cina per evitare che le tre nazioni votassero a favore di un intervento militare contro l’Iraq (in pratica una sorta di assicurazione) ma si legge che gli USA avrebbero garantito a queste tre nazioni gli stessi accordi anche nel dopo Saddam. Cassano scrive "Forse anche l’Italia potrebbe giocare la stessa carta per le iniziative dell’Eni a proposito dei giacimenti di Halfaya e Nassiriya." tutto questo 6 mesi prima della guerra.

QUESTO ACCORDO IN QUALCHE MODO GLI STATI UNITI DOVEVANO FARLO SALTARE E PER COMINCIARE AVRANNO BEN PENSATO AD UN ATTENTATO... DICIAMO CHE NE HANNO PENSATI TANTI A COMINCIARE DALL’11 SETTEMBRE PER LE DUE TORRI. POI CON AL ZARQAWI HANNO PROVATO A FAR SALTARE QUELLO DELL’ENI.

ED ECCOLO IL DOSSIER INVIATO DA GIUSEPPE CASSANO AL MINISTERO DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE ... RICORDIAMO SEI MESI PRIMA CHE COMINCIASSE IL TUTTO :

Giuseppe Cassano, docente di statistica economica all'università di Teramo. Un dossier nel quale si conferma che non si doveva lasciare scappare l'occasione e in caso di guerra di realizzare la nostra postazione a Nassiriya, "se non vogliamo perdere - scriveva Cassano - un affare di 300 miliardi di dollari".

Non è un documento segreto (anche se, ovviamente, ne era stato fatto un uso interno) e vi si dimostra la "convenienza" per l'Italia di partecipare alle operazioni in Iraq

PREMESSA :

QUESTO E’ QUANTO SCRIVE IL DOCENTE - SOTTOLINEO in blu QUELLO CHE E’ PIU’ SCONVOLGENTE - SEMPLICEMENTE PERCHE’ QUESTE SOTTOLINEATURE ERANO RIPORTATE NELLE FOTOCOPIE DEL DOSSIER E NON SONO AFFATTO CASUALI.

Esiste una elevata possibilita’ che entro la meta’ dell’anno venga rovesciato da un’azione militare guidata dagli USA il regime di Saddam Hussein per riportare la democrazia nel paese e quindi un’apertura della comunita’ internazionale verso l’Iraq. E’ probabile che l’abolizione delle sanzioni e la fine dell’ embargo vengano seguite dal varo, da parte dei paesi del Golfo e dei paesi occidentali, di un grande programma di ricostruzione e ammodernamento dell’Iraq, sia per alleviare i disagi della popolazione, stremata da 20 anni di sofferenze e difficolta’ economiche, sia per permettere al paese di ottenere, tramite l’esportazione di greggio in quantita’ finalmente adeguate, con mezzi finanziari per procedere autonomamente al definitivo risanamento dell’economia.

E’ anche probabile che l’OPEC al fine di stabilizzare il risanamento dell’aerea, accetti di far recuperare all’Iraq, in termini di produzione di greggio, parte delle grandi quantita’ non prodotte negli anni della sanzione ( nel 1990 anno dell’invasione irachena del Kuwait, la quota OPEC del paese era di 3,14 milioni di barili /g , quantita’ di cui l’Iraq e’ rimasto lontanissimo fin da quell’anno )

E’ infine probabile che il problema del gigantesco debito estero dell’Iraq, venga valutato con benevolenza e si concordi una lunga moratoria; anche per le riparazioni per danni di guerra richieste da parte del Kuwait. E’ possibile che siano cancellate o sensibilmente ridotte. Le richieste iraniane di riparazione dei danni di guerra, rimaranno in essere ma senza alcuna possibilita’ di venire accolte.

QUINDI ANCORA PRIMA DELLA GUERRA ERA STATO TUTTO STABILITO - PROGRAMMATO E NON SOLO ... QUASI PROGETTATO - COMPRESO L’ODIO NEI CONFRONTI DELL’IRAN.

QUESTE DOMANDE GLI SONO STATE POSTE DAL GOVERNO BERLUSCONI ED EGLI DAVA UNA RISPOSTA.

E’ possibile allora che l’Iraq, dopo un eventuale conflitto, torni in termini economici ai livelli che aveva raggiunto in passato e che, potenzialmente, le sue riserve petrolifere potrebbero ancora permettergli ?

Se la precedente domanda ottenesse una risposta positiva, quali sono i dati quantitativi in grado di indicare il potenziale del paese ?

Per fornire una risposta adeguata e’ opportuno muoversi lungo piu’ direttrici :

analizzare i dati relativi ad un periodo precedente da considerare - normale - cioe’ non condizionato, se non marginalmente , dalle guerre e dall’embargo che hanno inciso profondamente sulla situazione economica attuale. Occorre quindi tornare lontani, prima della guerra con l’Iraq o almeno ai primi anni di quel conflitto. L’Iraq attacco’ l’Iran alla fine del 1980. Sarebbe perciò opportuno il ruolo che, economicamente, il paese occupava nel mondo nel periodo 1980 - 1982;

valutare alla luce dei dati piu’ recenti ( 200 - 2002 ) il ritardo che il paese ha accumulato a seguito degli eventi bellici ( guerra con l’Iran e guerra del Golfo ) e delle loro conseguenze ( sanzioni embargo riparazioni per danni di guerra )

sulla base delle risorse potenzialmente utilizzabili del paese stimare se, ed in quanto tempo, si possa colmare il grosso gap ora esistente, tenendo in conto che il possibile recupero sarebbe fortemente condizionato da vari fattori politici, quali ad esempio, la disponibilita’ della comunita’ internazionale a favorire un rapido processo di stabilizzazione attraverso un programma di aiuto e assistenza e ricostruzione e ammodernamento del paese ;

l’accettazione da parte dell’OPEC di un forte incremento della quota irachena , a fine appunto di permettere il finanziamento della ricostruzione del paese ; il consolidamento e il rinvio del rimborso del grande debito estero iracheno ( una parte importante e’ relativa alle riparazioni dei danni di guerra )

CHE FINEZZA - GLI FACCIAMO LA GUERRA GLI RUBIAMO IL PETROLIO - E LORO DEVONO GARANTIRE CHE DOPO AVERGLI ELIMINATO IL DEBITO CHE HANNO NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI PAESI UTILIZZERANNO UNA PARTE DI QUELLA GRAZIA RICEVUTA PER PAGARE LA RICOSTRUZIONE DEL PAESE CHE GLI ABBIAMO BOMBARDATO... QUESTO VUOL DIRE ... ESPORTARE DEMOCRAZIA SOPRATTUTTO SE ALLA RICOSTRUZIONE DELL’IRAQ CI PENSANO GLI OCCIDENTALI.

L’ECONOMIA IRACHENA ALL’INIZIO DELLA GUERRA CON L’IRAN - 1980 - 1988.

L’IRAQ invase L’IRAN all’inizio del settembre 1980. iniziava cosi’ un lungo conflitto conclusosi con il - cessate il fuoco - solo nel 1988. l’IRAQ entro’ in una forte crisi economica a partire dal 1983 che minaccio’ la stessa esistenza del regime e la stabilita’ del partito guida, specie verso la fine dell’anno, quando molti dei piu’ vicini collaboratori del presidente furono allontanati dal potere a seguito di un tentativo di colpo di stato.

Negli ultimi anni il paese aveva utilizzato le risorse petrolifere con sufficiente intelligenza e capacita’ sviluppando le infrastrutture i servizi sociali ( istruzione e sanita’ ) industria e agricoltura e raggiungendo tassi di crescita davvero notevole.

QUINDI NON ERA LA COSI’ DETTA IRAQ BARBONA E POVERA CHE HANNO DIPINTO I PORTATORI DELLA DEMOCRAZIA - A ALLORA PONIAMOCI L’ALTRA DOMANDA... DOVE E’ LA DITTATURA ?

ISTRUZIONE E SANITA’

Su una popolazione di 13 milioni di abitanti nel 1978, ben 170.000 erano gli iscritti alle universita’ e agli istituti di studi avanzati, 12 erano le universita’ quasi tutte istituite nei precedenti 10 anni, 2,6 milioni i ragazzi iscritti alle scuole medie e superiori. Anche la situazione sanitaria era fortemente migliorata ; nel 1980 i medici operanti nel paese erano oltre 7500 , con una piu’ che accettabile proporzione di un medico ogni 1.800 abitanti. Il quadro che emerge in tali dati e’ quello di un paese in fase di importante sviluppo sociale ed economico.

LA CRESCITA’ DEL PAESE

Nei 10 anni precedenti la guerra con l’IRAN i tassi di crescita erano davvero notevoli. L’industria principalmente quella petrolifera, ma non solo essa aveva visto un tasso medio anno di crescita del 13,6 per cento, quella manifatturiera del 14,4 ed anche il settore dei servizi sui 10 anni aveva raggiunto un tasso medio superiore al 10 per cento.

In un paese che era un gigantesco cantiere, l’agricoltura non veniva considerata come priorita’ pur divenendo comunque piu’ moderna e migliorando i termini di produttivita’ ; il tasso di crescita fu in ogni caso in quei 10 anni pari quasi al 2 per cento ( la minore attenzione per l’agricoltura rispetto agli altri settori, insieme con il crescente benessere della popolazione avevano trasformato il paese in importatore netto di prodotti alimentari nel 1983 )

L’IRAQ QUINDI ECONOMICAMENTE ERA IN UNA FASE DI INVIDIABILE SVILUPPO ED ANCHE IN PIENA GUERRA PROCEDEVA VERSO LA CRESCITA - BISOGNEREBBE RICORDARLO AL MINISTRO TREMONTI QUANDO AFFERMA CHE LA NOSTRA ECONOMIA ROTOLAVA PER VIA DEI MOLTI FATTORI TRAGICI COME L’11 SETTEMBRE - LA MOGLIE CHE SI ERA RAFFREDDATA - ECCETERA ECCETERA.

Il settore portante dell’economia irachena era, come e’ oggi, quello del petrolio. Nel periodo in esame la produzione raggiunse il massimo nell’anno immediatamente precedente all’entrata in guerra, il 1979. la guerra con l’IRAN ( 1980 - 1988 ) ha avuto conseguenze pesanti sull’estrazione del petrolio. Solo negli ultimi anni di conflitto, come si evince dalla seguente tabella, l’estrazione petrolio e’ tornata a livelli prebellici ( es. 2,84 milioni di barile/g. Nel 1989 ) , anche se non ai massimi prima toccati. Poi l’operazione DESERT STORM del 1991 ha interrotto il recupero in atto.

TABELLA 2 PRODUZIONE ED ESPORTAZIONE DI PETROLIO ( IN MLN DI BARILI /G )

1974 - 1,97 1975 - 2,26 1976 - 2,41 1977 - 2,34 1978 - 2,56 1979 - produzione 3,47 esportazione 2,27 - 1981 produzione 0,89 esportazione 0,74 1982 - produzione 1,01 esportazione 0,81 1983 produzione 1,09 esportazione 0,72 1984 produzione 1,22 esportazione 0,86 1985 produzione 1m40 esportazione 1,39 1986 produzione 1,69 esportazione 1,39 1987 produzione 2,08 esportazione 1,78 1988 produzione 2,65 esportazione 2,35 1989 produzione 2,84 esportazione 2,54 1999 esportazione 1,69 esportazione 1,39 1990 produzione 0,30.

FONTE EIU DA OPEC ANNUAL STATISTIC BULLETIN.

Il paese si era anche dotato di una crescente capacita’ di raffinazione, raggiungendo nel 1981 capacita’ produttiva, tra l’altro quasi interamente utilizzata, di oltre 8 milioni di tonnellate. Capacita’ di raffinazione che fu seriamente ridotta a causa dei bombardamenti iraniani e torno’ a crescere quando la maggior raffineria del paese, SALAHEDDIN inizio’ la produzione nel 1983.

TABELLA 3 - CONSUMI INTERNI DI PRODOTTI RAFFINATI

1984 - 234,2 milioni di barli al giorno - 1985 - 256,0 milioni di barili al giorno - 1986 - 272,9 milioni di barili al giorno - 1988 - 300,0 milioni di barili al giorno - 1989 300,0 - milioni di barili al giorno.

FONTE EIU DA OPEC ANNUAL STATISTIC BULLETIN.

L’INDUSTRIA

Tra le tante attivita’ industriali, un buon rilievo occupavano i settori collegati alla produzione mineraria ( zolfo fosfati rame ) e della chimica. Negli anni immediatamente precedenti il conflitto con L’IRAN il governo aveva varato un imponente piano di industrializzazione ( piano 1976-1980 ) con la collaborazione oltre che dei paesi occidentali e del Giappone, dei paesi dell’Europa orientale. L’obbiettivo era raggiungere l’autosufficienza in molte aree produttive ( abbigliamento - alimentare - bevande - legno - dei materiali di costruzione della prefabbricazione e dell’industria meccanica leggera, di apparecchiature elettriche e della produzione di auto e camion )

Molti di tali impianti furono realizzati, a volte in un secondo tempo, e dimostrarono di essere condotti : una piccola fabbrica di montaggio auto seppe trasformarsi in un grosso impianto per montaggio su grande scala e cosi’ via. La produzione di cemento raggiunse i 10 milioni di tonnellate. Nel 1987 per l’industria pesante si prevedevano grandi investimenti nel settore siderurgico dell’alluminio e costruzioni di riparazioni navali.

Un grande impianto siderurgico fu effettivamente realizzato, insieme con il porto per l’importazione dei minerali a Khor al Zubair, con la collaborazione di interessi francesi. Per lo smaltimento di alluminio ed i cantieri navali non si ando’ oltre la progettazione a causa degli avvenimenti bellici.

I giapponesi fornivano invece collaborazione nello sviluppo delle industrie collegate all’estrazione del petrolio, come il grande impianto di fertilizzanti di Bassora, l’impianto di liquifazione del gas l’unita’ di etilene di Bassora e la raffineria di Zubayr.

L’IRAQ intendeva realizzare una rete di gasdotti nel paese per fini di utilizzo interno esportativi primo importante contratto, compresa una sezione destinata ad approvigionare con gas la centrale termoelettrica di Mussayb, venne assegnato all’Unione Sovietica nel 1986.

La guerra comporto’ la distruzione di alcuni tali impianti, in particolare quelli localizzati nella zona di Bassora e il non completamento di altri ; durante il conflitto i due principali terminali, e l’esportazione nel Golfo Persico furono fortemente danneggiati, limitando cosi’ la capacita’ di esportazione del paese. La guerra del 1991 e le successive sanzioni, la mancanza di pezzi di ricambio e di assistenti hanno poi aggravato la situazione gia’ precaria della struttura industriale irachena.

LE INFRASTRUTTURE

Nel periodo in esame gli investimenti nel settore delle infrastrutture furono molto elevati : agli anni 80 il paese era un grande cantiere con presenti le maggior societa’ di costruzione impiantistiche del mondo, tra cui MOLTE ITALIANE. Fu privilegiato il settore dell’ingegneria civile, con la realizzazione di grandi alberghi e molti edifici per la pubblica amministrazione.

IL SUCCO.

Il piu’ recente grande progetto infrastrutturale e’ consistito nella realizzazione di un grande canale. Iniziato nel 1992 e completato nel 1996, lungo 565 km r chiamato - IL TERZO FIUME - con il compito di drenare alcune zone paludose, permettere l’irrigazione di grande aeree danneggiate dalla salinita’ e consentire la navigazione a grandi chiatte fino a 5000 tonnellate. Dall’IRAQ DEL SUD fino a BAGHDAD.

Tra i progetti di maggiore impatto sono da citare quelli ferroviari relativi al potenziamento e ammodernamento delle linee esistenti o alla realizzazione di nuovi tratti ( tra Baghdad e i confini con la SIRIA e GIORDANIA ; verso la turchia; verso gli STATI DEL GOLFO. Il sistema ferroviario attuale si basa su una rete di oltre 2000 kilometri. Un imponente programma di costruzioni stradali - ( Alcune strade realizzate a fine bellici su una rete hanno raggiunto i quarantamila km; notevole l" Express Highway " tra confine con il Kuwait al sud e il confine siriano a nord, con molti tratti a sei corsie e lunga 1200 64km ), porto e aereo portuali; grandi dighe lungo i fiumi; un grosso potenziamento nella distribuzione ( e produzione di energia elettrica e nel settore delle telecomunicazioni ).

Le centrali elettriche divennero purtroppo tra gli obiettivi preferiti della reazione iraniana, con risultato di una grossa diminuzione della capacità di produzione. Nel 1993 la capacità di generazione era finalmente tornata buoni livelli: circa 9000 MW , con programmi per portarla ben 17.000 MW , per l'anno 2000. Prima dei terribili danni subiti a seguito dell'invasione del Kuwait, l'Iraq aveva in fase di realizzazione quattro centrali termoelettriche: due sarebbero state completate proprio nel 1991, l'anno di DESERT STORM , per una capacità di generazione complessiva di 2460 MW; altre due erano invece nella fase iniziale di realizzazione, per 3200 MW aggiuntivi. Erano anche in fase avanzata programmi per un forte incremento della produzione idroelettrica ( su una capacità potenziale annua stimata pari a 7 miliardi di kW )

La guerra del Golfo comportò il danneggiamento del 90% delle centrali elettriche irachene. Capacita di generazione che nel 1990, come sopra visto era di 9000 MW, scese, nel 1991, a soli 34 MW.

Le NU hanno stimato in 12 miliardi di dollari il costo necessario per riportare alla normalità la capacità di produzione elettrica.

Anche le infrastrutture nel settore delle telecomunicazioni sono state in buona misura distrutte durante la guerra del Golfo. I tentativi di ricreare una rete di telecomunicazioni efficiente sono stati annullati da raids aerei 1998.

In effetti, l'intera rete infrastrutturale irachena ha molto sofferto a causa degli aventi bellici e per la cronaca mancanza di parti di ricambio, ed ora certo costituisce l'oggetto più urgente della ricostruzione.

La breve emunerazione di progetti e di realizzazioni che precede, può comunque fornire indicazioni delle capacità delle grandi potenzialità del paese.

IL COMMERCIO ESTERO E I RAPPORTI CON L'ITALIA

Fine di anni cinquanta il petrolio ha costituito la base del commercio estero in pieno, non solo perché rappresentava l'eloquio delle esportazioni, ma anche benché esso solo poteva generare risorse in grado di finanziare le importazioni, considerate fondamentali per l'accelerato sviluppo che la politica di Saddam Hussein perseguiva, e che precedenti paragrafi hanno illustrato.

L'Italia nel periodo esaminato nel presente capitolo, ha già un ruolo di particolare rilievo, rapporti commerciali con l'IRAQ come il portatore di petrolio e come fornitore di impianti macchinari tecnologici e merci.

Da tabella seguente si lustra con chiarezza ( limitatamente alle esportazioni verso l'IRAQ e ponendo attenzione agli anni 1981 1982) l'importanza dell' Iraq come cliente dei nostri prodotti. Furono 327 milioni di dollari le esportazioni italiane nel 1982 sul totale delle importazioni irachene pari al 8,6% l'Italia quell'anno rappresentò il 3% fornitore dell’ Iraq.

Nella tabella emerge comunque il ruolo primario che l’Iraq era in grado in quegli anni di svolgere nell'ambito del commercio mondiale. Importando beni e servizi per oltre 21 miliardi di dollari, l’Iraq è un grosso importatore in assoluto.

L'importazione totale irachene nei primi anni '80, secondo l'autorevole EIU, furono ancora maggiori di quelle indicate nella tabella 4 del fondo monetario:

1981: 22.386 milioni di dollari

1982: 22.500 milioni di dollari

1982: in 13.452. milioni di dollari

TABELLA 4

IRAQ : IMPORTAZIONI DALL'ITALIA E IMPORTAZIONI TOTALI ; POSIZIONE DELL'ITALIA CON FORNITORE.

1981 le importazioni totali milioni di dollari 20361 importazioni dall'Italia 1475 quota italiana 7,2 posizione italiana come fornitore 4%

1982 le importazione totali milioni di dollari 21134 importazioni dall'Italia 1827 quota italiana 8,6 posizione italiana come fornitore 3%

1983 le importazioni totali milioni di dollari 9928 importazioni dall'Italia 878 quota italiana 8,8 posizione italiana come fornitore 3%

1990 le importazioni totali milioni di dollari 6526 importazioni dall'Italia 293 quota italiana 4,5 posizione italiana come fornitore 6%

1993 le importazioni totali milioni di dollari 524 importazioni dall'Italia 3 quota italiana 0, in posizione italiana come fornitore 19%

1995 le importazioni totali milioni di dollari 665 importazioni dall'Italia 0,24 quota italiana 0,0 posizione italiana come fornitore 26%.

ISTRUZIONE E SANITA'

Nel precedente capitolo è stata sottolineata l'attenzione che, fino all'inizio degli anni '80 il governo aveva prestato nei settori dell'istituzione e della sanità. Il degrado successivo è stata molto forte e si stima che la frequenza scolastica, per tutte le età ( 6 - 23 anni ) , sia scesa dal 67% del 1980 al 50% di 1998 e che l'analfabetismo degli adulti, dal 1970 al 1998, sia passato dal 34% al 54%. Identico degrado di ospedali, molti dei quali danneggiati durante i conflitti, e solo in parte riparati. I limiti del budget non hanno comunque consentito alcun ammodernamento, negli ultimi vent'anni dell'intero sistema sanitario.

LA SITUAZIONE ECONOMICA

La mancanza di dati statistici affidabili sul paese impedisce una precisa analisi della situazione effettiva dell'economia irachena. Esistono come già visto, organismi internazionali o di istituti e di ricerca cui fare riferimento - L'ARAB MONETARY FUND - AMF pubblica in effetti una serie di dati iforniti ad esso dalla IRAQI CENTRAL BANK, ma è consigliabile la loro utilizzazione con molta prudenza, il solo a fine di confronto tra i vari anni e per individuare eventuali tendenze.

Dopo la crisi conseguente alla guerra del Kuwait, l'economia interna ha subito profonde modifiche che, in termini reali, l'hanno ridotta circa un terzo di quanto essa era nel 1980.

Benché il governo abbia provveduto a riparare molte delle infrastrutture di base, esse restano comunque obsolete e bisognosi di adeguamenti essenziali e di ammodernamento.

La produzione d'esportazione di petrolio resta ovviamente la più rilevante attività economica e l'unico mezzo legale di intrattenere rapporti commerciali con il mondo estero.

Il settore agricolo, che nel 1980 rappresentava solo il 7% del Pil, già già nel 1989 era salito al 15%. La stima per il 1999 lo porta al 29%. Così il paese, che trascurava intenzionalmente il settore agricolo ( quarto capitolo ) lanciato com'era verso il futuro di potenza industriale, ha assunto ora il collocamento statistico tipico di ogni paese poco sviluppato.

Il PIL ovviamente costituisce il migliore indicatore della situazione economica del paese: nella tabella vengono riportati dati stimati dall ' EIU.

È anche significativa la corda che le esportazioni italiane verso L'Iraq rappresentavano sul totale di esportazioni italiane: ben l'1,79% e il 2,25% nella 1982 v. tabella seguente:

1981 verso Iraq 1536,80 in complesso 86039,7 Iraq e complesso 1,79

1982 verso Iraq 2234,91 in complesso 99230,9 Iraq e complesso 2,25

1983 verso Iraq 1194,59 in complesso 110530,11 Iraq e complesso 1,08

Fronte ISTAT statistica annuale del commercio con l'estero.

Ovviamente anche l'Italia rappresentava per L'IRAQ un ottimo cliente; gli acquisti italiani sfioravano infatti il 10% delle importazioni italiane di petrolio v. tabella 6

Tabella 6 importazioni italiane di oli greggi di petrolio in miliardi di lire

1981 da Iraq 2415,25 in complesso 25276,8 Iraq complesso 9, 56

1982 da Iraq 2056,75 in complesso 25508,9 Iraq complesso 8, 06

1983 da Iraq 1664,93 in complesso 24143,1 Iraq complesso 6,90

L’Iraq " stabilizzato " potra’ tornare a rappresentare per l'Italia un partner commerciale fondamentale come già passato?

Cercheremo nel seguito di valutarne la probabilità.

L'ECONOMIA IRACHENA NEL PERDIODO DELLE SANZIONI 1991 - 2002

L'effetto congiunto dei due conflitti dell'embargo, ha portato indietro il livello di sviluppo economico del paese, secondo alcuni osservatori, di almeno vent'anni. Il livello di benessere e la popolazione, il tenore di vita, è probabilmente regredito ancora maggiormente, anche a causa della forte pressione demografica che ha portato il numero di abitanti del paese dai circa 13 mila del 1980 ad oltre 24 mila del 2002.

Tabella 7 andamento del Pil prezzi correnti

1997 Pil totale miliardi di dollari 15,3 Pil pro capite dollari 725

1998 Pil totale miliardi di dollari 18,1 Pil pro capite dollari 832

1999 Pil totale miliardi di dollari 23,7 Pil pro capite dollari 1062

2000 Pil totale miliardi di dollari 21,8 Pil pro capite dollari 1385

2001 Pil totale miliardi di dollari 27,9 Pil pro capite dollari 1184

Fonte EIU

Il grado del 2000, che pure quello prelevato del quinquennio, è sensibilmente inferiore al valore del 1980 v. tabella 1; i dati pro capite rivelano un calo ancora più marcato, che raggiunse un livello pari a un terzo o alla metà di quello di vent'anni prima.

La produzione di petrolio

I dati statistici relegati alla produzione di petrolio, in Iraq, sono fortemente correlati con quelli relativi all'andamento delle esportazioni ( ed anche, come già visto, con quella delle importazioni ) : dalla tabella 4 possiamo perciò arguire che le sanzioni delle NU hanno avuto fortissimo impatto su tutti i fenomeni, praticamente bloccandoli. Le importazioni irachene nel 1995 furono infatti irrisorie (soltanto 685 milioni di dollari ) a seguito della pratica impossibilità d'esportazione di greggio.

E IN QUESTE RIGHE SOTTO RIPORTATE SI EVINCE COME I PAESI EUROPEI FREGAVANO L’EMBARGO DEGLI STATI UNITI.

A partire dal 1996, però, per ragioni fondamentali umanitarie, le NU hanno varato un programma OIL FOR FOOD che ha reso possibile, certe condizioni sotto il coordinamento delle stesse NU ripresa delle esportazioni di petrolio, sia pure nell'ambito di un CEILING definito " 1 miliardo di dollari ogni 90 giorni " . I regali venivano versati su un conto rotativo delle Nazioni Unite a New York, ed utilizzati con la supervisione delle Nazioni Unite, per l'acquisto, di cibo e medicinali: così già nel 1999 la produzione di petrolio poté risalire, assestandosi a 1,15 milioni di barile greggio. V. tabella seguente.

Successivamente, nel 1999, il "tetto" è stato abolito e l’Iraq da allora, ha pertanto la possibilità di esportare petrolio senza limitazioni quantitative precostituite, anche se i - regali - vengono sempre versati sul conto rotativo, a partire dalla fine del 2000, inoltre, l'Iraq ha richiesto agli acquirenti corresponsione di una parte del "sovrapprezzo", da versare separatamente, in modo da ottenere risorse al di fuori del controllo delle Nazioni Unite: sembra che molti acquirenti abbiano effettivamente corrisposto direttamente agli iracheni, la quota aggiuntiva "inizialmente pari circa 25 30 centesimi di dollaro al barile" oggi a causa dell'azione di contrasto delle Nazioni Unite è scesa circa dieci 15 centesimi.

A seguito degli avvenimenti, negli ultimi anni la ripresa delle esportazioni di greggio della estrazione, è stata consistente: la seguente tabella dimostra come si è tornati quasi ai livelli dell'inizio degli anni '80 tabella 2 prima dell'invasione da parte dell’ Iraq. Da notare che la produzione irachena nel 2001 di, 2 milioni di barile rappresenta il 3,1% della produzione mondiale dell'anno, che è stata di 75 milioni di barili greggio.

Tabella 8 produzione d'esportazione di petrolio in miliardi di barile al giorno

Dal 1976 al 1980 produzione 2,69 esportazioni 2,50

del 1981 al 1986 produzione 1,26 esportazione 0,96

1995 produzione 0,55 esportazione 0,25

1996 produzione 0,58 esportazione 0,27

1997 produzione 1,15 esportazione 0,84

1998 produzione 2,11 esportazione 1,79

1999 produzione 2,52 esportazione 2,24

2001 produzione 2,36 esportazioni 2,03

2001 quarto trimestre 2,53

Fonte oil market report

Il buon andamento delle stazioni di petrolio è derivato anche dalla particolare abilità che il paese ha dimostrato nella gestione di un importante programma di contrabbando di petrolio, aggirando le sanzioni delle Nazioni Unite, normalmente ricorrendo a frotte di camion Cisterna e con l'ovvia complicità dei paesi vicino. Le stime indicano in cerca 250000 + 300000 di barili di greggio contrabbandati. I paesi che riportano nel 2001 petroliere dall’Iraq non sono paradossalmente gli Stati Uniti ma nell'ordine Giordania, Francia, Italia.

GLI SCAMBI CON L'ESTERO ED I RAPPORTI CON L'ITALIA

I dati sulle importazioni di beni e servizi da parte dell’Iraq sono nella tabella seguente, nella quale vengono riportate le esportazioni italiane verso il paese. Purtroppo sulle importazioni totali dall' Iraq i dati sono fortemente discordanti a seconda delle tabelle considerate: nella tabella, pertanto, in seconda colonna sono riportate le stime FMI-DOTS e in colonna le stime dell'EIU. La tabella riporta anche i dati Istat sulle esportazioni italiane verso l'estero.

Se fossero corretti i dati FMI-DOTS l'Italia avrebbe già oggi il suo ruolo di importante fornitore dell’ Iraq , con quote del 9- 10% sul totale importato da Baghdad.

Nel caso è invece corretta la stima dell'EIU, l'Italia con una coda del 3,2% sul totale importato dall'IRAQ nel 2001, si vedrebbe scavalcare, rispetto al passato, da altri paesi: ciò dovrebbe comporre un maggiore impegno da parte delle imprese, ma ancor di più delle istituzioni deputate, perché si ristabilisca un migliore equilibrio tra le importazioni italiane di petrolio iracheno di nuovo in crescita.

TABELLA NUMERO NOVE

Iraq importazioni totali; importazioni di esportazioni da e verso l'Italia, quota italiana sulle importazioni totali e tiene stime FMI

1995 importazioni totali in milioni di dollari 665 importazioni da Italia 0,24 quota italiana 0,0 export verso Italia 0,05

1998 importazioni totali in milioni di dollari 1808 importazioni totali 3991 importazioni dell'Italia 42 coda di Arianna 2,3 export verso Italia 400

2000 importazioni totali in milioni di dollari 2745 importazioni totali 11153 importazioni da Italia 262 quota italiana 9,5 export verso Italia 1520

2001 importazioni totali in milioni di dollari 3573 importazioni totali 11000 importazioni da Italia 359 quota italiana 10,1 export verso Italia 552.

Confrontando le tabelle 4.09 emerge chiaramente il calo di quasi il 65% che le importazioni irachene hanno subito a causa del conflitto con L'IRAN v. dati 1981 e 1987, alla ripresa dopo la tregua raggiunta v. dato 1989 ed il nuovo drammatico crollo, che inizia nel 1990 anno dell'invasione del Kuwait, si prolunga per tutta la durata delle sanzioni durante le quali l'export irachena quasi si annulla, almeno fino al varo del programma OIL FOR FOOD del 1996. Successivamente, il rallentarsi delle sanzioni le esportazioni hanno una discreta ripresa, anche se i livelli del 1980 sono ancora molto lontani.

Naturalmente il periodo trascorso tre due picchi è stato drammatico per l'economia irachena squassata dai due conflitti e dalle pesanti fasi dell'embargo: per cui, per quanto riguarda l'Italia, essere il quarto fornitore DELL'IRAQ oggi significa esportare merci servizi per 359 milioni di dollari ( dato 2001 ).

( superati nel 1982: l'Italia esporta beni e servizi per 182 milioni di dollari raggiungendo il terzo posto tra i fornitori Iraq ).

I paesi che precedono l'Italia, in termini di esportazione verso l’Iraq , sono nell'ordine Francia, Australia, e Cina continentale.

Germania, Giappone e Russia per ora inseguono l'Italia, ma si muovano veloci Giappone, Russia Francia stanno tra l'altro procedendo alla sottoscrizione di interessanti accordi economici che sembra che gli Usa si impegnerebbero a rispettare nell'eventuale " dopo Saddam ", sempre che detti paesi non creino ostacoli alla stabilizzazione.

Analizzando la composizione merceologica delle esportazioni italiane in Iraq del 2000 e 2001 è da notare bene il 90% è costituito da:

Macchinari

autoveicoli

apparecchi elettrici.

Il debito esterno le riparazioni.

Prima della guerra con l'Iran, l'Iraq dal principio non accettava prestiti o finanziamenti esterni. Dopo il 1981, i pesanti danni subiti in conseguenza della guerra voluta con l'Iran, il paese fu invece costretto a ricorrere a prestiti esterni in misura massiccia, principalmente con l'Arabia Saudita, Kuwait e, più tardi con gli emirati, per un valore totale di 35 miliardi di dollari, inoltre Arabia e Kuwait accettarono di vendere annualmente, dal 1983 al 1988, più di 15 milioni di tonnellate del loro petrolio per conto dell’Iraq, i cui ricavi venivano ceduti all’ Iraq in guerra.

Baghdad con l'arroganza che caratterizza quel regime, ha sempre considerato una parte consistente di tali prestiti come doni e non ha mai avuto intenzione di restituire quanto ricevuto, ritiene che esistesse anche questa componente tra le cause dell'attacco al Kuwait dell'agosto 1990.

Altri debiti furono sottoscritti con l'unione sovietica, a fronte di fornire assistenza militare e con numerosi altri paesi, non solo membri dell'OECD, come Giappone, Francia, Germania ovest, anche con l'India e Brasile. La situazione del debito lordo è alla fine del 1990, ( non includendo quelli sulla città di con i paesi del Golfo ) ammontava, secondo l'OECD, a 22,8 miliardi di dollari con un servizio sul debito ammontante annualmente ad, 8 miliardi di dollari.

Non avendo direttamente provveduto da allora a versare interessi, si stima che il debito estero abbia raggiunto alla fine del 2001 l'ammontare di 62 miliardi di dollari, di cui circa venti di interessi. Esistono seri dubbi e dettagli sui debiti.

A tali debiti si aggiungono le richieste di liberazione dei danni di guerra che raggiungono miliardi di dollari.

Nell'ambito dell'utilizzo di una quota dei ricavi del programma oil-for-food , le Nazioni Unite avevano provveduto, fino a giugno 2002, al rimborso di quasi 7 milioni di dollari a persone a titolo di danni di guerra.

È ovvio pensare che in caso di sostituzione del regime iracheno, sarà prioritario utilizzare le risorse finanziarie acquisibili con le vendite di greggio, per la ricostruzione del paese della sua stabilizzazione non certo per la restituzione del debito in opere rimborso dei danni di guerra. Per entrambi sara’ necessario provvedere ad una moratoria o addirittura a compensazione di altri paesi o, seppur parzialmente, ha buoni sostanziali e sensibili riduzioni.

LE POTENZIALITA'

Le riserve di petrolio, greggio e minerario.

Le riserve accertate di greggio ammontano a 112,5 miliardi di barili, l'equivalente ad oltre 15 miliardi di tonnellate. Le riserve potenziali superano i 200 miliardi di barile (14 miliardi, secondo le autorità petrolifere irachene ) ponendole saldamente al secondo posto al mondo, con circa al 11% delle riserve delle pianeta dietro la sola Arabia Saudita. Vale la pena sottolineare che nel 1990 la quota OPEC di estrazione assegnata all'IRAQ era di 3,14 milioni di barili di greggio ( circa 157 milioni di tonnellate ).

Le riserve accertate di cassa ammontano ad oltre 3,2100 miliardi di metri cubi, il che pone L’Iraq al decimo posto, con circa il 2,4 delle riserve mondiali.

L’Iraq intendeva realizzare una rete di oleodotti nel paese, a fine di utilizzo interno ed esportazioni. Un primo importante contratto, compresa una sezione destinata al gas e’ la centrale termoelettrica di MUSSAYB, e venne assegnata all'unione sovietica nel 1986. Il cosiddetto progetto gas sud, che mirava alla produzione di 4 milioni di tonnellate annue e 1,5 milioni di tonnellate annue di benzina, e che fu inaugurato nel febbraio 1990, fu fortemente danneggiato dai bombardamenti alleati durante la guerra del Golfo.

Merita ricordare che un terminale per le esportazioni del gas venne realizzato prima della guerra del Golfo a KHOR AL ZUBAIR. Il terminale posto che fino a 50000 metri cubi e cioè in modi che permettono il carico di LPG sulle navi predisposte. Annualmente il terminale non è in funzione ( potrebbe divenire funzionante con interventi non importanti ).

Il paese anche ricco di risorse minerarie, in particolare fossati di zolfo. I beni sono estratti da un grande giacimento non lontano dal confine con la Siria e vengono utilizzati dalla produzione di fertilizzanti nell'impianto di AL-QAIM, che fa parte a sua volta di un programma di un grande polo chimico nazionale e le riserve sono valutate pare 10 miliardi di tonnellate. I depositi sono i tre maggiori al mondo localizzati a MISHRAT, vicino MOSSUL. Diverse società occidentali hanno collaborato tecnicamente ai fini dello sfruttamento minerario e, a valle, di quello chimico industriale.

Linee ferroviarie sono state realizzate tra le miniere di fossati di zolfo e gli impianti chimici che trattano e per favorirne le esportazione. Inutile sottolineare che anche tali risorse e il loro utilizzo industriale hanno molto sofferto a causa degli avvenimenti bellici e del successivo embargo.

PASSAGGIO FONDAMENTALE - ECCO GLI ACCORDI PER L'INVESTIMENTO NEL SETTORE PETROLIFERO.

L'Iraq che ha stabilito una serie di accordi commerciali con tre paesi del consiglio di sicurezza ( evidentemente come una sorta di assicurazione contro i più severi provvedimenti da parte delle nazioni unite ) Russia ( tramite la LUKOIL ), Francia ( TOTALFINA ) e Cina (ONP ), per investimenti nel settore dell'industria petrolifera. Con la Russia, inoltre, è stato raggiunto un accordo, bilaterale di ben 40 miliardi di dollari per impianti nel settore degli idrocarburi, dei trasporti e delle comunicazioni.

Non è detto però che il sistema di difesa, messo in essere dall'IRAQ riesca effettivamente a funzionare, perché la contromossa americana sembra consista nel garantire il mantenimento degli accordi sottoscritti, anche nel caso di un " dopo Saddam ". Con tale sistema la " polizza " cambierebbe di beneficiario. Non più Iraq di Saddam, ma gli accordi tra le imprese di tre paesi. Forse anche l'Italia potrebbe giocare la stessa carta delle iniziative dell'Eni, circa i giacimenti di HALFAYA E NASSIRIYA.

È comunque opportuno fornire alcuni dettagli sull'Italia che rivelano la capacità di adattarsi alle diverse condizioni del contesto esterno.

Negli ultimi 2- 3 anni, il governo ha cercato, con i lucrosi contatti sopra menzionati, di riuscire con investimenti esteri ad evitare le limitazioni che gli derivano dalle sanzioni e dalla scarsità di mezzi finanziari, offrendo possibilità di sviluppare giacimenti già noti o di esplorarne di nuovi. Così dalla prima volta da quando il settore è stato nazionalizzato, il governo iracheno ha dimostrato di saper modificare la sua tradizionale politica, accettando, come non si era mai verificato in passato, contratti di PRODUCTION-SHARING anche per i giacimenti già esplorati. Stime attendibili fanno ascendere a 30 miliardi di dollari il costo di ammodernamento potenziamento del settore. Contratti di circa 12 miliardi di dollari sarebbero pervenuti dall'estero. Con le società russe nel 1997 fu firmato un accordo per sviluppare il giacimento di WEST QURNA. Con i cinesi, nel 1998, per lo sviluppo del giacimento di AL-AHDAB, nell’Iraq del sud MAJNOON E NAHR UMR.

In effetti nessuno di questi contratti è stato onorato dalle società di tre paesi, con ovvio disappunto iracheno. Non saranno, evidentemente, nel dopo Saddam!

L'IPOTESI DELLA DISTRUZIONE DEI POZZI...aveva e avevano calcolato tutto altro che intervento umanitario.

Naturalmente esiste il rischio che, il caso del scacco, Saddam decida di distruggere pozzi, come già fatto in Kuwait. Nel 1990 l'amministrazione americana aveva preso in esame la possibilità della reazione irachena che avrebbe anche potuto comportare la distruzione dei pozzi. Lo scenario peggiore prevedeva però la distruzione di un centinaio di pozzi. Nessuno aveva previsto che Saddam decidesse di distruggere radicalmente la totalità dei pozzi, oltre 700 causando il maggior disastro ambientale prodotto dall'uomo. Le società specializzate americane si organizzarono però con rapidità. Nello spegnimento di un pozzo all'inizio dell'intervento erano necessari 12 o 20 giorni, alla fine una sola giornata di lavoro era sufficiente. E le stesse società, nei decenni trascorsi hanno fortemente migliorato le loro tecnologie. Il costo del Kuwait di 2 miliardi di dollari contro i miliardi di dollari che sono stati spesi nella ricostruzione.

Oltre 70 per cento dei pozzi petroliferi iracheni sono distribuiti di sull'itero territorio; i danni complessivi sarebbero molto grandi e, data la dimensione del paese, un certo tempo sarebbe comunque necessario specie nell'organizzazione logistica delle società di intervento ( trasporto di macchinari . Nel 1991 in Kuwait ne vennero spediti ben 7500 in quasi tre mesi Usa ) oltre che per le operazioni spegnimento vero e proprio. In Iraq i tecnici americani in una visione soltanto tecnica di crisi potrebbero intervenire in circa tre mesi, forse quattro. Ed anche un costo potenziale di 3,4 miliardi di dollari può vedersi ammortizzato da un solo mese di esportazione a regime.

Circa inoltre le possibili conseguenze del blocco della produzione sul mercato mondiale del greggio sul livello dei prezzi, nel caso la produzione piena si interrompesse in periodicità con l'attuale ( 2002 ) il livello di produzione, verrebbero a mancare sul mercato solo 1,7-1,8 milioni di barili facilmente e rapidamente sostituibili ) almeno, naturalmente, che la crisi non arrivi ad altri paesi; ipotesi che sembra realistica.

PRIMA BOMBARDIAMO POI RICOSTRUIAMO.

I’Iraq del dopo Saddam dovrà essere in gran misura ricostruito e ammodernato. Verrà varato il grande programma di assistenza e aiuto mai realizzato dopo il piano MARCHAL. Le possibilita’ di lavoro e di intervento saranno numerosissime come peraltro saranno numerose le imprese di tutto il mondo che verranno e vorranno partecipare: questa volta, rispetto a quanto avvenuto in Kuwait 11 anni fa, ci saranno anche quelle specializzate nel ripristino di carri e di infrastrutture generali, parteciperanno a commesse per oltre 200 miliardi di dollari. Verranno favorite le imprese americane e inglesi per ovvie ragioni. ma anche società italiane e di altri paesi occidentali.

L’Iraq è molto più ampio del Kuwait e il settore, è rimasto tecnologicamente immobile per vent'anni: l'opera di UPDATING e ammodernamento durerà per molti anni, spingerà il paese probabilmente ben più di quanto si sia verificato nel Kuwait, ad allacciare e stabilire rapporti economici di collaborazione, anche dopo la fase della " prima " ricostruzione, la quale deve comunque essere la più rapida possibile e dedicata fondamentalmente alla ripristino di capacità di estrazione del greggio e di quanto collegato per facilitarne il flusso esportativo.

Ciò vuol dire che nella ricostruzione del paese si seguiranno due fasi, " emergenze " immediate alla popolazione e per accelerare l'utilizzo massimo delle risorse del paese: il petrolio. L'altra di medio periodo, che sarà volta allo sviluppo economico e sociale del paese, coltivando, tra l'altro la sua " vocazione " industriale. La spesa totale sarà certo più elevata che per il Kuwait probabilmente non meno di 300 miliardi di dollari, distribuiti su almeno 10-12 anni. Una grande occasione di lavoro...

Per un paese come l'Italia che, nell'interscambio commerciale e nella collaborazione tecnica e tecnologica, è tradizionalmente sempre stato ai primi posti in termini di partnership con L'IRAQ, la seconda fase, aperta anche alle aziende manifatturiere, potrebbe essere ancora più interessante della prima, anche se le nostre imprese non perderanno certamente l'opportunità di essere presenti fin dall'inizio. Naturalmente se le istituzioni nazionali della diplomazia economica svolgerà nel loro ruolo in modo adeguato.

I TEMPI DELLA NORMALIZZAZIONE PRODUTTIVA

Gli effetti combinati di due guerre e le successive sanzioni hanno, come si è visto, fatto ritardare il paese di almeno vent'anni. Anche con l'assistenza e l'aiuto dei paesi sviluppati e l'abbuono dei crediti della rinuncia alle riparazioni per i danni di guerra, saranno necessari anni prima che l'Iraq possa tornare al tenore di vita che aveva negli anni '80, prima del male calcolato attacco all'Iran.

La ripresa delle estrazioni di greggio e delle esportazioni potrà però essere più rapida di quanto si pensi. La capacità produttiva già oggi sfiora i 3 milioni di barili greggi e le previsioni sono per una capacità di 4 milioni di barili greggi entro la fine del corrente anno, - 3,9 barili greggi raggiungibile entro il 2003, sulla base del solo KNOW HOW iracheno, senza cioè alcun intervento della tecnologia occidentale. Pertanto in caso di un forte apporto dall'esterno di capitali e tecnologia, l'Iraq potrebbe raggiungere e superare i 5 milioni di barili greggi di capacità entro il 2004-2005 ( non tenendo naturalmente conto di ritardi dovuti ai possibili danneggiamenti al sistema petrolifero e alle infrastrutture in caso di un nuovo conflitto ). Entro lo stesso periodo sarebbe ovviamente da completare il programma di riparazione e ammodernamento di quelle infrastrutture necessarie per consentire l'esportazione delle quantità estratte.

Entro tre anni, OPEC consentendo ( ed è presumibile che lo consenta ), l'IRAQ potrebbe esportare greggio superiore ai 200 milioni di tonnellate, assicurandosi, a prezzi del petrolio " medi " ( 22-26 dollari per barile ) , un flusso annuo di risorse finanziarie dell'ordine dei 35-40 miliardi di dollari potenzialmente in grado di crescere ulteriormente, entro i due anni successivi in corrispondenza di un aumento della capacità produttiva fino a 6 milioni di barili greggi, fino a valori, in miliardi di dollari, ancora più ingenti. Si tratta di cifre elevatissime: esse spiegano l'interesse vivissimo con cui si segue nel mondo delle imprese ( e dei relativi governi nazionali ) la possibile " rivoluzione " irachena.

È comunque opportuno considerare che tali spinte potrebbero essere ottimiste visto lo stato di scarsa manutenzione degli impianti e il ritardo tecnologico che richiedono previ ed ingenti investimenti. Investimenti che dovrebbero dirigersi contestualmente verso l'ampliamento dell'estrazione, anche con soluzioni tecnologiche più moderne, l'incremento della capacità di raffinazione e l'ammodernamento e duplicazione delle pipelines, il potenziamento delle infrastrutture di trasporto, anche portuali.

Indipendentemente dal fatto che più volte, come abbiamo visto, l'Iraq sia riuscita a superare gravissime difficoltà, mantenendo infatti, o quasi, i potenziali di punta, a danno probabilmente del tenore di vita dei semplici cittadini, è da presumere comunque che molti paesi faranno a gara per poter collaborare al raggiungimento degli obiettivi sopra indicati, disposti anche ad investire direttamente o ad anticipare gli ingenti mezzi finanziari necessari.

Con le immense riserve di petrolio che pongono il paese al secondo posto al mondo, immediatamente dopo l'Arabia Saudita, una volta che esso abbia la possibilità di accedere a gli investimenti esteri ed alle tecnologie più recenti, in un ipotetico tempo post sanzioni, l'IRAQ porterebbe a buon diritto aspirare ad essere, dei paesi produttori di petrolio, quello in grado di trarre, dalle esportazioni di greggio, non solo i regali più previlegiati, ma anche i benefici maggiori, in tema di trasformazione radicale del paese e di sviluppo economico in assoluto.

conclusioni le prospettive per l'italia

L'Italia non dovrebbe a sua volta perdere l'occasione di riprendere con l'IRAQ una partnership che ha permesso, in passato, alle imprese italiane di essere fortemente impegnata nella collaborazione dello sviluppo dell'industria e della rete infrastrutturale del paese e per la fornitura di beni e servizi in quantità cospicue

Se si ipotizza un Iraq nuovamente inserito nel circuito dell'economia mondiale, con esportazioni di petrolio adeguate al ritardo accumulato negli anni dei conflitti dell'embargo, è possibile che esso potrà di nuovo rappresentare una seria economica, che attira sui mercati in tempi relativamente brevi ( tre-quattro anni ) dato anche l'esplicita volontà del mondo sviluppato di varare il grande programma di ricostruzione ed assistenza di cui si è trattato nei precedenti paragrafi.

È comunque da tenere presente che anche tale intervallo temporale, quello della ricostruzione " EMERGENZIALE " della capacità ESTRATTIVA ed ESPORTATIVA del petrolio iracheno e degli interventi tesi ad un immediato miglioramento del tenore di vita della popolazione, non deve certamente essere considerato un periodo di sterile attesa: le aziende dovranno essere in grado di essere presenti ed attive nel paese , nel momento stesso in cui cesserà l'eventuale intervento militare o sarà comunque stata superata la crisi che oggi si enuncia, dovranno essere pronte ad esportare beni e know bow , e di collaborare operativamente alla ricostruzione.

Data la nota convergenza tra il valore dei beni importati e di quelli esportati, l'Italia dovrebbe essere pronta a dirottare una quota importante di acquisti petroliferi da altri paesi si dà privilegiare le importazioni dall'IRAQ. Giova al fine ricordare che l'Italia portava quasi il 10% di greggio dall'Iraq al punto tale che il paese rappresentava un fondamentale mercato per i prodotti italiani ( nel 1981 il 2,25% delle esportazioni italiane erano dirette verso l'Iraq, l’ 1% di un grande paese europeo).

L'obiettivo che governa le istituzioni italiane coinvolte ( MAE,MAP,SACE,SIMEST,) con un'azione di indirizzo e di coordinamento che è essenziale venga messa in essere, è quello di mantenere l'Italia tra i tre quattro migliori fornitori dell'IRAQ anche in futuro e, del pari, le esportazioni italiane mantengano la portata del'8-9% sul totale importato dall'Iraq, quota che l'Italia aveva aggiunto in passato e che sembra avere anche oggi ( vedi tabella 9). Compito non facile, perché rispetto al passato, il numero dei paesi concorrenti è aumentato; esistono vantaggi competitivi della diplomazia economica che dovrà bene utilizzare.

Verificandosi quanto sopra, il mercato iracheno a regime potrebbe valere € 2 miliardi di beni e servizi italiani e esportati annualmente.

Negli anni '80 quando l'Italia dimostrò di poter essere un partner di grande rilievo per l'Iraq, tra gli interventi istituzionali probabilmente decisivi, a favore della promozione della presenza italiana e delle esportazioni di beni e servizi italiani, merita essere ricordato il già citato " consorzio imprese italiane per l'iraq " nato sull'iniziativa congiunta di alcune grandi imprese e degli allora ministeri dell'industria e del commercio estero. Il consorzio funzionava da " sistema paesi ", analizzando in un sistema ordinato le azioni altrimenti isolate delle imprese e permettendo una maggiore finalizzazione e gli interventi di supporto del governo. Potrebbe essere opportuno ripetere l'iniziativa.

IL GRAN FINALE.

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Documento: 20030322 01841 0 e ci veda ci 042 4 sxb

Iraq la mappa del petrolio, fuori usa e Gran Bretagna Ansa. Eni e Repsol trattano NASSIRIYA.

Ansa Roma 22 marzo riserve di petrolio certe e probabili per 130 miliardi di barili, portano l’Iraq al terzo posto per importanza dopo quelle di Arabia Saudita e Russia. Cifre dalle quali sono per ora escluse le grandi compagnie anglo-AMERICANE e che vedono, invece, tra quelle meglio piazzate, la franco-belga TOTALFINAELF. Ma, ovviamente, la guerra potrebbe cambiare questa situazione. L'Eni è in trattative, insieme alla spagnola REPSOL, per il giacimento NASSIRIYA. A fare la mappatura del petrolio IRACHENO è uno studio della ROYAL INSTITUTE AFFAIRS, pubblicata dalla staffetta petrolifera.

Secondo lo studio, che sarà presentato ufficialmente a Roma e energie meeting di giovedì 27 marzo, l'anno scorso l'Iraq ha estratto 2,5 milioni di barili di petrolio, il 2% della produzione mondiale. Ma questa quota potrebbe raddoppiare e arrivare in 5-10 anni fino a 6-7% una volta eliminate le sanzioni ONU e a condizione che si riuscisse a fare investimenti per più di 20 miliardi di dollari. TOTALFINAELF è una delle compagnie più attive nel paese e ha firmato con Baghdad accordi preliminari per lo sfruttamento di giacimenti per un totale di 10 miliardi di barili, in grado di raddoppiare le riserve a disposizione del gruppo. Presente la Russia, ma le sue società hanno avuto problemi, come è successo alla LUKOIL, per la COOPERAZIONE energetica colonna degli Usa. Più avvantaggiata delle compagnie giapponesi e’ il Vietnam, Turchia e Siria. Per quanto riguarda l'Italia lo studio cita il giacimento di NASSIRIYA. Per il quale ha avviato negoziati insieme alla spagnola REPSOL. Ecco la mappatura degli accordi e dei contratti delle diverse compagnie che stanno negoziando per i giacimenti iracheni, con le riserve di ciascuno in miliardi di barili:

GIACIMENTO - MAJNON - RISERVE - 10 - 30 - COMPAGNIA TOTALFINAEL

GIACIMENTO - WEST QURNA PHASE II - RISERVE 15 - LUKOIL-ZARUBESHNEFT - MASHINOIMPORT

GIACIMENTO - NAHR BIN CMAR - RISERVE 6 - COMPAGNIA TOTALFINAELF

NASSIRIYA - RISERVE 1,9 - COMPAGNIA - ENI - RAPSOL

GIACIMENTO - HALFAYA - RISERVE 2,5 - 4,6 - COMPAGNIA - BHP - CNPC - SOUTH KOREAN - KOREAL CONSORTIUM.

GIACIMENTO - RATAWI - RISERVE 1 - 3,1 - COMPAGNIA SHELL/NEXEN/PETRONAS CRESCENT.

GIACIMENTO SUBA-LUHAIS - RISERVE 2,2 - COMPAGNIA - MASHINOIMPORT/SALVENEFT

COMPAGNIA - TUBA - RISERVE - 0,1 - 1,5 - COMPAGNIA ONGE/SONATZAON/RELIANCE PORTAMINA.

GIACIMENTO - GHARAF - RISERVE 1 - COMPAGNIA - TPAO/JAPEX

GIACIMENTO - KHURMALA - RISERVE 1 - COMPAGNIA STROYEXPORT/BOW CANADA.

GIACIMENTO - RAFIDAIN - RISERVE 0,3 - 0,68 - COMPAGNIA DA INDICARE.

GIACIMENTO - AL-AHDAB - RISERVE 0,2 - COMPAGNIA - CNPC

GIACIMENTO - AMARA - RISERVE 0,2-0,48 - COMPAGNIA - PETROVIETNAM.