10 dicembre 2006

giornata internazionale dei diritti umani

 

di claudio giusti

 

Noi abolizionisti siamo spesso accusati di disinteressarci delle vittime e di concentrare la nostra attenzione solo ed esclusivamente sui colpevoli di assassinio. Non vorrei essere frainteso, ma anch’io trovo estremamente irritante questo aspetto della lotta alla pena di morte. Questa enfasi posta sul colpevole mi crea un discreto fastidio e, in qualche caso, anche un certo imbarazzo. Ma questo è un sottoprodotto della pena capitale, perché, se il condannato a morte per cui chiediamo la vita e non la libertà fosse finito in prigione (come del resto succede al 99% dei colpevoli di omicidio), il nostro interesse per lui sarebbe purtroppo nullo. Dico purtroppo perché nessuno pare occuparsi dei 130.000 ergastolani americani: eppure anche fra questi gli innocenti e i casi umani si sprecano.

 

Dall’altra parte più che amore verso Abele i forcaioli mostrano di possedere un odio estremamente selettivo nei confronti di Caino. Periodicamente si alzano gli urli delle loro orde. Periodicamente si chiedono forca, supplizi e castrazioni e si grida allo scandalo quando un omicida esce di prigione. Ma il loro odio è dimolto, ma dimolto selettivo e scompare quando l’assassina è di buona famiglia o lo stupratore è in abito talare. Abbiamo visto i linciatori della domenica stracciarsi le vesti di fronte all’indulto, ma approvare la grazia al poliziotto che ha ucciso Giovanni Pascale. Gli stessi che hanno, a gran voce, chiesto questa grazia ora si sdegnano perché l’assassino del benzinaio Giuseppe Maver non è in prigione

 

Forse Abele è sempre Abele, ma certamente Caino non è sempre Caino.