Cambieresti stile di vita?

Sì lo voglio.

di Andreina De Tomassi

Forse stiamo riuscendo a cambiare la nostra folle rotta. Questo 2006 sarà ricordato come l’Anno Zero, l’anno della svolta. Perché non è uno zero matematico, ma è un piccolo cerchio virtuoso, un’aureola scintillante, come un segnale luminoso che ci indica un nuovo sole per questo nostro Occidente dilaniato e sfinito. Negli anni precedenti avevamo allineato molti zeri: dal tragico Ground Zero, abisso e specchio nero di un’America nevrastenica e guerrafondaia, fino a qualche speranza per il nostro futuro: rifiuti zero, sprechi zero, fame zero, crescita zero. Tutti si affannavano a nominare questo magico zero, a prometterci che sì, ce l’avremmo fatta: presto saremmo usciti da quel circolo vizioso della crescita a tutti i costi. Basta con la tossicodipendenza dal danaro, dallo sviluppo, dallo strapotere dei ricchi sui poveri.“Che cosa deve ancora crescere?”- si chiedeva Serge Latouche – “abbiamo consumato tutto, anche l’immaginario”.

E naturalmente il folto drappello degli ecologisti, dei verdi, dei pacifisti, di chi ama e diffonde il biologico, quelli della “vita lenta”, sorrideva, esultava. Eppure, ancora non poteva bastare. Abbiamo dovuto vedere uragani e tempeste bibliche, desertificazioni repentine, iceberg sprofondare come Titanic, il Rio delle Amazzoni quasi prosciugato, nuove malattie invincibili, milioni di animali immolati a causa nostra, mentre un miliardo di persone continua a morire di fame. E infine, questa pandemia vissuta come la nuova peste, un “castigo divino”. Allora, siamo arrivati alla catarsi finale? Al punto di non ritorno? Eccoci qui, tutti noi naufraghi del 2006, siamo arrivati al punto zero, all’anno zero. Siamo pronti per un nuovo inizio.

E visto che non possiamo e non vogliamo più andare avanti a tutti costi, ripartiamo da zero, cambiamo i nostri stili di vita, come ha proposto il Comune di Venezia, Assessorato all’Ambiente, perché ora può finalmente dipanarsi il tempo della Decrescita Felice. Certo, non saranno i primi, molti li hanno preceduti: qualche anno dopo il boom economico nascevano le prime contestazioni al “Sistema mangia cervelli”, e poi le comuni, gli hyppies, gli elfi, le famiglie di “Consumo Critico”, gli ambientalisti, e chissà quanti altri “idealisti-pragmatici” hanno tentato e tentano tutti i giorni di mettere in atto una strategia privata di sopravvivenza, di “salvarsi” dallo sviluppo.

Ma in Italia, signore e signori, non era mai successo che un Comune, chiedesse ai suoi cittadini se fossero disposti a cambiare stile di vita. Per un po’, per un anno, per vedere se alla fine si potesse dire, sì questa è la strada, forza, possiamo tentarla tutti insieme.

Un Comune, una istituzione pubblica, che decide di far uscire dalle proprie case, dal proprio guscio, più di mille famiglie, come in una grande assemblea democratica, e chiede loro di parlarsi, connettersi, mettersi in rete. Guardatevi intorno, abbiamo bisogno l’uno dell’altro, credeteci, un altro modo di vivere è possibile, proviamo a farlo tutti insieme. L’incredibile è successo. A Venezia. Nella sublime, meravigliosa, intelligente Repubblica veneziana. Più di mille nuclei famigliari, dove “famiglia” sta per gruppo che abita sotto un stesso tetto, e quindi studenti, pensionati, famiglie, ma anche single coabitanti, e impiegati, medici e commesse, per un totale di quasi quattromila persone hanno detto sì, ci stiamo. Vogliamo tentare questa strada della decrescita, dell’attenzione ai consumi, del risparmio, del cambiamento del nostro stile di vita.

E così per un anno, i quattromila volontari della decrescita dolce, hanno controllato le bollette di luce, acque a gas, mese per mese, hanno cercato di capire se la loro “impronta ecologica” fosse leggera o pesante. Quattromila persone, come un paese ritagliato nel paese, un reality life, un mondo parallelo, per un anno a Venezia e dintorni, hanno vissuto diversamente. E’ chiaro che per molte persone che hanno partecipato al progetto del Comune di Venezia,  già sensibili al tema ecologico, non era certo strano comprare biologico, effettuare la selezione dei rifiuti, mettere in atto strategie di risparmio dell’acqua, dell’energia, scegliere la medicina dolce e i cosmetici non testati su animali. Ma immaginate la meraviglia, l’emozione della scoperta, di una famiglia che prima procedeva nel solito ritmo della massa teledipendente, e che un giorno ha detto, no, voglio cambiare, voglio provare. E’ scesa dalla giostra consumistica. Madre, padre e due figli in età scolare hanno aderito al progetto-invito veneziano denominato soavemente: “Cambieresti?” e hanno cominciato a camminare insieme ad altre famiglie su un’altra strada, a volte impervia, quella del cambiamento, che, come ci ha insegnato Weber, parte sempre da noi stessi, da una responsabilità personale.

Chiamiamo la Vianello questa famiglia- simbolo, a cui fare qualche domanda. Allora, com’è andata? “ All’inizio è stato difficile”, ammette il padre, “ non capivamo niente, andavamo alle riunioni, poi allo sportello del Comune, ma era difficile, inusuale. Abbiamo compreso che dovevamo fare uno sforzo in più. Ci siamo riuniti in cucina e ci siamo detti, ci dobbiamo riuscire, teniamo un diario, e mio figlio Giacomo che è al liceo scientifico, ha accettato di buon grado E piano piano ce l’abbiamo fatta. Anche leggendo, informandoci,devo dire che adesso ci dispiacerebbe lasciare questo nuovo ritmo di vita .” “E’ stata come una ventata di aria pura”, aggiunge mamma Vianello, “e alla fine siamo cresciuti tutti insieme”. Anche i ragazzi sono contenti e dicono che ne hanno parlato a scuola e che anche altri loro amici di Mestre ne stanno parlando in famiglia. sarà un allegro contagio?

Ma com’è cominciato esattamente? “Beh, all’inizio abbiamo cambiato tutte le lampadine di casa, mettendo quelle a basso consumo, poi abbiamo messo dei riduttori per il risparmio idrico, aggiunto altri secchi a quello normale della spazzatura, abbiamo eliminato la lavastoviglie, facendo dei turni settimanali per i piatti, perché tanto cambiarla ci sarebbe costato troppo, insomma abbiamo seguito abbastanza fedelmente gli undici punti che c’erano stati proposti.” Qualche difficoltà? “Tantissime: tanto per cominciare viviamo in un condominio quindi certe accortezze di bioarchitettura non le possiamo mettere in atto, la medicina dobbiamo accettare quella della Asl e non possiamo cambiare la testa della pediatra, per l’alimentazione ci pensa mia moglie ma non è sempre facile trovare le cose giuste, adesso vedremo con questo Gas come andrà. Invece alla voce “ turismo responsabile”, i miei figli la scorsa estate sono andati in un campo WWF e io e mia moglie, in treno, siamo andati in un agriturismo a Caorle. E’ stato bellissimo”. Bene, siamo ansiosi di leggere i risultati finali dell’esperimento, ma anche curiosi di leggere il diario di Giacomo che ha per titolo: “Un anno vissuto ecologicamente”.

Adesso, per i lettori di “TuttoBio 2006” che vogliano approfondire questo singolare esperimento, prima di tutto consigliamo di andare a visitare il sito www.cambieresti.net , oppure quello (bellissimo) del Comune di Venezia e poi di leggere qui di seguito le parole di Francesco Musco coordinatore generale di “Cambieresti?”. Diamogli la parola. “Tutto nasce dagli “Impegni di Aalborg”, la cittadina danese che nel ’94 detta le 10 regola del vivere sano e giusto in un’economia solidale, e ancora prima, nel ’92 da Rio e dalla costituzione delle Agende per il 21° secolo. A Venezia, più di anno fa, si pensa al Piano Energetico comunale, si individuano le fonti di spreco, si lancia una campagna per promuovere il risparmio. Paolo Cacciari che era l’assessore all’ambiente, scrive la relazione per la Consulta dell’Ambiente e parla di futuro condiviso, di solidarietà diffusa.

Nasce la nostra Agenda 21, nascono gli sportelli Stilinfo, cioè le informazioni per cambiare gli stili di vita. Ma come dice anche Eliana Caramelli, che è stata una delle anime del progetto, eravamo ancora tutti concentrati sul macro sistema. Dovevamo agire ancora più in profondità, parlare alle persone, individualmente, pensare alla quotidianità casalinga, lì dovevamo intervenire. Formiamo due tavoli di lavoro, ci sono tutti, le aziende municipalizzate e l’Italgas, l’Enel, le Coop, e poi tutte le associazioni ambientaliste, l’Università di Venezia con il suo Laboratorio L’Ombrello,tante cooperative,le associazioni. Un grande entusiasmo. A marzo 2004 lanciamo il progetto, ci aiuta Beppe Grillo con le sue splendide “invettive” civili. Rispondono 1248 nuclei familiari. Siamo travolti. E’ un successo. Organizziamo 49 gruppi di lavoro sul territorio, cerchiamo di mettere tutti in rete, non è facile, molte famiglie non hanno consuetudini elettroniche, non importa, scriviamo lettere, ci mettiamo al telefono.

All’inizio è un impazzimento, si fanno orari allucinanti, come riuscire a tenere “sotto controllo” i consumi domestici, di energia, gas e acqua, mese per mese, e mettere tutto in rete? O monitorare un “comportamento” umano che è quanto di più ineffabile esista? Ma l’entusiasmo nostro e dei cittadini aderenti a “Cambieresti” è talmente frizzante e coinvolgente che alla fine, penso di poter dire che ce l’abbiamo fatta. Abbiamo organizzato anche la Festa di Cambieresti, qualche mese fa, tra l’altro a San Giuliano che una volta era una discarica, oggi è un parco pubblico, un simbolo di come si può modificare la realtà, tutti insieme. Non ho ancora i risultati finali di questo gigantesco esperimento sociale, o progetto di massa, ma so per certo che il sasso nello stagno sta allargando i suoi cerchi. La gente è cambiata, l’amministrazione ha un volto nuovo, e anche i produttori locali e i distributori hanno preso coscienza che un altro “mercato è possibile”. Ci sarà tempo per valutare l’impronta ecologica di 1248 famiglie lungo un anno, intanto “Cambieresti”, sicuramente un impronta l’ha lasciata.”

Allora è arrivato il momento di esportare questo esperimento, lanciare il progetto anche in altri Comuni italiani, perché il contagio felice si diffonda, la contaminazione del buon vivere si allarghi e finalmente si possa rispondere alla domanda “Cambieresti?”, semplicemente con “Sì, lo voglio”.