“LA STAGIONE AMERICANA IN MEDIO ORIENTE E’ PROSSIMA ALLA FINE”
DI MIKE WHITNEY




Non esiste il “caso” nella politica mediorientale. L’assassinio di questa settimana (il 21 novembre scorso, ndt) del Ministro dell’Industria libanese Pierre Gemayel si può comprendere solo nel contesto della lotta in corso tra le forze politiche concorrenti nella regione. Attualmente, in tutto ciò i grandi perdenti sono gli Stati Uniti, a causa della fallimentare campagna in Iraq . La guerra ha seriamente danneggiato l’immagine dell’invincibilità militare americana e ha causato un clamoroso rifiuto della politica di Bush alle elezioni di medio termine. Ora, il paradigma politico in America è cambiato e il ritiro graduale delle truppe americane potrebbe iniziare nel giro di mesi. Inutile dire che questo non è il risultato che i falchi di Washington o di Tel Aviv avevano in mente.

L’assassinio di Gemayel potrebbe essere un tentativo di prevenire l’imminente ritiro delle forze USA ?

Sì.

Lo sforzo americano in Iraq è fallito miseramente. Ha creato un vuoto di sicurezza che è stato riempito ora dalle milizie armate e dai movimenti di resistenza. Il Medio Oriente non è stato così instabile dal 1948. E’ precipitato in uno stato di disgregazione semi-permamente in cui tutti i concorrenti principali stanno combattendo per una più ampia parte di potere regionale. L’assassinio di Gemayel è solo un altro capitolo di questa triste lotta per il potere. Essa pone fortemente il Libano nel mirino delle armi dei rivali regionali e aumenta la probabilità di un’altra guerra civile.

In tutta franchezza, sembra che Israele sia il solo stato che tragga benefici da un Libano destabilizzato. In effetti, l’omicidio potrebbe essere visto come un’estensione della guerra di 34 giorni che ha ucciso 1300 libanesi e ha distrutto gran parte delle infrastrutture del Paese. Dal punto di vista di Tel Aviv, un Libano nel caos indebolisce “il fianco occidentale dell’Iran”, Hezbollah, e rafforza l’obiettivo di Israele di ridisegnare la regione secondo le sue ambizioni di lungo termine. (“Il fianco occidentale dell’Iran” è un eufemismo di un think tank israeliano).

Gran parte degli esperti politici sui media arabi sembra credere che dietro l’assassinio di Gemayel vi sia Israele. Di seguito c’è una breve raccolta di alcune loro citazioni apparse sulla BBC. (
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6175778.stm )

Questa è tratta da Al-Quds, Al-Arabi:

“Coloro che hanno pianificato ed eseguito questo omicidio stavano mirando alla Siria più che al Libano. Veramente stavano mirando all’intera regione araba. La Siria è la più danneggiata da questo crimine ripugnante. La distruzione del Libano è negli interessi di Israele, che vorrebbe vedere la resistenza libanese impegnata in lotte interne e la Siria stremata.” Questa invece è di Al Ba’th, Siria:

“Il Nuovo Medio Oriente è un progetto USA-israeliano, il prodotto dell’aggressione USA e della guerra di Israele contro il Libano. Gli omicidi politici sono a portata di mano e la pratica criminale e gli assassini aprono la strada alla sedizione. Questa porta al caos ed è il caos che consente di realizzare il progetto.”

Ancora, da Al-Jumhuriyah, Egitto:

“L’ondata di misteriosi crimini che sta travolgendo il Libano dall’omicidio del suo ex primo ministro ha il chiaro scopo di far precipitare il Paese, o meglio, l’intera regione, in una crisi che consentirà a forze straniere di interferire, soprattutto perché queste hanno già operato nell’area libanese.”

Da Jomhuri-Ye Eslami, Iran:

“La tensione politica in Libano è entrata in una nuova fase dopo l’assassinio del ministro dell’industria. Senza dubbio questo assassinio è stato concepito e portato a termine dal regime sionista, dal momento che i sionisti mirano a ottenere il massimo da ciò”.

Mentre non esistono prove concrete che coinvolgano Israele nell’omicidio, è difficile vedere come potrebbe essere stata coinvolta la Siria.

Quale sarebbe il motivo della Siria? Ha il perverso desiderio di essere ostracizzata dagli USA e dalla comunità internazionale?

Ovviamente no; allora, per quale motivo?

Il ministro degli esteri siriano era a Bagdad il giorno dell’assassinio per ricucire le relazioni con l’Iraq dopo 25 anni. Riallacciando i legami con Bagdad , Bashar al Assad sperava di far vedere a Washington di essere un partner affidabile per stabilizzare l’Iraq e promuovere la sicurezza della regione.

Dobbiamo credere che al-Assad è una specie di folle che ficcherebbe un dito nell’occhio di Bush proprio mentre fa ammenda?

Al-Assad non ha “desideri di morte” segreti! Ha tentato di sfuggire disperatamente alla rete di Washington per 5 anni. Certamente non getterebbe via tutta la fiducia che ha conquistato con la sua missione diplomatica a Bagdad solo per uccidere un politico libanese insignificante.

Ciò è semplicemente quello che non è successo.

Allora, chi trae vantaggio dal maggior antagonismo tra Washington e Damasco? Chi ci guadagna dal continuo bagno di sangue in Iraq?

Il Primo Ministro Olmert ha reso possibile rispondere a questa domanda proprio alcuni giorni fa, dicendo:

“So che la politica (di Bush) è contestata in America . (Ma) io resto col presidente perché so che l’Iraq senza Saddam Hussein è molto meglio per la sicurezza e la protezione di Israele… Ringrazio Dio per la determinazione e la leadership di George Bush”. (Reuters)

Dunque la guerra in Iraq è “meglio per la sicurezza e la protezione di Israele”?

Adesso che gli USA stanno affrontando la più clamorosa disfatta della loro storia, è facile dimenticare che alcuni siano soddisfatti dei risultati. Se è questo il caso, allora l’omicidio di Gemayel potrebbe essere un modo astuto di mantenere gli USA in Iraq nonostante la gran parte degli americani vuole che vada via subito. Dopo tutto, se un Iraq decimato e balcanizzato è “meglio per la sicurezza e la protezione di Israele”, allora che differenza fa se altre vite americane saranno spese per raggiungere questo fine?

La guerra è stata costosa e distruttiva per gli interessi americani e il suo proseguimento dividerà solo ulteriormente il pubblico americano, alienerà gli alleati tradizionali dell’America, provocherà la rabbia dei musulmani di tutto il mondo e decimerà ancora di più la società irachena.

In ogni caso, la guerra irachena è stata un danno mortale per gli americani e per gli iracheni e, sebbene l’amministrazione Bush è pienamente responsabile per la scelta dell’invasione, il tentativo israeliano di legare gli USA ad una politica perdente e di costringerli ad un maggior impegno di truppe e di risorse è opportunistico e cinico.

L’assassinio di Gemayel suggerisce che il piano di riassetto del Medio Oriente sta andando avanti e agenti stranieri stanno usando “l’instabilità positiva” come mezzo per sovvertire la sovranità nazionale del Libano.

Gli ideologi del governo Olmert e la loro controparte neocon a Washington immaginano un mondo musulmano sepolto sotto grovigli di ferro e macerie da Gaza all’Afghanistan, dalla Siria all’Iran. Credono che il dominio di Israele dipenda dalla sua abilità di rovesciare regimi rivali e frammentarne gli stati in unità più piccole e poco minacciose. Ciò spiegherebbe perché Olmert veda positivamente il bagno di sangue settario che oggi inonda l’Iraq.

Immaginate l’intero Medio Oriente racchiuso in questa visione oscura ed anarchica?

Chi ha ucciso Pierre Gemayel?

L’esecuzione di Gemayel è stata compiuta da una nazione che accetta gli omicidi mirati come una forma di politica estera. Questo punto non necessita di spiegazioni; conosciamo tutti chi corrisponde a questa descrizione.

L’assassinio è stato rapido e professionale; l’obiettiva attuazione di un’agenda politica che richiede volumi di sangue sempre maggiori.

Dopo l’omicidio sono seguite prevedibili valanghe di teorie assurde che associano la Siria all’incidente. Come sempre, ha guidato la carica il New York Times con tre rapporti tutti pieni di pregiudizi, realizzati con l’intenzione di rafforzare l’agenda radicale anti-islamica di fanatici d’estrema destra. Nonostante il danno alla sua credibilità nell’approccio alla guerra, (quando il Times ha dato risalto clamorosamente ai falsi allarmi sulle fittizie WMD (Weapons Mass Destruction, armi di distruzione di massa, ndt) con una serie di articoli in prima pagina) il Times continua ad essere il veicolo principale della diffusione di disinformazione che promuove gli obiettivi di politica estera USA. Il titolo di oggi, “La folla a Beirut piange il ministro ucciso e accusa la Siria ” è un altro esempio abissale del ruolo del Times quale organo-guida di propaganda per il Pentagono e Tel Aviv. Tuttavia, le affermazioni false che emergono dalla testata ammiraglia d’America avranno
scarso effetto sulla realtà dei fatti. Piuttosto che “ridisegnare” il Medio Oriente secondo le proprie aspirazioni imperiali, la maggior parte dei critici crede che Bush abbia fatto un danno irreversibile agli interessi nazionali americani ed è stato fermamente buttato fuori dalla regione dall’Iran. E’ per questo che Baker e la sua cricca di “realisti” si sono inseriti nel processo per tentare di salvare quanto più possibile dal disastroso fallimento politico di Bush in Iraq. Sfortunatamente, l’assassinio di Gemayel insidia gli sforzi di Baker di ridurre la violenza e di creare un ambiente adatto per i negoziati. E’ stata una pura coincidenza? Per ora, i difensori della “distruzione creativa” (Cheney, Olmert e i neocon) sono ancora di mano e hanno messo in “scacco” i tentativi (futuri) di Baker di ritiro dall’Iraq. Ma, che dire di Bush? Qual è la posizione di Bush sull’assassinio di Gemayel?

E’ interessante che Bush ha subito fatto una dichiarazione puntando il dito contro la Siria anche se non vi sono prove. Questo mostra che Bush è ancora nettamente nell’accampamento di Cheney e sta seguendo il copione che incoraggia guerre e disordini, scritto dai neocon. Si è fatto lavorare febbrilmente James Baker per aprire canali diplomatici con Siria ed Iran per poter districare gli USA dall’Iraq. L’assassinio di Gemayel è stato la maggior battuta d’arresto per i piani di Baker e potrebbe porre fine alle trattative per i negoziati. Era questo il piano; sabotare gli sforzi di Baker per il ritiro delle truppe?

Probabilmente.

C’è una possibilità molto concreta che i combattimenti in Iraq si estendano oltre i confini e inghiottiscano il Medio Oriente intero. Gli influssi a lungo termine di ciò su un mondo dipendente dal petrolio, come pure le sofferenze che comporterà per i civili iracheni sono incalcolabili. Ma anche se la violenza non si allargasse o non si intensificasse, “la stagione americana in Medio Oriente è prossima alla fine”. E’ l’opinione di Hisham Melhem del “The Daily Star”.

Melham aggiunge:

“Gli Stati Uniti in Iraq sono alle corde, i suoi amici stanno sulla difensiva, e l’Iran è in ascesa... Potremmo essere i testimoni dell’inizio della fine dell’orientamento liberale di tipo occidentale di lunga tradizione del Libano, e tale visione del Libano potrebbe essere sostituita dalla visione iraniana.” (Potremmo vedere) “Beirut trasformarsi nella Teheran del Mediterraneo e creare una cultura di resistenza – per mettere il Libano in una posizione di confronto permanente con gli Stati Uniti, l’Occidente e Israele.”

Poi Melhem ha continuato sinistramente:

“Volete impegnare i siriani in Libano in modo bilaterale? Bene, ma il prezzo della Siria si sta facendo alto. Vuole riacquistare l’antica egemonia sul Libano, e per essa il Libano è più importante del Golan. Invece l’Iran vuole il riconoscimento della propria statura nella regione sia per quel che riguarda il suo potere d’influenza, sia per il dossier nucleare.” (Jim Lehrer News Hour) L’inevitabile spostamento nel potere regionale è qualcosa che uomini più saggi dovrebbero aver tenuto in considerazione prima di iniziare una “guerra di scelte”. Tuttavia, è una delle numerose conseguenze non intese della disastrosa strategia di Bush in Iraq. Il paradigma che emerge è semplice da vedere per coloro che non sono completamente accecati dal frastuono ideologico. Gli USA potrebbero continuare con il loro sciocco tintinnio di sciabole contro l’Iran e la Siria e continuare i feroci attacchi contro la società irachena, ma la scritta è già sul muro. I giorni del “cambio di regime” e
della “esportazione della democrazia” stanno rapidamente giungendo al termine.

Mike Whitney
Fonte:
http://www.informationclearinghouse.info
Link:
http://www.informationclearinghouse.info/article15733.htm
25.11.2006