RIAPRIRE IL PROCESSO PIER PAOLO PASOLINI -

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DELITTO PASOLI – NON INDAGARE PER CHI ?

giornale namir - redazione.

non e’ il mistero di un uomo – ma il mistero profondo di una societa’ – e di un sistema che mai ha voluto chiarezza in merito a questa e ad altre stragi.

Se questo sistema non cambia – non nel governo ma nella mentalita’ – mai avremo chiarezza per da dare al popolo ne tanto meno faremo battaglie per averla quando ci verra’ negata, nascosta, distorta.

Parliamo ancora di Pier Paolo Pasolini, un grande poeta intelligente, il piu’ discusso, originale, politico – e proprio per questo, forse, assassinato.

Ore una e mezza del due novembre millenovecentosettantacinque, e sul lungo mare di Ostia, a Roma, c’e’ una gazzella dei Carabinieri in pattuglia. All’improvviso un’Alfa Gt 2000, gli passa accanto, a tutta velocita’, contro mano e in senso vietato, e non si ferma all’alt, facendo scattare cosi’ la pattuglia all’inseguimento. I Carabinieri raggiungono l’Alfa all’altezza di uno stabilimento balneare, la stringono contro una carreggiata e la costringono a rallentare e poi a fermarsi. Dalla Gazzella, scende un’appuntato che va a vedere chi c’e’ in quella macchina e perche’ corre in quel modo. Ma non fa in tempo a distinguere il conducente che la macchina riaccende i motori e tenta nuovamente la fuga. L’appuntato quindi torna in macchina e la gazzella nuovamente riprende l’inseguimento sul lungomare di Ostia. Raggiungono nuovamente l’Alfa, la stringono ancora, il carabiniere mostra il mitra dal finestrino dell’automobile... e la macchina questa volta si ferma.

Dalla macchina esce un ragazzo spaventato, terrorizzato, che tenta ancora una volta la fuga a piedi, i carabinieri lo raggiungono, lo bloccano per un braccio e gli mettono le manette. Il ragazzo si chiama Pino Pelosi, ha 17 anni e qualche precedente per furto, scappava perche’ essendo minorenne non poteva guidare quella macchina e poi perche’ l’ha presa vicino al cinema Argo, sulla strada Tiburtina, nel quartiere di Roma, dove abita. Dice di essere arrivato ad Ostia con la macchina, per accompagnarci un amico, poi ha visto i carabinieri si e’ messo paura ed e’ scappato.

Sanguina dalla testa perche’ ha sbattuto sul vetro dell’auto mentre scappava. Ma quell’auto, di chi e’ quell’auto ?

L’auto appartiene a Pier Paolo Pasolini, un poeta, un regista importante, un uomo scomodo a tanti. Pino Pelosi, ha quindi rubato l’auto di un noto personaggio della vita pubblica e culturale italiana, e per questo viene trasferito nel carcere di Casal del Marmo. Prima pero’ insiste perche’ i carabinieri tornino nella macchina a cercare alcune cose ; un pacchetto di sigarette e un accendino, e un anello d’oro con un pietra rossa, con una scritta sopra. Intorno al suo dito, c’e’ il segno dell’anello e lo fa vedere ai carabinieri, i quali pero’ nella macchina non trovano nulla.

E’ IMPORTANTE SOFFERMARCI SU QUESTO PARTICOLARE – SEMBRA UNA SCIOCCHEZZA, MA DA QUESTO PARTICOLARE SI VEDRA’ SUCCESSIVAMENTE CHE L’UCCISIONE DI PIER PAOLO PASOLINI E’ STATA PREMEDITATA. INFATTI PELOSI LASCIA L’ANELLO VICINO AL CADAVERE DI PASOLINI, E SARA’ LUI STESSO A RICHIEDERNE IL RITROVAMENTO AI CARBINIERI PER PRENDERSI LA COLPA DI QUEL DELITTO CHE FORSE, ANZI QUASI SICURAMENTE LUI NON HA COMMESSO, MA CHE PROVA AD IMPUTARSI PERCHE’ COSTRETTO DAGLI ALTRI E PERCHE’ HA 17 ANNI E TUTTI COLORO CHE HANNO UCCISO PASOLINI PENSANO E LO CONVINCONO CHE PUO’ USCIRE IMMEDIATAMENTE DALLA GALERA ESSENDO MINORENNE E CHISSA’ IN CAMBIO DI QUALE ALTRA PROMESSA.

INOLTRE NON DIMENTICHIAMO CHE PELOSI PARLA DEL CINEMA ARGO – DELLA TIBURTINA – ZONA QUESTA CHE SERGIO CITTI DI RECENTE SCOMPARSO AFFERMA ESSERE IL LUOGO DOVE PASOLINI E’ STATO UCCISO E CHE POI SUCCESSIVAMENTE IL CADAVERE E’ STATO TRASPORTATO AD OSTIA.

TORNIAMO ALLA STORIA.

Pelosi, viene trasferito al carcere minorile e l’automobile alla rimessa. Li i carabinieri si accorgono che all’interno della stessa c’e’un maglione verde, un vecchio maglione usato e logoro e’ insieme ad un giubotto e ad altri indumenti, sul sedile posteriore, c’e’ anche un plantare, uno solo, della scarpa destra.

IL MAGLIONE NON ERA NE DI PELOSI NE DI PIER PAOLO PASOLINI – NE’ IL PLANTARE DELLA SCARPA RISULTA APPARTENERE AD UNO DEI DUE. IL MAGLIONE QUINDI E IL PLANTARE RAPPRESENTANO UN’ALTRA TRACCIA PER COMPRENDERE CHE PELOSI NON ERA SOLO.

Alle tre di notte i carabinieri finalmente telefonano alla famiglia di Pino Pelosi per dirgli che il loro figlio e’ dentro per furto d’auto e che possono andare a trovarlo la mattina dopo al carcere minorile.

In carcere Pino Pelosi parla con il suo compagno di cella e gli confida di aver ucciso Pier Paolo Pasolini.

un giornalista della tv corso sul luogo del delitto dira’

in questo punto – proprio in questo punto dove ci sono un po’ di macchie di sangue coperte di terra – questa mattina - e’ stato scoperto il cadavere di Pier Paolo Pasolini nella periferia di ostia.

E’ INTERESSANTE SENTIRE QUESTE PAROLE DEL GIORNALISTA – PERCHE’ PIER PAOLO PASOLINI ERA RICOPERTO DI SANGUE – IMBRATTATO DI SANGUE – PIENO DI SANGUE... E IL GIORNALISTA DIRA’ CHE CI SONO POCHE TRACCE DI SANGUE, MENTRE DALLA DINAMICA DEI FATTI, TUTTO IL LUOGO IN CUI E’ STATO TROVATO PIER PAOLO DOVEVA ESSERE IMBRATTATO DI SANGUE.

Poi si rivolge ad una signora e prosegue :

la signora Maria Lollobrigita e’ stata la prima a scoprire il corpo – vero ?

alle sei e mezza mentre scendevo dalla macchina mi sono detta ma guarda te se lasciano sempre piu’ roba in mezzo alla strada ma mentre mi avvicinavo mi sono detta ... non e’ mondezza e’ un cadavere.

Alle foci del Tevere – vicino ad ostia – c’e’ una zona che si chiama idroscalo – e’ una zona popolare degradata e piena di baracche. Il corpo di Pier Paolo e’ proprio li, vicino ad una stradina sterrata che collega Ostia a Fiumicino in mezzo ad un campetto da calcio chiuso da una recinsione. Vicino al corpo di Pier Paolo e sotto il suo corpo – ci sono ciocche di capelli e pezzi di legno imbrattati di sangue e anche un’anello d’oro con la pietra rossa con la scritta incisa. Poco lontano – vicino la porta del campetto di calcio – c’e’ una camicia di lana a righe, imbrattata di sangue, tanto sangue, sul dorso e sulle maniche e accanto al corpo di Pasolini c’e’ una tavoletta di legno imbratta da sangue e capelli.

E c’e’ ne un’altra rotta in due pezzi con sopra una scritta a vernice – via dell’idroscalo – ci sono anche tracce di pneumatici che dalla porta del campetto arrivano fino al cadavere di Pier Paolo. Il cadavere di Pasolini si trovera’ nella posizione stesa in avanti con la tempia e la guancia sinistra appoggiate sul terreno, con il braccio destro scostato dal corpo e il sinistro sotto, con la canottiera parzialmente sollevata sul dorso e in essa un piccolo strappo.

ha i calzoni abbottonati alla cintola con la cintura slacciata e la cerniera aperta. Poi i carabinieri lo voltano sulla schiena – e vedono che e’ stato massacrato come difficilmente si puo’ immaginare. E’ coperto di sangue ed ha profonde echimosi ed escoriazioni al volto e alla testa, alle spalle e all’addome. Ha le falangi della mano sinistra fratturate, dieci costole spezzate, con profonde escoriazioni . il naso schiacciato verso sinistra, insomma e’ stato massacrato in un modo incredibile.

Dira’ Moravia - alla folla immensa che partecipo’ ai funerali di Pasolini - ... abbiamo perso prima di tutto un poeta – e urlando - ... e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo – e battendo i pugni sul tavolo – quando sara’ finito questo secolo ... Pasolini sara’ tra i pochissimi che conteranno come poeta – e urlando ancora – ... il poeta dovrebbe essere sacro.

Pier Paolo Pasolini e’ persona intelligentissima – attivissimo nella critica, soprattutto nei confronti dei partiti politici – e un’omosessuale che non ha mai fatto nulla per nasconderlo. E quelli, non dimentichiamolo, sono anni durissimi e di repressione nei confronti della sessualita’ etero – figuriamoci nei confronti dell’omosessualità.

Pasolini dira’ – tutta la mia produzione artistica e’ stata caratterizzata da un profondo odio contro lo stato in cui vivo. E dico proprio stato – stato di cose e stato nel senso politico della parola. Lo stato capitalistico piccolo borghese che io ho cominciato ad odiare fin dall’infanzia. Naturalmente con l’odio non si fa nulla e infatti non sono riuscito mai a scrivere una sola parola che descrivesse si occupasse o denunciasse il tipo umano piccolo borghese italiano. Il mio senso di repulsione e’ cosi’ forte che non riesco a scriverci nulla. Quindi ho scritto nei miei romanzi di personaggi appartenenti al popolo. Io vivo cioe’ senza aver rapporti con la piccola borghesia italiana, ho rapporti o con il popolo o con gli intellettuali.

Pier Paolo Pasolini e’ uno degli scrittori piu’ attenti alla realta’ che cambia soprattutto alla realta’ nascosta e dimenticata delle borgate, dell’emarginazione del sottoproletariato.

In un’altro intervista dira’ –

Il tipo di persone che amo di gran lunga di piu’ – sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare cioe’ delle persone incredibilmente semplici. Ma non ci metta della retorica in queste mie affermazioni – lo dico perche’ la cultura del piccolo borghese, almeno nella mia nazione ma forse anche in Spagna e in Francia e’ qualcosa che porta sempre alla corruzione e alle impurezze. Mentre un’analfabeta uno che abbia fatto il primo anno delle elementari conserva una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura.

Sul cinema :

Ho dato varie spiegazioni del perche’ amo il cinema e sono passato al cinema. Ho voluto adoperare una tecnica diversa spinto dalla mia ossessione espressiva, ma e’ una spiegazione sbagliata. L’altra spiegazione e’ che io ho voluto cambiare lingua abbandonando la lingua italiana, l’italiano. Una forma di protesta contro le lingue e contro la societa’, ma anche questa propabilmente e‘ una spiegazione parziale. La vera spiegazione e’ che io facendo il cinema riproduco la realta’ quindi sono immensamente vicino a questo linguaggio umano che e’ la prima azione dell’uomo che si rappresenta nella vita e nella realta’.

Ma Pier Paolo Pasolini non e’ solo uno scrittore e un regista – e’ anche un giornalista che scrive sul Corriere della sera. I suoi articoli escono sempre sotto un titolo – Scritti Corsari. Egli e’ un’osservatore dei cambiamenti e della societa’ totalmente libero dai pregiudizi e dal potere politico. Guarda – osserva – e poi dice quello che pensa senza avere remore per nessuno. Lo dice con una sincerita’ assoluta che proprio per questo viene considerata scandalosa.

PASOLINI NON HA SCRITTO SOLO SUL CORRIERE DELLA SERA, MA IN DIVERSI GIORNALI – QUASI MAI DI SINISTRA. E’ UNA NOTA IMPORTANTE QUESTA – PERCHE’ EGLI ANDAVA A ROMPERE LE UOVA NEL PANIERE PROPRIO ALL’INTERNO DI QUEL MONDO DI DESTRA E CONSERVATORE – E CI ANDAVA SENZA CHE ALCUNA SINISTRA LO ABBIA MAI PROTETTO – SALVAGUARDATO – RISPETTATO. INSOMMA SI AVVENTURAVA SOLO E DA SOLO PAGAVA.

Ancora pasolini in una intervista.

Un autore quando e’ disinteressato e appassionato e’ sempre una contestazione vivente. Come apre bocca contesta qualcosa al conformismo a cio’ che e’ ufficiale a cio’ che e’ statale nazionale a cio’ che insomma va bene per tutti. Quindi non appena apre bocca un’artista e’ per forza impegnato. Per il suo aprire bocca e’ scandaloso sempre.

E SIAMO AL MILLENOVECENTOSETTANTAQUATTRO UN ANNO PRIMA DELL’ASSASSINIO DI PIER PAOLO – UCCISO A NOVEMBRE DEL 1975 – FORSE PER EVOCARE LA TRACCIA – PER RICORDARE L’ERRORE E L’ACCUSA COMMESSA... UCCISO TRE GIORNI PRIMA CHE DOVEVA AVVENIRE IN ITALIA IL PROCESSO PER IL GOLPE BORGHESE.

L’articolo che esce sul Corriere della sera nel novembre del 1974 si intitola –

il romanzo delle stragi.

In quell’articolo pasolini scrive

Cos'è questo golpe? Io so

di Pier Paolo Pasolini

Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.

ATTENZIONE – PASOLINI DICE DI SAPERE I NOMI – NON E’ UNO SCHERZO – PASOLINI LO SCRIVE E LO RIPETE PIU’ VOLTE IN TUTTO L’ARTICOLO – E SI PUO’ BENE IMMAGINARE COSA SIGNIFICA CONOSCERE I NOMI – MA SOPRATTUTTO CHE A CONOSCERLI SIA UN UOMO ANARCHICO E DI SINISTRA COME LUI. CONTINUA :


Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

COSA VUOL DIRE PIER PAOLO PASOLINI – PER ... FASE ANTIFASCISTA ? LO SPIEGA GIOVANNI PELLEGRINO IN QUESTA INTERVISTA :

Giovanni Pellegrino, avvocato e senatore della Repubblica, presiede dal 1994 la Commissione Stragi, istituita dal Governo italiano per far luce, o forse più semplicemente dare un senso, ai più oscuri ed efferati episodi della recente storia d'Italia, a partire da quel nefasto 12 dicembre 1969, data in cui una bomba esplodendo all'interno della Banca dell'Agricoltura, in piazza Fontana, a Milano, uccise 16 persone innocenti. Il senatore Pellegrino, in un libro intervista, scritto con due giornalisti, Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri (Segreto di Stato, La verità da Gladio al caso Moro, Gli struzzi, Torino, Einaudi, 2000) riordina le carte e traccia una bozza della relazione finale, sfiorando anche il «caso» dello scrittore di Casarsa..

D. Oggi, alla luce delle successive inchieste della magistratura e dei nuovi documenti acquisiti dalla Commissione, si può dire che, almeno per quanto riguarda piazza Fontana, tutti i tasselli del disegno sono più o meno al loro posto?

Direi di sì, ma non solo per piazza Fontana. Tutto il periodo tra il 1969 e il 1974, sul piano di una ragionevole ricostruzione storica, è ormai pienamente conosciuto. Tant'è vero che oggi siamo in grado addirittura di distinguere tra le varie fasi della strategia della tensione: tra piazza Fontana e il tentativo di golpe Borghese del 1970, da una parte, e le stragi successive (Peteano, la Questura di Milano, Brescia e l'Italicus), dall'altra.In uno dei suoi Scritti corsari, pubblicato sul «Corriere della Sera» il 14 novembre 1974, pochi mesi dopo la strage dell'Italicus, Pier Paolo Pasolini affermò di sapere (pur non avendo prove e neppure indizi) che se le stragi del 1969 erano state anticomuniste, quelle del 1974 erano antifasciste. Dal momento che mi pare molto probabile che anche la strage di Brescia sia stata compiuta nel maggio del 1974 da uomini della destra radicale, continuavo a domandarmi che cosa volesse dire Pasolini nel sottolineare la logica antifascista...

D. Oggi ha trovato, finalmente, questa risposta?

Sì, oggi sono in grado di dare una risposta.Innanzitutto cerchiamo di identificare i diversi obiettivi che avevano i vari protagonisti di quella strategia. L'obiettivo della manovalanza neofascista era quello di provocare allarme, paura, disagio sociale; e quindi di fare in modo che, al dilagare della protesta studentesca e operaia, si reagisse con una risposta d'ordine. Quindi le loro azioni erano funzionali al progetto di un vero e proprio colpo di Stato.A un secondo livello, diciamo degli «istigatori», probabilmente si pensava, invece, di affidare alla tensione lo stesso ruolo che aveva avuto il «tintinnare delle sciabole» del 1964: favorire, cioè, uno spostamento in senso conservatore dell'asse politico del Paese. [...]Al terzo livello, quello internazionale, c'erano interessi geopolitici volti a tenere comunque l'Italia in una situazione di tensione, di disordine e di instabilità.

Il tentativo in direzione del colpo di Stato o dell'intentona, durò abbastanza poco, sostanzialmente dagli attentati del 1969 al fallito golpe Borghese. A livello politico, sia interno sia, soprattutto, internazionale si capì che l'Italia non era la Grecia, che da noi non era importabile il regime dei colonnelli, perché sarebbe scoppiata la guerra civile: un prezzo troppo alto da pagare.

Dunque, da quel momento ha inizio una nuova fase, sia pure ovviamente non lineare: quella dello sganciamento dalla manovalanza neofascista. Lentamente, gli uomini della destra radicale sono richiamati all'ordine, si comincia a instillare loro l'idea che un piano golpista non può essere attuato fino in fondo, che è necessario fare un passo indietro. E loro reagiscono. Con una serie di attentati in qualche modo di ritorsione che segneranno la loro fine: li lasceranno fare, probabilmente proprio per poterli liquidare.

D. Era questa dunque l'intuizione di Pasolini?

Sì, secondo me era questa.

D. Era il 1974, come poteva sapere?

Chissà, forse nel mondo degli emarginati romani, che Pasolini frequentava, un monte a volte ai confini con la destra eversiva, qualcuno poteva aver parlato. Di sicuro, fu assassinato esattamente un anno dopo aver scritto quelle parole, il 2 novembre 1975, tre giorni prima che iniziasse il processo per il golpe Borghese...

D. Nonostante l'autore materiale dell'omicidio sia stato arrestato e condannato, su quel caso non si è mai riusciti a fare piena luce. Lei oggi è convinto che uno dei possibili moventi di quell'assassinio possa essere proprio quello che Pasolini sapeva e aveva scritto?

Una cosa è certa: Pasolini era arrivato quasi in tempo reale laddove la Commissione, oggi, è giunta dopo anni e anni di ricerche.

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