Dedicato alle ricercatori, alle ricercatrici, ai precari di
ogni sesso, alle studentesse ed agli studenti che in questi giorni stanno
occupando Università, scuole e strade.

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Dedicato alle ricercatori, alle ricercatrici, ai precari di ogni
sesso, alle
studentesse ed agli studenti che in questi giorni stanno
occupando
Università, scuole e stradeS

Di Sbancor


Se qualcuno pensasse che la
Moratti è "deficiente" (dal latino
deficiere. mancare) solo dal taglio anni
'50 dei suoi capelli, si
sbaglierebbe di grosso.

In realtà la signora,
proveniente da antica famiglia di petrolieri,
per di più "interisti",
"manca", cioè "deficie"  sul almeno tre
questioni fondamentali che
caratterizzano la sua "Riforma".

(Breve parentesi polemica: negli anni '70
si chiamavano riforme quei
provvedimenti legislativi che spingevano verso
una società più
egualitaria e progressista: negli anni 2000  le "Riforme"
sono tutte
di "destra". A partire da quelle ispirata dal Fondo
Monetario
Internazionale o dalla Banca d'Italia. Lo stesso quotidiano di
D'Alema
si chiama "il Riformista": di quali "riforme si tratti basta
leggerlo
per capirlo)

Torniamo al "sapere", perché purtroppo è di ciò che,
senza sapere, si
sta parlando.


Fin dall'antichità  delle civiltà dell'Indo
si distinguevano tre figure:

- Il sapiente
- Il mercante
- Il
guerriero.

(Franco "Bifo" Berardi  ha scritto un illuminante testo
per
DeriveApprodi sul tema)
http://www.deriveapprodi.org/estesa.php?id=79

Ma ciò alla "capelluta"
Moratti è cosa evidentemente sconosciuta.
Come, purtroppo molte altre.

E la
sua, "dagli elaborati capelli", testolina confonde il sapere ed
il mercato,
che appartengono, come già sapevano i saggi redattori dei
"Veda", Buddha,
Lao Tse ed altri, a sfere diverse. Lo ha detto anche
Rudolph Steiner, ma
siccome passava per matto, nessuno ci ha creduto.
Lo diceva anche Adriano
Olivetti. Ma da quando De Benedetti si è
impossessato del "marchio", giacchè
l'azienda ha egli stesso
provveduto a distruggerla da tempo, nessuno lo
ripete.

Se:

- Sapienti
- Mercanti
- Guerrieri

si alleano i giorni che ci
restano da vivere sono pochi. E non saranno
certo i migliori.  Le punte più
alte della nostra civiltà si ebbero
quando i "tre" soggetti si separarono
con coscienza. Come quando
Oppenheimer consegnò il segreto della bomba "H"
ai russi, scongiurando
l'attacco preventivo
che Mac Arthur, Forrestal e
forse anche Truman pensavano di lanciare
contro il mondo
comunista.


Moratti  confonde il "sapiente" con il "mercante", ma abbiamo
paura
che anche sul "guerriero" non abbia idee chiarissime.

Fermiamoci al
primo punto: si dice (fino alla noia) che occorre legare
"L'Economia alla
Conoscenza" per sfruttare i vantaggi
dell'"innovazione tecnologica. A parte
che il termine "Economia della
Conoscenza" (adottato pure dalla Conferenza
di Lisbona da parte di
quel gruppo di nullafacenti che risponde al nome di
Commissione
Europea)  è orribile, è anche fuorviante. Se c'è una cosa
infatti di
cui è bene non fare "economia", questa è proprio la "conoscenza".
La
conoscenza, per produrre risultati ha bisogno dell'eccesso e
della
"depense". Come diceva Georges Bataille. Ma anche costui temiamo
sia
sconosciuto alla nostra.

Anche da un punto di vista tecnico la cosa non
sta in piedi:  il
"sapere", infatti, precede il mercato. A volte lo
"anticipa" di
decenni, se non di secoli.  Legare "mercato e sapere", ricerca
e
tecnologia applicata all'industria, non può che appiattire il sapere
su so
che "già si sa". Ecco perché i nostri centri di innovazione
pullulano di
"scopritori di acqua calda".  Oggi in Italia passa per
grande innovatore uno
che ha inventato dei "buchetti" sotto la scarpa"
affinché i piedi non
puzzino. A nessuno è venuto in mente che forse
sarebbe meglio, e più
lavarseli più  spesso!



Ma vediamo alcune "perle" del "riccioluto"
pensiero morattiano:


1. Art.2 comma b  Legge 28 marzo 2003 n.54.

" Sono
promossi il conseguimento di una formazione spirituale e
morale, anche
inspirata ai principi della Costituzione, e lo sviluppo
della coscienza
storica e di appartenenza alla comunità locale, alla
comunità nazionale, ed
alla civiltà europea".

Fermiamoci qui:  "belle parole", certo, ma prive di
senso comune.
Quel riferimento alla "spiritualità" ad esempio con chi ha a
che
vedere?  Con S.Tommaso D'Aquino, con S. Teresa D'Avila o con
Torquemada?
E perché non con  "Scientology", "I bambini di Satana" o
con la Comunità di
S.Patrignano o i "fratelli Mussulmani" ? E se fosse
invece il Reverendo
Jones,  (quello che obbligò al suicidio tutti i
suoi seguaci"?)o  forse Fra
Dolcino, il francescano ribelle che mise a
ferro e fuoco il nord d'Italia
per le sue idee "comuniste"?   E la
"coscienza storica" da quale antica e
nefasta teoria proviene: da
Fracesco De Sanctis, da G.W.Hegel, da K.Marx ,
da Hitler, da  Gentile,
da Benedetto Croce, a Bruno Vespa?

L'appartenenza
alla comunità locale, alla comunità nazionale, alla
civiltà europea sono poi
"ossimori" ­ figure retoriche in cui una
annulla e contraddice l'altra. In
Europa le comunità locali hanno
sempre combattuto quelle nazionali e quelle
nazionale si sono
bellamente massacrate a livello Europeo.   Evidentemente
la Moratti
pensa al futuro, nutre speranze ecc. ecc. Peccato che la Guerra
dei
Balcani, di cui alcuni democraticissmi membri quali Slovenia e
Croazia,
stanno già forse in Europa (quella civile, cioè quella degli
"Ustascia",
tanto per capirci) . E ciò non è accaduto nel XIV secono,
ma ieriSgiusto
ieri.


Della storia si da "conoscenza", si acquisisce "conoscenza" si
impara
la "conoscenza". Non la "coscienza"!  (Ma leggette gli storici
degli
AnnalesS.ignoranti!   So più modestamente Plutarco)

E quell' "anche
ispirata ai principi della Costituzione", che vuol
dire?  Che vuol dire
"anche"?  Che l'Italia, oltre la Costituzione ha
"altri principi"?  E quali?
Se nei patti mercantili sono ammessi i
patti "parasociali" che regolano i
rapporti fra i soci, in quelli
statuali no.   E' la Costituzione l'unico
"patto fra i cittadini".

Eppure questa è "Legge dallo Stato" dal 2003. In
barba alla "Corte
Costituzionale"!


2. Decreto Legislativo 19 febbraio
2004, n. 59

1. La  scuola dell'infanzia (gli asili n.d.r.) concorre
all'educazione
e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale,
religioso
e sociale delle bambine e dei bambiniS..

Cioè neanche fra i 3 e i
5 anni si può lasciare il "pargolo" libero
del suo pensiero, che so io
credere ai maghi e ad Harry Potter,
pensiero che potrebbe benissimo  non
essere  - e spesso non è -
"religioso"?

- all'Art.3 è richiamata la
modifica del Concordato "leggasi
finanziamento scuole cattoliche". E per gli
altri?

3. Se i "pargoli" superano indenni  il primo "ciclo infernale di
istruzione"S.

S.Sono fottutiS

- finiscono infatti in un'orgia di "debiti"
e "crediti", neanche
fossero titolari di un conto corrente presso
l'Antonveneta!
- I criteri di  insegnamento dei docenti (plebe malconcia
retribuita
meno di un autoferrotranviere)    su cui si basano  le
valutazioni
delle "qualità" delle scuole  (valutate a  pagamento con
metodologie
ISO),  sono ripresi paro paro dagli MBO (Gestione per
Obiettivi)
applicati nell'industria privata ai venditori di
caramelle,
televisori, polizze auto ecc. ecc (lauti compensi per i
valutatori,
manco una lira agli insegnanti). Ciò dovrebbe conferisce
alla
"squola"(non è un errore!)  un certificato di qualità spendibile
in
Europa.
- La necessita di "integrare mondo del lavoro (mercanti) e mondo
della
scuola (sapientiSchissà fino a quando)  porta a
contorcimenti
epistemici e logici degni delle contorsioni dei capelli del
Sig.
Ministro!
- Le peggiori "banalità di base" diventano principi,
- La
"gestione manageriale" della Scuola è affidata ai Presidi
Manager,
(Dirigenti Didattici sic!)  figura professionale che per un
lato sembra un
controllore di "Tempi e Metodi", secondo la disciplina
tayloristica,
abbandonata circa mezzo secolo fa, e per l'altro a un
"Kapo" da Campo di
Concentramento hitleriano. Ricordiamo che sul campo
di "Auschwitz" era
scritto: "Il Lavoro Rende Liberi" (Arbeit Macht
Frei).
- Ai pargoli e alle
loro sciagurate famiglie, fin dalla tenera età
delle "medie" viene imposta
la scelta fra "indirizzi" diversi, "c'est
a dire":  o studi o vai a
lavorà!
- Alla Regioni ( brutta copia delle funzioni statali, i cui
poteri
sono aumentati fin quasi alla dissoluzione dello Stato per
far
contento il senatore Bossi) resta l'istruzione tecnica e
professionale.
Auguri!


I $, come al solito mancano: siamo al penultimo posto in
Europa
(l'ultimo è la Grecia che si consola con la "retzina" ­
vino
aromatico)

Sull'Università, ormai stracolma di professori a contratto
(cioè di
commercialisti, odontoiatri, architetti falliti, filosofi da
osteria
ecc. eccc  che pur di fregiarsi del titolo di Prof.
venderebbero
madri, moglie e figlie) e priva di ricercatori
preparati,
imperversarono i "Baroni" ­ figura medioevale ­ che nelle
Università
non si vedono più, troppo impegnati a fare i parlamentari o
i
consulenti privati.


Insomma I Mercanti hanno preso il posto dei
Sapienti, tant'è che
Mediaset, Fiat, Telecom, il Sole24Ore creano "master"
in tutti i
possibili mestieri del mondo.


Tutto ciò è insoddisfacente, per
usare un eufemismo. L'attualità e la
politica sottolineano i riflessi di
questo stato di fatto. La Moratti
esulta: ha posto l'Università e la Ricerca
al primo posto!  Eppure a
leggere le considerazioni del Ministro, due dati
stupiscono è anche
vero che in termini percentuali rispetto al P.I.L. la
nostra spesa in
ricerca sia cresciuta, è sicuramente vero che sempre in
termini
percentuali non si discosti di molto da quella U.S.A. Sempre
in
rapporto al P.I.L.,: ma il P.I.L. italiano e pari a un decimo di
quello
americano. E l'effetto della spesa in R&S è stocastica, non
statistica, cioè
risponde alla leggi della probabilità, più che agli
indicatori economici.
Infatti il Giappone spende quasi il doppio
degli americani  per reggere la
concorrenza. Se dovessimo essere
davvero competitivi, la nostra spesa
dovrebbe essere moltiplicata per
quattro!.  .Quella che manca in Italia è
soprattutto la spesa dei
"privati" in Ricerca & Sviluppo.

Che il nostro
sistema universitario sia in crisi da epoche immemori lo
si può ricavare
anche da altri dati, pubblicati e conosciuti.

Un dato per tutti: il numero
di studenti stranieri che si laurea in
Italia rappresenta meno del 2% degli
iscritti. Ora se si pensa che gli
studenti "stranieri", ovvero quelli che
studiano in un paese diverso
da quello di origine, sono 1, 65 milioni e che
in Italia se ne trovano
solo 31.777, comprendiamo come sulla "qualità" dei
nostri Atenei gli
studenti abbiano già votato. Con i piedi. Cioè
andandosene! Una volta
che si incomincia con i dati è difficile frenarsi,
così mi è capitato
di contare  il numero delle Università italiane. Ne ho
contate 87
sulla Banca Dati del M.I.U.R. Un numero abnorme anche per
una
popolazione dove una laurea non si nega a nessuno. In questa
allegra
programmazione territoriale è assai difficile creare Centri
di
Eccellenza, come il M.I.T., Harvard,  Berkley,  Cambridge o la
London
School of Economics. O la Sorbona. O addirittura le università
della
minuscola Svizzera capaci comunque di attirare più studenti
stranieri
delle nostre.

Insomma sorge legittimo il dubbio che questa, come
chiamarla,
"diffusione assessorile"  delle Università risponda a criteri
di
provinciale esuberanza, piuttosto che di efficienza. Ma non ci
risulta
che il Corpo Accademico, peraltro pronto, e a volte con molta
ragione,
a protestare per vari motivi,  abbia mai  sollevato qualche
dubbio
sulla proliferazione di sedi e corsi di laurea.

I risultati negativi
si vedono sia sul fronte della didattica sia su
quello della ricerca.
Abbiamo un numero di studenti fuori-corso
assolutamente abnorme: circa il
36%, ed abbiamo un tasso di abbandono
del 20%. Insomma tutte le riforme
dell'Università dagli anni '60 ad
oggi hanno sicuramente inciso
sull'allargamento della popolazione
universitaria e, soprattutto delle sedi,
le hanno raddoppiate,
triplicate ovunque.  Anzi più una terra si mostrava
incline alla
pastorizia  più lì crescevano Università ­ ci deve essere
una
relazione matematica fra "pecore" e "docenti" che al momento mi sfugge
-
ma ho paura  che dal punto di vista qualitativo i passi avanti
siano stati
ben pochi. Per non dire che si è navigati coscienti verso
la "crassa
ignoranza".


Di questo "Suicidio del Sapere"  non è responsabile, a dire il
vero,
la Moratti, ma i vari Ministri della Pubblica Distruzione, e
Magnifici
Rettori quasi tutti di area PCI, prima e DS dopo (Giovanni
Berlinguer,
Ruberti, De Mauro, Tecce   tanto per non fare nomiS.)



L'Autonomia del Sapere dall'Economia e dal Militare è l'unica
garanzia di
sopravvivenza dell'umanità. Che forse non merita di
sopravvivere, ma questo
è, come dire, un "altro problema"SS..

Fosse questo che stanno cercando di
dirci i nostri figli in
piazza?

 

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