BUONA DOMENICA ....

vediamo ... per quanto riguarda le drammatiche notizie sullo SHUTTLE vi rimando al sito di NAMIR -

http://artenamir.interfree.it/

per il resto, come al solito cerco di farvi il riassunto di questa domenica :

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BERLUSCONI E I suoi alleti, furono i primi a dire che bisognava eliminare l'immunita' parlamentare, e i primi a dire CHE AVEVANO FIDUCIA nei giudici odierni, dopo che le toghe rosse erano andate in pensione.... ARRIVATA LA SENTENZA che il processo riman a MILANO... ed ecco la reazione :

DA - LA REPUBBLICA

Il premier convinto della saldatura tra magistrati e opposizione
"Visto il congresso di Md, è impossibile tergiversare ancora"
Berlusconi torna all'attacco
"Subito la riforma della giustizia"
"La sinistra tenterà ancora manovre giudiziarie e di piazza"
Sulla guerra: "Se ci sarà sarà solo colpa di Saddam Hussein"

TODI - "Subito la riforma della giustizia". Berlusconi torna all'attacco sul tema che gli è più chiaro. Lo fa con una lettera al convegno organizzato dalla Fondazione Liberal (Adronato e gli altri "liberal" di Forza Italia) in svolgimento a Todi. Il messaggio è molto chiaro: il governo vuole e andrà avanti con la riforma della giustizia (nonostante il "veto" della sinistra" e nonostante i tentativi di "politicizzazione" della giustizia), e intende anche fare tutte le altre riforme del suo programma. Berlusconi corre col pensiero alle recenti polemiche sulla decisione della Cassazione di lasciare i processi Imi Sir-Lodo Mondadori a Milano e insiste, nella lettera, su una convinzione già più volte resa nota: "Le ultime vicende hanno dimostrato che è necessaria innanzitutto una profonda riforma della giustizia e che non è piu possibile tergiversare sul punto essenziale: impedire l'uso illegittimo della giustizia da parte di chi non sa più distinguere il suo ruolo giurisdizionale dalla propria appartenenza politica".

Il premier non cita il caso più recente della sentenza della Cassazione, ma ricorda il congresso di Magistratura democratica che "è stato purtroppo in questo senso emblematico, facendo venire definitivamente allo scoperto la saldatura tra una parte dei magistrati, che si autodefinisce senza alcun imbarazzo di sinistra, e i settori più radicali e oltranzisti della sinistra stessa".

Se la giustizia è al primo punto dell'agenda di governo, tuttavia è tutto il pacchetto di riforme che l'esecutivo vuole portare avanti, dal federalismo con il varo definitivo della devolution insieme alla quale "occorre introdurre elementi di compensazione istituzionale al centro, alla trasformazione del Senato in camera delle regioni" e infine le riforme economiche, come quelle del welfare, delle pensioni, del mercato del lavoro, della scuola, della ricerca scientifica e dell'università. "Il nostro impegno deve essere quello di approvare nel tempo più breve possibile queste riforme e di promuovere interventi robusti e incisivi a favore della ricerca scientifica".

Un lavoro e un impegno cui il governo non rinuncerà, nonostante il "veto" della sinistra "capace solo di condurre una opposizione al limite dell'ostruzionismo". E anche se la sinistra "non ha ancora rinunciato a mettere in azione manovre giudiziarie o di piazza per tentare di ottenere ciò che non è riuscita ad ottenere democraticamente dalle urne", il governo andrà avanti senza indugi. "La sinistra - aggiunge Berlusconi - in questo primo scorcio di legislatura è ricorsa a tutti i mezzi, anche i più spudorati, per gettare fango, in Italia e all'estero, sul governo della Repubblica e sui partiti del centrodestra".

Ma c'è "un altro ampio arco di legislatura" per completare il programma di governo e quindi raggiungere gli obiettivi prefissati. Invitando la maggioranza ad essere unita ("Lo dobbiamo ai milioni di cittadini che hanno votato per noi e al Paese che ha bisogno di una guida dinamica e stabile"), il premier spiega che "nella maggioranza non ci sono nè golden share nè alleati privilegiati, nè corsie preferenziali".

Infine, sulla questione Iraq, sulla quale si è confrontato anche col presidente Bush, Berlusconi dice che se guerra ci sarà, sarà solo per colpa di Saddam: "Un'eventuale decisione a favore della guerra - dice - non sarebbe in alcun modo imputabile ai Governi e agli stati che si riconoscono nella superiore legittimità dell'Onu, bensì ad un regime che non ha esitato a mettere in discussione la sicurezza internazionale". E sui temi internazionali, Berlusconi avrebbe avuto una "cordiale" telefonata con il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Telefonata di cui, però, allo stato non risulta alcuna conferma ufficiale né dal Quirinale, né da palazzo Chigi.

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PERO' se da una parte la giustizia come di BERLUSCONI puo' essere rappresentata dalle toghe rosse, non si capisce perche' ci sono le sentenze sotto riportate - GLI ANARCHICI NON SONO CERTO PIU' VICINI ALLA DESTRA ... e allora come le commentiamo ?... vuoi vedere che ci sono anche le toghe nere ?

DA - LA REPUBBLICA

Al processo di appello del gruppo insurrezionalista
inasprite le pene inflitte dalla sentenza di primo grado
Anarchici, un ergastolo
e sette condanne
Accusati di rapine e sequestri di persona
Carcere a vita per Francesco Porcu

ROMA - Un ergastolo e sette condanne al processo di appello a 46 imputati accusati di far parte dell'organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionalista. La prima corte di assise d'appello di Roma ha inflitto il carcere a vita a Francesco Porcu, condannato per complessivi 95 anni di reclusione altre sette persone e assolto tutti gli altri imputati.

La corte ha condannato Francesco Porcu anche all'isolamento diurno per 18 mesi, Garagin Gregorian e Rose Ann Scrocco (latitante) a 30 anni, Angela Maria Lo Vecchio a 15, Orlando Campo a 10, Alfredo Maria Bonanno a 6 anni e 2 mila euro di multa, Giuseppe Martino e Lorenzo Ricci a 2 anni e alla multa di 2 mila euro. Alcuni i,putati dovranno risarcire i danni al governo italiano che si era costituita parte civile.

Sono state così inasprite le pene inflitte con la sentenza di primo grado, riconoscendo i reati di associazione sovversiva ed eversiva e di banda armata, sebbene limitatamente al cosiddetto gruppo anarchico romano. Secondo l'accusa ne facevano parte Francesco Porcu, Garagin Gregorian, Orlando Campo, Angela Maria Lo Vecchio e Rose Ann Scrocco. Per la corte questi reati non sono stati commessi da Alfredo Maria Bonanno, ritenuto invece dall'accusa il capo del gruppo, sebbene la originaria pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione a suo carico sia stata aumentata a 6 anni.

Tra gli assolto c'è anche l'ecoterrorista svizzero Marco Camenisch. Nei suoi confronti il sostituto procuratore generale Antonio Marini aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione. Camenisch era accusato di aver fatto parte della Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionale teorizzata da Alfredo Maria Bonanno. Per la liberazione di Camenisch, 51 anni, arrestato nel 1991 a Cinquale (Massa Carrara), dopo una sparatoria con i carabinieri e ora detenuto in Svizzera, da tempo si batte il movimento anarchico e quello anarchico insurrezionalista. Nei giorni scorsi sono state trovate diverse scritte riferite a Camenisch in Toscana, nei luoghi dove sono stati incendiati alcuni ripetitori e una cabinovia dell'Abetone, attentati di matrice ecoterrorista.

In primo grado la prima corte d'assise di Roma aveva inflitto un ergastolo (per Francesco Porcu) e varie decine di anni di reclusione nei confronti di 13 persone, mentre altri 40 imputati erano stati assolti. Il 31 maggio del 2000 nei confronti di 46 di queste 53 persone è stato presentato appello. Il sostituto procuratore generale Antonio Marini aveva ipotizzato per 27 persone dell'organizzazione i reati di banda armata e associazione sovversiva, e aveva chiesto complessivamente la condanna a 4 ergastoli e a 270 anni di reclusione.

Gli imputati erano accusati di aver compiuto rapine e sequestri di persona allo scopo di autofinanziarsi. Tre almeno i sequestri di persona individuati, quelli di Ricca, Perrini e Silocchi. Secondo l'accusa, "le numerose rapine di autofinanziamento, i sequestri di persona, gli attentati, la detenzione delle armi e degli esplosivi, rinvenuti nella cantina-covo di via Cristoforo Colombo, nella capitale, non sono la realizzazione di episodiche intese criminose, bensì la realizzazione del programma di un sodalizio eversivo di chiara matrice anarchica".

L'arco temporale preso in esame dal magistrato va dal 1985 al 1996 e riguarda una serie di azioni che il gruppo denominato Organizzazione rivoluzionaria anarchica insurrezionale (Orai) avrebbe compiuto in varie città italiane. Si va dal reato di strage per l'autobomba, destinata a una volante di polizia e che, invece, saltò in aria provocando la morte, il 24 agosto 1989 al quartiere Prenestino, di un membro dell'organizzazione, Luigi De Blasi, all'omicidio di Antonio Lo Feudo, freddato a Pescara il 21 dicembre del '90 durante la tentata rapina alla gioielleria Ciletti; ad altre rapine. Senza dimenticare il fallito attentato alla questura di Milano del 14 agosto '88.

In questo secondo procedimento Marini aveva chiesto l'ergastolo per Orlando Campo, Garagin Gregorian, architetto armeno di origine libica, Rose Ann Scrocco, ex hostess americana, e per Porcu, già condannato per il sequestro di Mirella Silocchi. Per Alfredo Maria Bonanno, considerato l'ideologo del gruppo, il pg aveva sollecitato una condanna a 14 anni di reclusione, rispetto ai 3 anni e mezzo inflittigli in primo grado per propaganda e apologia sovversiva o antinazionale relativamente al periodo '93-'96. Per Marco Camenisch, assolto in primo grado, Marini aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione.

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e infatti mi trovo profondamente d'accordo con questo articolo di LUIGI PINTOR

DA - IL MANIFESTO

Fino in fondo


LUIGI PINTOR


L'on. Berlusconi è convinto di aver con sé l'opinione pubblica, la maggioranza del popolo, quando proclama il proprio diritto all'immunità come capo di governo eletto dal popolo medesimo. Forse millanta credito, forse la gente è meno credulona. Ma può anche darsi che abbia ragione, non parlate al conducente e non disturbate il manovratore c'era scritto sugli autobus e corrisponde al senso comune. Questo senso comune è stato in questi anni coltivato e teorizzato politicamente a destra e a sinistra. Stabilità ed efficienza, quindi decisionismo, quindi sistema maggioritario, quindi rappresentanza parlamentare e potere esecutivo saldati e blindati, quindi capi carismatici, quindi spirito plebiscitario. La rigidità aziendale sovrapposta all'elasticità democratica, una concentrazione di potere invece di una distinzione e di un equilibrio di poteri.

E' un meccanismo intrinsecamente totalitario o totalizzante, se la parola evoca meno ricordi. Il conflitto dell'on. Berlusconi con la magistratura è personale, trattandosi di un imputato di reati penali, ma investe le istituzioni in quanto tali, compreso il Quirinale. Se questo accade oggi, cosa non accadrebbe in regime di premierato, con investitura diretta del conducente?

Paradossalmente, se la sua maggioranza storcesse il naso e preferisse una diversa leadership al proprio interno l'on. Berlusconi le negherebbe legittimità. Nel futuro regime scioglierebbe il parlamento e il ricorso al giudizio del popolo sovrano non sarebbe una minaccia indiretta ma una conseguenza diretta. Andrò fino in fondo, fino in fondo, questa sua espressione autorizza a immaginare qualsiasi scenario.

Di paradosso in paradosso, se seri indizi pesassero sul capo del governo chiunque fosse circa la vicenda di Cogne, finita anch'essa in Cassazione, la teoria dell'immunità avrebbe la stessa forza che ha in materia di corruzione? Ma sì, l'invocazione della sovranità popolare contro la calunnia, l'intrigo e la persecuzione politica può sempre valere, una volta che sia assunta come principio regolatore assoluto della vita pubblica e fonte di assoluzione.

Se così è in condizioni di normalità e in stato di pace, cosa succederebbe in condizioni di emergenza e in stato di guerra? Non c'è dubbio, un processo penale al capo di un governo di un paese in guerra non si è mai visto e sarebbe un alto tradimento. Questo non è un paradosso, reduce dall'incontro con Blair e Bush l'on. Berlusconi è riconosciuto come il principale alleato europeo nel fronte di guerra all'Iraq, la stampa anglo-americana non dice più male di lui e dei suoi affari ma bene del suo probabile impegno militare. Continuerà a dirne male un tribunale milanese?

Noi naturalmente sì, per quel che vale, ma ci sconcerta che la sinistra non raccolga di slancio il guanto di sfida. L'on. Berlusconi ha mal governato, sul terreno dell'economia e delle relazioni sociali, dei bisogni e dei diritti pubblici, delle regole istituzionali e della legalità democratica, della nostra collocazione internazionale e della pace, ed è lontano dal consenso plebiscitario a cui aspira. Ma la sinistra si ritrae perché ha dato spago al senso comune di cui ora è vittima e ha più paura che fiducia. Dovrebbe imparare dall'avversario a invertire l'ordine dei fattori e ad andare fino in fondo.

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inoltre e' gravissimo quello che accade CONTRO LA RICERCA - non solo viene, come dire, chiuso il CNR, ma sono stati anche spostati i vertici di tutti i maggiori centri statistici italiani, ecco perche' i nostri conti economici sono diversi da qulli che ci reclama l'europa, non tornano mai.... forse questo influisce anche alla spinta di Berlusconi, per uscirne e andare direttamente nelle braccia di MAMMAMERICA ?

DA - IL MANIFESTO

Scienziati sotto controllo


Proteste dei ricercatori che annunciano manifestazioni davanti al parlamento. Rita Levi Montalcini: «Decisione deplorevole». Dopo l'annuncio si dimette il presidente dell'Infm,

Flavio Toigo


Il governo commissaria il Cnr e approva la modifica Moratti degli enti di ricerca
Il governo sfida gli scienziati. Dopo mesi di braccio di ferro tra il ministro dell'istruzione Letizia Moratti e la comunità scientifica nazionale, a sorpresa ieri il consiglio dei ministri ha deciso il commissariamento del Consiglio nazionale delle ricerche e approvato i disegni di riforma di alcuni importanti enti. Lucio Bianco, attuale presidente del Cnr, verrà sostituito da Adriano De Maio, oggi al vertice della Luiss, mentre il riordino riguarderà anche l'Istituto nazionale di astrofisica (Isaf) e l'Agenzia spaziale italiana (Asi). Una decisione che assomiglia a un colpo di mano e che ha suscitato reazioni immediate e durissime da parte dei ricercatori. Solo ventiquattro ore prima, infatti, la riforma era stata depennata dall'ordine del giorno del consiglio dei ministri lasciando così sperare in un'apertura da parte della Moratti. Invece nel pomeriggio la notizia della retromarcia del governo e l'evidente decisione di voler forzare la situazione a tutti i costi. «Il commissariamento del Cnr è un atto illegittimo sul piano formale e di tracotanza sul piano politico», è stato il primo commento di Bianco, mentre per un altro nome autorevole del mondo scientifico, come il premio Nobel Rita Levi Montalcini, quella del governo è «una decisione deplorevole che porterà a un peggioramento dello stato attuale della ricerca in Italia». E mentre gli scienziati preparano iniziative di protesta clamorose, come la simbolica riconsegna davanti a Montecitorio dei «ferri del mestiere» e la fuga in massa all'estero, in serata in segno di protesta si è dimesso Flavio Toigo, presidente dell'Infm, l'Istituto nazionale di fisica della materia di cui è previsto l'accorpamento con il Cnr.

Per i ricercatori italiani quella di ieri è stata l'ennesima giornata trascorsa sulle barricate nel tentativo di difendere l'autonomia del proprio lavoro. Fin dal mattino in migliaia hanno partecipato alle molte assemblee che si sono svolte nelle varie sedi del Cnr e alle quali hanno partecipato anche scienziati prestigiosi come Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Tullio Regge, Giorgio Salvini, Giuliano Toraldo di Francia e Carlo Bernardini. Tutti hanno criticato l'ipotesi di riforma che prevede l'accorpamento degli enti con la conseguente eliminazione di alcuni di essi ma che rappresenterebbe anche una pesante minaccia al futuro della ricerca in Italia. Con la riforma, infatti, il governo si approprierebbe della possibilità di nominare i vertici degli Istituti, a danno dell'equilibrio esistente oggi e basato su nomine scelte sia dal ministro che dalla comunità scientifica. Se approvato il testo - che ora passerà al parere del parlamento - penalizzerebbe inoltre in maniera pesante il Cnr dividendolo in tre macro-aree di ricerca e privandolo della propria autonomia sia finanziaria che gestionale. «Progetti che la comunità scientifica non è in grado di accettare», ha osservato Rino Falcone, coordinatore dell'Osservatorio della ricerca. «Pensavamo che la giornata di mobilitazione avrebbe indotto almeno a un confronto ulteriore con la comunità scientifica, ma adesso non resta che accelerare le manifestazioni di protesta già annunciate». E come primo atto i ricercatori hanno già cominciato a far piovere sul ministero dell'Istruzione e su palazzo Chigi centinaia e centinaia di fax.

«Non c'è nessun motivo di protestare da parte dei ricercatori, perché la struttura degli enti di ricerca rimane sostanzialmente immutata», ha difeso ieri sera la decisione del governo il ministro per le politiche Agricole Gianni Alemanno. «L'accorpamento riguarda solo la parte burocratica amministrativa che viene sostanzialmente sfrondata. Ci sono meno consigli di amministrazione - ha proseguito il ministro - meno posti da occupare ma le strutture vengono tutte preservate». Un ottimismo non condiviso, ovviamente, da Flaminia Saccà, responsabile università e ricerca dei Ds, per la quale quello del governo «è un blitz dell'ultima ora, anzi dell'ultimo minuto». «Da parte del ministro Moratti c'è stato un tira e molla in questi giorni. Il ministro ha voluto far vedere che apriva un giro di consultazioni tra le forze politiche - ha detto ancora Saccà - An stessa aveva chiesto un confronto più ampio, ma Moratti ha deciso tutto lo stesso e, ripeto, all'ultimo minuto, nonostante una protesta in atto dei ricercatori al Cnr e di tutti gli istituti scientifici. Si sono ribellati tutti ma lei ha proceduto lo stesso» .

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SEMPRE SULLO STESSO TEMA ....

DA - IL MANIFESTO - L'INTERVISTA

«Si stanno spartendo la ricerca»
Lucio Bianco, presidente uscente del Cnr: «Il commissariamento è illegittimo. Farò ricorso al Tar.


IAIA VANTAGGIATO


A poche ore dal commissariamento del Cnr, Lucio Bianco - presidente uscente suo malgrado - si dichiara sereno ma determinato: «Contro un atto che consideriamo illegittimo, faremo ricorso al Tar».

Professor Bianco, il maggior ente italiano per la ricerca verrà guidato da un «tecnico». Come valuta la nomina - al suo posto e con poteri straordinari - del rettore della Luiss Adriano De Maio?

Conosco bene De Maio e sono certo che sarà in grado di portare avanti l'attività del Cnr. Mi chiedo piuttosto se lui condivida sino in fondo il progetto di riforma e se sia nella condizione di decidere in modo autonomo i nomi dei tre vicecommissari che - come apprendo dalle agenzie insieme a tutto il resto - verranno nominati.

In modo autonomo vuol dire indipendentemente da appartenenze politiche?

Beh, che si sia pensato a ben tre vicecommissari quando sarebbe bastato un unico commissario fa pensare ad una spartizione; alla volontà di accontentare varie forze politiche.

Lei ha parlato di atto illegittimo e di attacco alla Costituzione. Perché

Qualsiasi commissariamento deve essere motivato da fatti eccezionali. Ora, il commissariamento del Cnr è stato motivato con la scadenza - alla fine di marzo - del consiglio direttivo. Ciò significa che il mandato è stato tagliato di due mesi quando, cioè, gli organi godono ancora dei pieni poteri.

Anche lei «scade» a fine marzo?

Il mio mandato scade - diciamo sarebbe scaduto - alla fine del 2005. E' per questo che nel caso in cui il Tar dovesse darci ragione io mi dimetterò immediatamente.

Come, se il Tar le dà ragione lei si dimette?

Ciò che mi sta a cuore è ripristinare la legittimità formale degli atti di governo, non difendere la mia poltrona. Inoltre, solo così potrei dare una lezione di stile ad un governo che non ha avuto neanche la cortesia istituzionale di avvertire. Del commissariamento, della mia destituzione, dell'approvazione della riforma degli enti sono venuto a conoscenza solo oggi, grazie alle agenzie di stampa.

Eppure la bufera era nell'aria. Non ha mai cercato di incontrare il ministro Moratti?

Nel corso dell'ultimo anno e mezzo ho scritto più volte al ministro chiedendo di essere ascoltato, di poter illustrare ciò che sinora era stato fatto ma anche ciò che necessitava di correzioni. Correzioni, non stravolgimenti perché né la missione né l'organizzazione scientifica del Cnr va stravolta. E l'ho chiesto individualmente, come presidente del Cnr, come e insieme ai membri del consiglio direttivo e del comitato scientifico.

Quante volte le ha risposto Moratti?

Nessuna. Le sembra corretto?

I ricercatori hanno ribadito che continuerà la loro raccolta di richieste di anno sabbatico per poter svolgere attività di ricerca all'estero.

Sono al loro fianco. Del resto, è l'unico modo di cui dispongono per manifestare al ministro insoddisfazione. Sia rispetto al metodo - visto che non c'è stato alcun dibattito preliminare - che ai contenuti.

La riforma degli enti, a suo parere, è un attentato alla libertà di ricerca?

Assolutamente sì. Il progetto del decreto legislativo riduce fortemente l'autonomia del Cnr che è - a tutti gli effetti - un ente di ricerca non strumentale, dunque assimilabile ad accademie e università e quindi dotato dello stesso grado di autonomia sancito dall'articolo 33 della Costituzione. Spero che le commissioni parlamentari pongano rimedio.

Cosa s'intende per enti non strumentali?

Enti nei quali la ricerca è libera da vincoli e non è legata al raggiungimento di obiettivi immediati. Enti nei quali la ricerca «serve» solo ad aumentare le conoscenze indipendentemente dalle applicazioni.

Scuola, università, ricerca. Intravede una strategia precisa di affossamento?

Quello che vedo è una completa incultura per l'alta formazione e la ricerca; una non conoscenza dei problemi reali e delle dinamiche che in tutti i paesi del mondo vigono in questo campo. Credo che questo governo stia facendo di tutto per affermare una cultura utilitaristica cui interessano solo risultati e applicazioni, una ricerca strumentale e di breve periodo inconciliabile con la vera ricerca: quella di base e a lungo termine.

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TUTTE LE SCUOLE andrebbero monitorate... ma la usl risponde a tutti....non si puo' fare... il 90 per cento sarebbero chiuse... ed ecco allora che il dramma e' stato nuovamete sfiorato !

MONTELIBRETTI


Tragedia sfiorata all'asilo


Crolla il tetto, ferite la maestra e una bimba. Era una scuola a rischio
ANGELA CAMUSO
MONTELIBRETTI (Roma)


Grazie al cielo. Perché se non fosse nevicato, giovedì notte, in questo paesino di montagna a 45 km di Roma, chissà in quanti avrebbero pianto. A Montelibretti, ieri mattina, è stato uno scuolabus in ritardo, proprio a causa del maltempo, a cambiare il destino di 70 bambini, alunni dell'unico asilo comunale del paese, che conta 5000 abitanti. Il tetto in tegole e legno della scuola materna «Il Castello», composta di tre classi, è crollato e ha fatto sbriciolare come fosse di cartone il solaio di due aule: scomparso il soffitto, mentre banchi e cattedre sono rimasti sepolti dalle macerie. E pensare che questa scuole era stata controllata, l'ultima volta proprio giovedì mattina, dall'ufficio tecnico del comune, nell'ambito dei sopralluoghi avviati dopo la tragedia della scuola «Jovine» di San Giuliano di Puglia, in Molise. Ma di quel tetto malconcio, nessuno si era accorto.

Erano le 8.40, ieri mattina. Le lezioni sarebbero iniziate alle nove. E una decina di bambini e qualche maestra, infatti, erano già entrati nell'atrio, stanchi di aspettare al freddo il resto della scolaresca. «Ho sentito um boato. Ho pensato al terremoto», dirà poi l'insegnante Sofia Gatto, 47 anni, che ha sentito prima un colpo in testa, poi è stata scaraventata a terra dalla pioggia di detriti, finendo in ospedale con un traumacranico. Vicino a lei c'era Ilenia, cinque anni. La sorte ha voluto che la maestra e la piccola non avessero già varcato la soglia dell'aula: Ilenia è stata raccolta sanguinante, ma si salverà. Ha un trauma cranico, una frattura alla spalla e una ferita sullafronte: i medici dell'ospedale Umberto Primo di Roma - dove la bimba è stata trasferita in elioambulanza dal pronto soccorso di Palombara Sabina, un centro a pochi chilometri da Montelibretti - dicono che guarirà in 30 giorni, salvo complicazioni.

«Non abbiamo mai avuto un segnale di quel che stava per accadere. Il nostro paese è sato baciato dalla fortuna», è stato il commento del sindaco, Pasqualino Imperi, 47anni. Lo stesso sindaco che insieme ai geometri del suo ufficio tecnico aveva inserito «Il Castello» tra le scuole a rischio, dopo una serie di sopralluoghi - l'ultimo giovedì mattina - compiuti all'indomani della strage a San Giuliano di Puglia. Ma, sorpresa, in quel catalogo di cose da rifare all'interno dell'asilo (come gli impianti elettreci e le uscite di sicurezza) non era stato menzionato il tetto. «Non so darmi una spiegazione» ha continuato a ripetere, in lacrime.

Il capoufficio tecnico del comune di Montelibretti autore dell'ultimo sopralluogo, il geometra Vincenzo Zito, che appena ha saputo del crollo a «Il Castello» è corso a scavare come un pazzo tra le macerie, sordo alle voci di chi gli urlava che tutti erano in salvo. La procura di Tivoli ha aperto un'inchiesta, che sarà affidata al sostituto procuratore Salvatore Scalera. I primi sopralluoghi effettuati da un'equipe di tecnici del genio civile di Roma, escludono che a causare il crollo sia stato il peso della neve cadutanella notte, alta sul tetto soltanto pochi centimetri. A cedere sono state le travi in legno che compongono la capriata del tetto, insieme a una catena di tiranti in acciaio che stanno alla base di quest'ultima, unita alle travi per mezzo di bulloni. «Forse la causa è stata un bullone deteriorato, magari per la ruggine, che avrebbe fatto crollare prima le travi in legno, che poi hanno spezzato i tiranti in acciaio - dice Antonio Nuzzo, dirigente del genio civile di Roma - O forse è proprio la catena di acciaio a essere crollata per prima». Le accuse e i proclami, per l'ennesima tragedia sfiorata, sono arrivati da ogni parte. Il presidente dell'Unione genitori, Donatella Poselli, ha definito la vicenda un «fatto vergognoso», invitando le amministrazioni pubbliche ad impegnarsi per rendere le scuole più sicure. «La messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici non è più rinviabile - è stato il commento della Cgil Funzione Pubblica - Purtoppo registriamo insensibilità e sottovalutazione nelle politiche del governo che in sede di legge finanziaria ha pesantemente ridotto i trasferimenti agli enti locali, penalizzando la qualità dei servizi».

A Montelibretti, intanto, la gente sfila in silenzio davanti allo scheletro del «Castello». E' un paese sotto choc. Che ancora non sa se maledire il fato. O ringraziarlo.

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UN'ALTRA BELLA INTERVISTA DI QUESTO potere al potere che si difende dai giudici - naturalmente Pubblicata da :

IL CORRIERE DELLA SERA - L'INTERVISTA

Gargani: Rognoni sbaglia, mi chiedo se ha avuto il via libera dal Quirinale

ROMA - «Rognoni sbaglia due volte. Descrive una situazione della giustizia da "paradiso terrestre" che anche un bambino può smentire. Ma, soprattutto, doveva tacere. E presumo che prima di rispondere al presidente del Consiglio abbia chiesto il permesso al capo dello Stato». Giuseppe Gargani, responsabile giustizia di Forza Italia, commenta con durezza il monito del vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni, a difesa della magistratura, della sua autonomia e indipendenza. E si interroga sulla posizione del Quirinale.

Perché Rognoni doveva tacere?


«Perché la sua è una chiara risposta a Berlusconi. Ma il vertice del Csm non può, e non deve, rispondere al presidente del Consiglio. Penso che, proprio perché la dichiarazione era stata annunciata, Rognoni ne abbia parlato anche con il Presidente».


Vuole dire che il capo dello Stato ha avuto un qualche ruolo nella vicenda?


«Presumo che il vicepresidente chieda al presidente una sorta di autorizzazione. E mi domando se abbia avuto un via libera».


Cosa si risponde?


«Non posso credere che il capo dello Stato mandi avanti il vicepresidente del Csm. Se vuole fare un intervento di questo tipo, che è un intervento politico, lo può fare, come lo ha fatto in passato».


Quale parte del monito di Rognoni giudica inopportuna?


«Tutte. La sua è una sintesi da "Bignami", quei riassunti che gli studenti usavano prima degli esami di diritto pubblico. Dice cose ovvie».


Ha detto che non c’è un «governo delle toghe».


«Anche un bambinetto può vedere che una parte della magistratura fa politica. E sono le punte più avanzate che fanno la storia. Comunque le polemiche sono solo la punta di un iceberg. Dal ’48 in poi la giurisdizione è molto cambiata. Ora, dalla bioetica all’ambiente, ogni sentenza ha connotazioni politiche. Rognoni fa l’ingenuo e sfugge alla domanda essenziale su quale giustizia e quali giudici noi vogliamo».


Il vicepresidente sottolinea come sia stato il Polo a dire che, con la Cirami, sono comunque i giudici a dover decidere.
«Le sentenze della Cassazione vanno rispettate, siamo d’accordo. Ma questo non significa che non possano essere criticate»


Con una sentenza diversa le accuse non si sarebbero attenuate?
«Certo non si sarebbe parlato di "governo delle toghe". Ma la sinistra avrebbe gridato contro il provvedimento "ad personam". In questo i due Poli si equivalgono. E’ proprio questa la crisi da cui bisogna uscire al più presto».


Come?


«Lo dico da 10 anni, ripristinando le prerogative di cui il Parlamento si è spogliato».


L’immunità?


«Certo. L’origine del dissesto è tutta lì. E la legislazione doveva iniziare ripristinando i rapporti tra i poteri dello Stato. E’ un problema che si stanno ponendo tutti in Europa e nel mondo».


Rognoni ricorda che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.
«Le prerogative del Parlamento esaltano l’uguaglianza perché evitano i soprusi. I poteri devono avere pesi e contrappesi. Se si altera l’equilibrio viene meno l’armonia sociale. Tutti devono rispondere alla legge ma non per fatti politici ».


Pecorella (FI) parla di «proclama politico». Concorda?
«La riservatezza del Csm fa parte dell’armonia fra le istituzioni e in questo senso sono d’accordo. Comunque il nodo è che il Csm non è il vertice della magistratura. L’Anm aveva già parlato. Bastava».


Il Polo non chiede che l’Anm non esorbiti dal suo ruolo di sindacato?


«Almeno l’Anm non è titolare dell’azione disciplinare sui magistrati. Sbilanciandosi con questo giudizio sommario assolutorio ora Rognoni, e il Csm, si dovranno scontrare con una realtà quotidiana che non è così rosea. E negare la realtà non aiuta nel dialogo tra istituzioni».


L’Anm dice che un potere non dovrebbe aggredire l’altro.


«Che da 10 anni sia il potere politico a subire aggressione non lo può negare nessuno. E’ agli atti».

 

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E' SIMPATICO QUESTO sondaggio, per comprendere le bieghe mosse politiche nel centrodestra :

L’attacco del Cavaliere alla Cassazione piace poco, anche nel centrodestra anche contro fini che aveva cercato di difendere il suo cavaliere :

DA - IL CORRIERE DELLA SERA :



di RENATO MANNHEIMER

La sentenza della Corte di Cassazione riguardo alla sede dei processi in cui sono coinvolti Berlusconi e Previti ha suscitato numerose discussioni e polemiche. Tutti i media ne hanno parlato, in Italia e all’estero. Eppure, solo poco più della metà degli italiani ha compreso bene il merito della vicenda e sa spontaneamente descrivere in modo esatto la natura della decisione della Corte. Gli altri si dividono tra risposte errate (28%) e dichiarazioni «non so». Ciò nonostante, la gran parte della popolazione, una volta informata sulla questione, esprime un giudizio al riguardo. La maggioranza assoluta ritiene che la Corte abbia agito in modo obiettivo e non abbia voluto attaccare personalmente il presidente del Consiglio. Né che ci sia, in generale, un particolare accanimento dei giudici contro di lui. C’è, naturalmente, una differenziazione secondo l’orientamento politico, con opposte posizioni tra gli elettori di centrodestra e di centrosinistra. In parte, ciò dipende dal fatto che, nel formulare la propria opinione, specie quando si tratta di questioni come questa, relativamente complessa e della quale, come si è visto, si sa poco, si fa spesso riferimento alla posizione della forza politica verso la quale si ha maggior fiducia. Che svolge un ruolo di «facilitatore», aiutando a definire il proprio orientamento sui problemi più complicati. Ma proprio per questo è particolarmente significativo che, in questa specifica occasione, una quota minoritaria ma assai rilevante (30-40%) dell’elettorato del centrodestra assuma posizioni opposte a quelle del presidente del Consiglio, negando in particolare che la Corte abbia voluto «colpire» personalmente Berlusconi, e dissociandosi dalla più generale valutazione su di una battaglia ingaggiata dai giudici contro il Cavaliere.
E’ probabile che l’area di dissenso del centrodestra sarebbe stata ancora più elevata se proprio il presidente del Consiglio non fosse intervenuto direttamente al riguardo. La dichiarazione di Berlusconi in televisione ha suscitato molte critiche. Ma parrebbe avere raggiunto il suo scopo: quella di persuadere almeno una parte del suo elettorato. In particolare, quei segmenti che già in passato apparivano più sensibili alle dichiarazioni del presidente del Consiglio e più propensi a condividerne le argomentazioni. Si tratta, come già si sa, delle persone più giovani, con titolo di studio medio, e, specialmente, già orientate al centrodestra. E' a costoro che Berlusconi si è rivolto. Ed è l’appoggio di costoro che è riuscito in parte a mantenere (anche se più del 30% dei suoi elettori non ha apprezzato le sue dichiarazioni), ben sapendo di suscitare una tempesta di critiche tra gli elettori dell'opposizione (al cui consenso, tuttavia, probabilmente, è meno interessato).
In definitiva, a fronte di un impatto iniziale piuttosto negativo per Berlusconi, la capacità comunicativa di quest’ultimo ha saputo, al solito, tamponare in larga misura i danni per lui più gravi sul piano del consenso. Anche se la maggioranza della popolazione italiana - e, quel che più conta, una parte significativa dell'elettorato della Cdl - è in disaccordo con le posizioni del Cavaliere riguardo alla magistratura.

 

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QUESTO e' di pietro - giustizialista... e non lo si puo' assolutamente definire un uomo di sinistra, semmai di centro destra anche se e' alleato con l'attuale opposizione - ma fu o non fu acclamato anche dalla lega nell'epoca di tangentopoli ?

DA - IL CORRIERE DELLA SERA - L'INTERVISTA :

Di Pietro: sulla giustizia questo Parlamento è in conflitto d’interesse

«Troppi inquisiti di Mani pulite e loro avvocati pronti a indagare chi un tempo li giudicò». «Pomicino accusa dopo 7 anni e non a caso colpisce chi guida Montecitorio»

MILANO - Ricattatore di Casini. Così l’ha dipinto Paolo Cirino Pomicino nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere . Ma Antonio Di Pietro non solo respinge l’accusa dell’ex ministro dc più volte inquisito, la ribalta: «Nelle dichiarazioni di Pomicino leggo il rilancio della stagione dei ricatti che blocca l’attività di questo Parlamento: dopo 7 anni, a freddo, scrive un libro e manda messaggi non a caso rivolti a chi, come Casini, è diventato presidente di Montecitorio...».

Ma allora è in qualche modo d’accordo con Pomicino: il tema giustizia non permette alle Camere di funzionare, dunque urge una pacificazione nazionale .


«Eh no, Pomicino vuole un’amnistia generalizzata, io chiedo di fare delle scelte nell’interesse del Paese».


Ad esempio?


«Innanzitutto l’ineleggibilità di chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato. Ma non basta».


Qualcuno potrebbe dire che non basta perchè Berlusconi non ha condanne definitive...


«Ecco, su questo punto non sono per nulla d’accordo con Fassino e Rutelli: se si andasse a elezioni anticipate e Berlusconi venisse eletto con una condanna in primo grado si porrebbe un problema politico di rappresentatività. Dunque propongo che in Parlamento un condannato in primo grado abbia la stessa sorte di un pubblico ufficiale, ovvero la sospensione dall’incarico fino al termine del processo».


Ma perchè ritiene che il Parlamento non possa funzionare?


«Perchè in materia di giustizia si trova a essere in palese conflitto d’interesse. Una prima categoria di parlamentari ha avuto problemi con la legge ai tempi di Mani pulite, magari non ha condanne ma ha beneficiato di prescrizioni e amnistie. A questi si aggiungono i difensori di quegli stessi parlamentari, ora onorevoli. Infine quelli non toccati dalle inchieste solo perchè queste arrivarono appena alla punta dell’iceberg. Anche costoro però possono ricattare, far capire che potrebbero "ricordare" qualcosa... Come è possibile che in una commissione d’inchiesta su Tangentopoli parlamentari con questo passato abbiano poteri simili all’autorità giudiziaria per indagare su giudici che un tempo indagarono su di loro o sui loro clienti? Tutto ciò va sbloccato al più presto».


Altrimenti?


«La stagione dei ricatti continuerà e ognuno userà il Parlamento per risolvere i propri interessi particolari. Berlusconi ha già cominciato con quei richiami trasversali a Prodi sul caso Sme. E’ solo l’inizio».

 

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DA QUANDO I VERTICI SONO A RISCHIO DI CAMBIAMENTO - ecco di cosa si occupa l'istat -

DA - IL MESSAGGERO

Istat: venti minuti l’attesa media alla Posta
E per andare al lavoro si preferisce l’auto

MILANO - Il 40% degli utenti Asl hanno atteso oltre 20 minuti, nel 2001, per il servizio richiesto. E non è andata meglio a chi ha effettuato operazioni sulle pensioni e versamenti alle Poste, come rileva l’Istat in uno studio sui servizi pubblici. Dal quale si evince che al Centro e al Sud le code sono più lente che al Nord.
Dal 1993 al 2000 si è stabilizzato l'uso dei servizi postali, ma nel 2001 è tornato a crescere grazie all'incremento dei servizi bancari. Gli utenti dell'anagrafe sono calati dal 60,5% del 1993 al 44,3% del 2001, mentre gli uffici amministrativi delle Asl scendono dal 49% del 1993 al 43,2% del 2000, ma registrano un lieve aumento nel 2001 (45,3%). Secondo l’indagine Istat una quota rilevante di famiglie sostiene di aver avuto difficoltà nell'accesso ad alcuni servizi, soprattutto relativi all'azienda elettrica (66,1%), del gas (60,2%), pronto soccorso (57%), polizia e carabinieri (41,6%). Quanto alla modulistica fiscale, è rimasto stabile il ricorso, dal 1993 e il 2001, a persone o organizzatori per la compilazione. Nel 2001, il 45,6% delle famiglie ha usufruito dell'intermediazione, il 19,4% si è rivolto a persone non a pagamento e il 22% a un componente della famiglia.

Auto. Gli italiani preferiscono l'auto per andare a lavoro, anche se nelle grandi città il trasporto pubblico è più utilizzato che altrove (il 17,3% dei residenti usa tram e bus). Principali fruitori del trasporto pubblico - in calo dal 26,2% del 2000 al 24,1% - sono studenti (40,8%), persone in cerca di prima occupazione (27,5%), casalinghe (26%), pensionati (24,5%). Il 10,9%, rileva l’Istat, ha utilizzato i mezzi pubblici abitualmente, cioè tutti i giorni o qualche volta la settimana. Le donne scelgono autobus, tram o filobus più di quanto lo facciano gli uomini (27,1% contro 20,9%) e soprattutto in Liguria (44,3%) e Lazio (38,1%). In base al rapporto Istat, gli utenti di trasporti pubblici urbani hanno denunciato un «elevato grado» di insoddisfazione, anche se in «lieve miglioramento» rispetto all'anno precedente: aumenta la soddisfazione per le corse, la puntualità, la velocità e la comodità degli orari.
Raccolta differenziata. In aumento la raccolta differenziata dei rifiuti: le famiglie che non la effettuano mai sono passate dal 22,8% del 1998 al 18,7% del 2001. I generi di rifiuti che le famiglie raccolgono abitualmente in modo differenziato sono soprattutto il vetro (56,2%), la carta (52,5%) e i contenitori di plastica (46,8%). Rilevanti le differenze territoriali: positiva la raccolta al Nord mentre al Centro - sottolinea l’Istat - è al di sotto della media nazionale e al Sud e Isole solo la metà.

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con gli eruo TUTTO E' DIVENTATO CARISSIMO... proprio l'altro giorno mi sono resa conto che non c'e' piu' nulla sotto le ex tremila lire... ora non ci si rende contro neanche dove e' arrivata la benzina con la politica estera di bush e gli appoggi di berlusconi e inglesi :

DA - IL MESSAGGERO

La benzina vola ai massimi da oltre due anni
Un litro arriva a quota 1,095 euro. In aumento anche il prezzo del gasolio

di GUGLIELMO QUAGLIAROTTI

ROMA - I mercati petroliferi continuano a restare in fibrillazione per la situazione in Medio Oriente e così i prezzi della benzina schizzano a 1,095 euro al litro segnando, a partire da oggi, un nuovo record da oltre due anni. L'Ip, uno dei marchi del gruppo Eni, che già aveva portato il prezzo della verde sopra quota 2.100 delle vecchie lire. ha infatti annunciato un ulteriore rialzo di 0,008 euro al litro. In aumento anche il gasolio che passa a 0,913 euro segnando un rincaro di 0,005 euro al litro.
Spinti dalle fiammate delle quotazioni petrolifere legate alle incertezze per la situazione mediorientale, i prezzi dei carburanti proseguono così il rally che ha visto il prezzo della verde salire, solo nel giro dell'ultimo mese, fino a 0,020 euro al litro. Per un pieno gli automobilisti spendono così oggi un euro in più rispetto alla vigilia del Capodanno 2002.
In un anno, dalla fine del gennaio 2002, il prezzo della benzina ha così guadagnato circa 0,1 euro. Vale a dire quasi 200 vecchie lire che per un rifornimento completo si traducono in una maggiore spesa che arriva a sfiorare i 5 euro, 10 mila vecchie lire. Il caro pieno non risparmia comunque anche gli altri carburanti: il nuovo rincaro, atteso per domani, porterà infatti il gasolio a 0,913 euro al litro, 0,072 euro in più di un anno fa.
A pesare sui prezzi alla pompa di benzina e diesel, ormai alle stelle, pesano le vicende del’Iraq. Le quotazioni del petrolio si sono spinte infatti, nelle ultime settimane, anche sopra i 34 dollari al barile (33,50 oggi il greggio americano a New York) sulla scia dei tamburi di guerra su un imminente attacco all'Iraq. Una situazione di crisi, alla quale si deve aggiungere la crisi del settore determinatasi con gli scioperi in Venezuela che hanno compromesso le esportazioni dal paese sudamericano uno dei principali paesi fornitori Usa.
Ma gli scenari internazionali potrebbero riservare brutte sorprese nell'immediato futuro. Le conseguenze di una nuova guerra in Medio Oriente sono infatti imprevedibili per quanto riguarda l'effetto sul mercato petrolifero. E quindi sui prezzi dei carburanti e delle altre materie prime energetiche. Anche solo considerando l'emotività dei mercati: «Siamo entrati ormai in allarme ed ogni piccolo fatto assume un peso incredibile», commentano gli operatori spiegando che al momento ogni possibile previsione in tema di quotazioni dell'oro nero potrebbe essere smentita dai fatti. Di certo, ad oggi, c'è che il caro-greggio ha vanificato completamente i benefici dell'apprezzamento dell'euro sul dollaro (senza il quale oggi il prezzo della benzina alla pompa sarebbe comunque più alto di 30 vecchie lire al litro).
Le preoccupazioni degli analisti non riguardano però solo la spesa degli automobilisti. Il caro petrolio incombe infatti sull'intera economia, cominciando dall'inflazione: per ogni 0,0036 euro di variazione registrato dai prezzi dei carburanti in un mese gli esperti del settore stimano infatti un impatto sull'andamento dei prezzi al consumo dello 0,1% su base mensile. Ma non è tutto. L'aumento dei carburanti non incide infatti solo sull'andamento del'indice dei prezzi al consumo e sulle voci correlate (come elettricità e gas che già a gennaio sono salite per il caro-oro-nero) ma anche sui costi di trasporto e quindi, nel medio periodo, su tutte le merci ed i prodotti.

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E' INTERESSANTE SEGUIRE le provocazioni che stanno accadendo, queste sicuramente nonfanno bene alla pace, non bisogna lasciarsi andare a certe evidenti provocazioni :

DA - L'UNITA'

Forza Nuova apre una nuova sede a Modena, scontri con no global e polizia: due feriti
di red

Ancora un sabato di scontri tra Forza nuova e no global. dopo quelli di Bologna, due settimane fa, stavolta è successo a Modena, dove questa mattina il movimento di estrema destra ha inaugurato la sua sede in pieno centro storico. Per
l'occasione, Giovani comunisti, Prc e no global avevano proclamato una manifestazione di protesta.

Negli scontri, fanno sapere da Forza nuova, è rimasto ferito un loro militante bolognese di 18 anni. «Non sappiamo come sta- spiega Luigi Casto, militante di destra- perchè non riusciva a parlare. Sicuramente, però, ha un trauma cranico commotivo, diagnosticatogli sul posto prima che venisse portato al
policlinico. Non sappiamo come si è fatto male, se per una sassata o nel corso della carica delle forze dell'ordine». Ma i no global non hanno dubbi: «Sono state le forze dell'ordine- dice Antonio Tomeo, di un collettivo universitario- noi non eravamo vicino al ragazzo ferito. Anche tra i nostri c'è stata una persona portata in ospedale dopo essere stata picchiata da un esponente di Forza nuova».

Il presidio dei no global doveva svolgersi sotto la Ghirlandina. A un certo punto, però, una cinquantina di persone si sono staccate e hanno cercato di avvicinarsi alla sede di
Forza nuova, dove per la cerimonia di inaugurazione era presente anche il leader nazionale del movimento neofascista, Roberto Fiore.

Il contatto tra disobbedienti e estremisti di destra è avvenuto su viale Trento e
Trieste mentre gli esponenti di Forza nuova, circa una quarantina, andavano verso le loro automobili. In quel momento è partita la carica della polizia.


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UNA BELLA INTERVISTA A SERGIO SERGI - sull'unione eruopea e la guerra :

DA - L'UNITA' - L'INTERVISTA

"L'Europa cerca posizioni comuni, Berlusconi volta le spalle"

BRUXELLES «Lo voglio chiedere con la massima schiettezza: Berlusconi guiderà l’Unione europea, nel prossimo semestre, ubbidendo all’amministrazione americana oppure provando, innanzitutto, a mettere insieme i partner europei su una posizione comune, sempre più forte, in politica estera?»
L’on. Pasqualina Napoletano, è presidente della Delegazione Ds al Parlamento europeo e vicepresidente del gruppo Pse. Ovviamente, è soddisfatta del voto con cui giovedì l’assemblea di Bruxelles ha definito «ingiustificato» un intervento militare in Iraq. La risoluzione è passata a maggioranza, con il voto contrario del Ppe e della destra. Nello stesso tempo, Berlusconi era a Washington per dimostrare fisicamente di essere poco europeo. Dal primo giorno di luglio, Berlusconi parlerà a nome dell’Unione. È questo che preoccupa? «Berlusconi, e i suoi ministri nei vari Consigli europei, presiederanno l’Unione per un semestre: sarà il loro compito e nessuno glielo contesta. Ma come gestiranno, sia il presidente sia il ministro degli esteri Frattini, la politica estera dell’Ue in una fase che non è difficile prevedere che sarà delicatissima? Avere la responsabilità della presidenza non prevede manifestazioni ambigue, tantomeno di rottura, esternazioni stravaganti e acquiescenza verso l’esterno. Quanto sta accadendo non promette nulla di buono. Berlusconi, appena qualche settimana fa, è andato da Putin e ha gridato ai quattro venti che gli ispettori, in Iraq, non avrebbero trovato nulla. Vedremo cosà dirà nella nuova, imminente, visita. L’altro giorno è andato da Bush e ha annunciato la presentazione di prove schiaccianti contro Baghdad. Uno che parlasse così a nome dell’Unione non sarebbe esattamente un esempio di saggezza ed equilibrio, doti tradizionali di una presidenza di turno».


E cosa dovrebbe fare un presidente dell’Unione?


«Rientrare nei ranghi. Non firmare, per esempio, un documento con pochi altri partner europei, dimostrando scarso senso di solidarietà verso i dirigenti dell’attuale presidenza greca. L’Italia partecipa alla cosiddetta "trojka" europea, visto che tra pochi mesi riceverà il testimone da Atene. In politica estera non si possono né devono farsi certi giochini. L’Europa non apprezza. Non si può far parte della "banda degli otto o nove" pugnalando alle spalle il ministro con cui si va in giro a spendere le buone ragioni dell’Unione».


Il ministro Frattini, ieri, era insieme a Papandreu ad Ankara e ha detto che la lettera firmata da Berlusconi, Blair, Aznar & C. non contraddice la linea adottata all’unanimità dai ministri degli esteri il 27 gennaio.


«E se non è in contrasto, allora perché l’hanno firmata? Che bisogno c’era? Forse che l’Unione non ha mai espresso la propria solidarietà agli Stati Uniti? Ci sono montagne di documenti, del Consiglio e del Parlamento europeo, che si schierano, a maggior ragione dopo l’11 settembre, con gli Usa nella lotta al terrorismo. Spiace dirlo, ma non si aiuta la faticosa strada dell’Europa verso una posizione comune in politica estera, voltandole le spalle alla prima occasione. Non si rompe uno sforzo unitario, specie se un paese è tra i fondatori di questa straordinaria avventura. La presidenza greca, pure Solana l’ha ricordato, è impegnata in prima persona nella ricerca di soluzioni politiche e pacifiche anche in Medio oriente e in Corea. I greci li vogliamo sostenere o gli remiamo contro?».

Il voto del parlamento europeo aiuta il processo unitario?


«Il pronunciamento è molto importante. Specie in questo momento. Di sicuro, è destinato a sostenere la presidenza dell’Unione. E anche la posizione di Francia e Germania è un appoggio decisivo per una politica comune. In un paragrafo della risoluzione si esprime pieno appoggio al documento, unanime, dei ministri degli esteri. Si tratta di un testo che, detto per inciso, anche l’Italia ha approvato. Il parlamento si batte per salvaguardare un’identità europea, difende il ruolo chiave dell’Onu, si schiera per la multilateralità. Penso che questi valori debbano diventare pilastri di una dottrina per la futura Costituzione europea».


Qualcuno ha detto: la risoluzione sembra più rivolta agli Usa che a Saddam Hussein…


«Chi lo dice non l’ha letta. Segnalo solo una cosa: c’è un paragrafo che invita il Tribunale Penale Internazionale a indagare sui crimini del regime iracheno e non su George W. Bush».


La sinistra europea ha votato compatta. Anche i laburisti britannici. Com’è stato possibile?


«C’è voluto del tempo. Dall’estate scorsa nel gruppo parlamentare si discute, ci si confronta. Alla fine, si è riusciti a togliere di mezzo qualunque elemento ideologico e s’è visto che era possibile proseguire su un percorso comune. I laburisti britannici hanno dimostrato d’essere capaci di liberarsi dal loro tipico approccio nazionale. Se si sta in Europa, è l’unica via. Il centro sinistra italiano ha sostenuto questa posizione, compresi i popolari e la Margherita. E nel parlamento europeo anche la sinistra comunista ed ecologista, spesso in dissenso, ha dato i suoi voti. È questa la morale. Ovviamente, nessuno sostiene l’idea che le Nazioni devono estinguersi. Queste sono pure sciocchezze messe in giro da chi non vuole l’integrazione dell’Europa».


I popolari, invece, sono rimasti da soli e sono stati battuti.


«Un vero peccato. Hanno prevalso, nel Ppe, le posizioni oltranziste di Aznar e dei forzisti di Berlusconi e di Tajani (vicepresidente del Ppe). Forse, i veri popolari, i fondatori di questo partito, dovrebbero interrogarsi se questa linea da falchi. E che li ha spinti a votare contro una risoluzione che appoggia gli obiettivi dei ministri degli esteri».

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LE ULTIME DI MILANO FINAZA

Alitalia decolla al TAH, in arrivo 171 milioni da parte di KLM

19:30
La compagnia di bandiera italiana ha ricevuto oggi dal vettore olandese il pagamento dell'intero ammontare dovuto in base al lodo arbitrale del 4 dicembre 2002. L'adempimento mette la parola fine alla vertenza insorta tra le due compagnie nell'aprile 2000. Ma non è tutto. La buona notizia fa seguito agli apprezzati conti 2002 resi noti sempre durante questi sette giorni
continua

18:40
Assodato che i conti 2002 sono stati in linea con le attese degli analisti, che l'indebitamento è salito anche per la generosa politica di dividendi del gruppo, che continua l'apporto positivo di Wind, i broker internazionali guardano già al 27 marzo e le aspettative per le strategie future che il gruppo rilascerà sono improntate all'ottimismo
continua 17:40


Il Lingotto e General Motors non hanno voluto commentare, ma a quanto pare Fiat sta accelerando le trattative con GM. Presto l'Ad Barberis in missione in Usa. Forte Enel dopo i conti 2002. Generali al top, snobba flop di Axa. Ras non approfitta del +17% della raccolta 2002. STM giù sul warning di Applied Materials. Tim ringrazia JPMorgan e MS. Capitalia e Fineco a due velocità in attesa cessione Entrium. Bulgari e Beni Stabili a tutto gas. Recupero lampo di Lazio
continua