INTERVISTA A SERGIO STAINO

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Sergio Staino e il “Mistero Bon Bon”

di Paolo Hendel

Dopo l’esperienza di regista cinematografico di Sergio Staino e dopo alcune sue esperienze di regista teatrale, attore, autore di testi di canzoni, ballerino di tip tap, cantante lirico, direttore d’orchestra e lottatore di sumo, tutte sistematicamente abortite senza lasciare traccia alcuna, avevo pensato (e sperato) che il mio amico avesse finalmente imparato la lezione e si fosse rassegnato a essere “semplicemente” uno dei più apprezzati e stimati disegnatori satirici italiani. In cuor nostro, però, tutti noi che gli siamo vicini, e che negli anni abbiamo a nostre spese cominciato a conoscerlo, temevamo che prima o poi si sarebbe buttato in qualche altra impresa. D’altronde si sa, invecchiando ci si annoia e si finisce col cercare sempre qualcosa di nuovo da inventarsi. Ed ecco, tutto a un tratto e senza preavviso, spuntar fuori lo Staino scrittore, autore di un romanzo, libro giallo o non so che, dal titolo “Il mistero Bon Bon”…

Essendo Sergio fortemente miope è stato costretto a dettare per intero la sua opera ad altri che via via l’hanno trascritta per lui. In casa, la moglie Bruna e figli Ilaria e Michele, ben conoscendo la situazione, si sono sempre tenuti alla larga, inventandosi ogni giorno una scusa buona per evitare di essere coinvolti… Sergio si è dovuto così avvalere di collaboratori occasionali. A volte un amico che incautamente era andato a trovarlo, altre volte la colf filippina, costretta a collaborare sotto minaccia di licenziamento, altre volte ancora un turista giapponese che chissà come si era perso nelle campagne di Scandicci… Il risultato finale è quello che possiamo definire uno stile di scrittura un tantino disomogeneo. Qualche “amico” esasperato e assolutamente privo di scrupoli è arrivato a fingere di scrivere, sotto dettatura di Sergio, battendo a caso sulla tastiera del computer mentre, con la coda dell’occhio, tentava di risolvere un difficile Sudoku.

Sospettando qualche “inesatteza” nella trascrizione del suo romanzo, un bel giorno Sergio mi ha invitato a cena a casa sua e, dopo aver messo in tavola una costosa bottiglia di vino rosso, a tradimento mi ha chiesto di leggere il suo libro per segnalargli eventuali errori. Già questo mi pare un indizio utile a farsi un’idea della qualità del romanzo, che l’autore si sia rivolto al sottoscritto per correggerne le bozze!

Con i tanti, troppi libri che alla mia età devo ancora leggere,
 mi è subito sembrata una cosa scandalosa dover perdere tempo 
col romanzo di Staino. Non volendo al tempo stesso rifiutare 
un aiuto a un amico, ho pensato a una trovata che sul momento 
mi è sembrata geniale: correggere sì le bozze del libro evitando 
però di leggerlo. Mi pareva una buona soluzione che non avrebbe 
scontentato nessuno. Ebbene, non ci sono riuscito e al termine 
del lavoro di correzione, quando oramai era troppo tardi per porvi
 rimedio, mi sono accorto che alla fine avevo letto per intero 
“Il mistero Bon Bon”, senza nemmeno saltare qua e là qualche pagina o,
 meglio, qualche intero capitolo, come sono solito fare.
D’altronde come potevo rifiutarmi? Sono anni e anni che Sergio viene
 in teatro a vedere e rivedere i miei spettacoli, dandomi ogni volta
 i suoi disinteressati consigli e i suoi preziosi suggerimenti che io,
 per principio, evito da sempre di seguire!

Non fidandosi troppo, e giustamente, delle mie qualità di revisore, Sergio è ricorso a un altro correttore di bozze nel suo coetaneo e amico Adriano Sofri. Approfittando della di lui condizione di detenuto, lo andava a trovare nel carcere Don Bosco di Pisa e invano il Sofri si faceva negare, dando disposizioni alla guardia all’ingresso di dire che non c’era per nessuno! Lo Staino, furbo, non ci cascava mai. Quando, più di recente, avendo già scontato un terzo della pena, Adriano Sofri ha cominciato a lavorare all’esterno del carcere come bibliotecario, Staino ha iniziato ad aspettarlo ogni giorno davanti al Don Bosco, al rientro dal lavoro, per consegnargli un capitolo del romanzo alla volta. Sofri le ha provate tutte per evitare di incontralo, rientrando in carcere dalla porta posteriore, o anche facendosi calare da un elicottero direttamente nel cortile interno, o magari travestendosi da guardia penitenziaria e alterando ad arte la voce per informare l’amico che “il signor Sofri ha telefonato dicendo di tenergli la camera per i prossimi giorni ma che stasera non rientra…”. Niente da fare. Sergio non ha mollato e alla fine lo ha costretto a leggere per intero il suo romanzo. Pochi giorni dopo averlo fatto Adriano Sofri è stato ricoverato con urgenza all'ospedale Santa Chiara di Pisa e operato per una grave emorragia all'esofago. Certe letture non sono facili da digerire…

Non chiedetemi cosa penso del romanzo di Staino. Quando sono con Sergio e, nonostante le mie mille cautele per evitarlo, il discorso va a cadere sulla sua opera letteraria, mi affretto a cambiare argomento buttando lì qualche osservazione sul tempo, corredata da qualche dato allarmante sul buco dell’ozono, sull’effetto serra o altro. A volte fingo un malore, altre volte svengo veramente e crollo a terra privo di sensi per la tensione accumulata.

Eppure, a conti fatti, devo ammettere mio malgrado che mi sono divertito a leggere “Il mistero Bon Bon”, mi sono sorpreso di alcune felici invenzioni e qualche pagina mi ha perfino commosso. Ma questo, ve ne prego, resti tra noi, che al mio amico Sergio Staino non lo confesserò mai, nemmeno sotto tortura.