La violenza

“violenza”, dal latino violare.

di angela bonora

Mi sono voluta togliere una curiosità e sono andata sul mio vecchio dizionario di latino per vedere le azioni che esprime tale verbo: violare, contaminare, profanare, oltraggiare, trasgredire, infrangere, tradire, maltrattare, danneggiare, guastare, saccheggiare, devastare, alterare…

A questo punto non so più da che parte iniziare il mio articolo: mi serve un giornale! un qualunque giornale…posso aprire la televisione, ascoltare il telegiornale, vedere i film polizieschi e i cosiddetti film normali cui i bambini assistono in presenza dei genitori…

Ed ecco la violenza quotidiana…

Quando si parla di violenza si tende a vedere in essa l’esplosione dell’ira, la cattiveria, l’odio di un individuo su altri individui o su cose, oppure l’esplosione della natura sulla terra, su chi la abita.

Atti di violenza evidenti, riscontrabili per lo più ad occhio nudo.

Ma esistono altri tipi di violenza, la violenza nascosta, subdola, dalla quale l’individuo che ne è sottoposto non può difendersi. Se si difende o cerca di difendersi risulta menomato fisicamente, moralmente, psicologicamente, se non perde addirittura la propria vita.

Esiste anche la violenza su chi non ha neppure l’idea di essere violentato.

Chi lo circonda, chi vive con lui (o lei), vive spesso la sua stessa vita.

L’insieme degli individui che sono attorno si comportano tutti nello stesso modo e quindi chi subisce violenza la reputa normale, reputa naturale di essere sottoposto anche lui allo stesso trattamento. E’ la vita! E’ normale!

E’ normale perché non ha mai visto, sentito, percepito, modi di essere, di vivere, diversi.

Vogliamo fare esempi? esempi crudi?

Il bambino , la bambina che viene sistematicamente violata all’interno della famiglia a cominciare dalla più tenera età non ha coscienza di ciò che le sta succedendo: gli altri bambini sono nelle sue stesse situazioni…, pensa! E’ un gioco hanno detto, un bel gioco di cui bisogna tacere, se no lo portano via…

Arrivata grandicella, in contatto a scuola con altri bambini, comincia a percepire che qualche cosa non va.

Il suo parlare, il suo atteggiarsi desta stupore. Viene affiancata da uno psicologo, da uno psicanalista, al fine di scoprire e spiegarle in modo dovuto cosa c’è che non va. Che cosa deve essere rimosso…La famiglia viene convocata…

Ma all’interno della casa come viene spiegato l’accaduto? Se il bambino, la bambina, non vengono allontanati dal gruppo famigliare, percepiscono un mutamento di umore, e vengono colpevolizzati per aver parlato, si sentono colpevoli … Si sentono colpevoli,puniti…, se vengono allontanati dalla famiglia…

La violenza, che prima era carnale o fisica o morale, si associa allora ad una violenza psicologica e questo sia da parte degli operatori, sia da parte della famiglia. Le continue domande, il voler sapere da lui o lei…

Il bambino si sente “violato” in quel preciso momento, quando sa da altri di “essere stato violato”.

Ad una violenza primaria, di cui non ha avuto neppure sentore essendo ignaro dell’enormità di quella che stava subendo, si associa ora una violenza secondaria. Potrebbe sembrare questa meno grave… Ma la violenza secondaria matura dentro di lui, si ingrandisce, si nutre del suo senso di colpa…

Ma ancora non è finito il processo di violenza: crescendo, vivendo con altri bambini in un contesto sociale più sano, teme si possa vedere questa sua colpa, in più teme di essere violato nuovamente, diventa diffidente, si isola o…diventa violento: ira verso gli altri più fortunati di lui!

Adulto, il peso del suo crescere sarà sempre presente: perché proprio io? perché tu, che mi stai davanti, hai avuto una vita diversa? non sentirai mai, mai la colpa e l’ira che è dentro di me?

Ed ecco che il processo di violenza si trasforma ulteriormente: diventa lui stesso, o lei stessa, la carnefice di altri più deboli. Forse non attuerà lo stesso tipo di violenza, ma comunque violento sarà!

Con questo cosa voglio in definitiva dire?

Il processo di violenza, che si svolge dall’infanzia alla maturità e poi si trasforma purtroppo da passivo ad attivo, deve essere fermato al suo primo apparire o meglio prevenuto con l’informazione, ovviamente adatta ad un bambino. Così si eviterà di costruire nuovi violenti, magari più violenti di quelli che li hanno violati inizialmente.

Il processo di violenza deve essere tamponato alla base .

I bambini debbono essere istruiti adeguatamente perché possano riconoscere se sono violati, messi in condizioni di reagire domandando aiuto e non sentendosi in colpa.

Qui entra in gioco il lavoro dello psicologo, dello psicoanalista, dell’assistente sociale, del pediatra, lavoro molto difficile che richiede persone tanto preparate quanto umane, perché debbono trattare con piccoli esseri , fragili come ampolle di vetro che solo allo spirare del vento si possono spezzare, e farli diventare uomini e donne liberi, donne e uomini di forte cristallo infrangibile e puro.