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Shimon Peres č l’ assassino di Yitzhāk Rabėn

MOLCA Franco JAL Joseph Arturo LEVI

CHI E’ L’ ASSASSINO DI YITZHA’K RABI’N ?

Di Barry Chamish

Traduzione di Maritsė & Franco JAL Joseph Arturo Levi MOLCA

Movimento per la lotta contro l’ antisemitismo

Muoviti, o Levi colpirā ancora

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Yitzhāk Rabėn fu assassinato il 4 Novembre 1995

INTRODUZIONE

UNA COSPIRAZIONE DA BALORDI

Esistono omicidii fatti bene: gli assassini non vengono mai presi. A quanto pare la cospirazione per uccidere Yitzhāk Rabėn appartiene a un’ altra categorėa. E’ una congiura fatta a spanne, e gli assassini alla fine potrebbero essere trascinati in Tribunale. Ma, per una serie di motivi, il sistema politico Israeliano trascura parecchi indizi, indiscutėbili, onde non cercar giustizia.

Yitzhāk Rabėn era il bersaglio ideale per un omicidio. Primo Ministro d’ Isračl, un "Processo di Pace" con l’ OLP e con la Siria che gli fu imposto dall’ estero. Divenne allora il volontario patrocinatore di una diplomazia che stava portando Isračl a morte sicura. Gli si črsero contro due pericoli mortali da campi opposti: i fautori degl’ Israeliani avversi al "Processo di Pace", e i manipolatori del potere, in Isračl e all’ estero, favorevoli al "Processo di Pace". Il crimine fu attribuito ai primi, mentre i secondi ne sono i responsabili.

Ma questo libro non pesca nel torbido dei legami di pelo matici, né fa il nome di chi ordinō l’ omicidio. Nessuno sa chi fosse al vertice della congiura, sarā il lettore a scoprire chi doveva essere coinvolto a livello operativo, e a scoprire inequivocabilmente che Rabėn non potč essere ucciso da Yigāl Amėr, l’ accusato e incarcerato.

Per evitare che il "Processo di Pace" deragliasse, era necessario screditare tutti gli oppositori. L’ opposizione veniva da ogni ambiente Israeliano, persino dall’ interno del Partito Laburista, o Laburista per chi preferisce: il partito di Rabėn. Una corrente del quale, alla fine, fece una scissione, e poi aderė al Governo guidato dal Likųd, cosė detto "di destra". Tipico dei pių vociosi oppositori, Yigāl Amėr era religioso, di destra, e Sefardita, un Ebreo di origine Spagnola. Gli Ebrei di origine Tedesca sono Ashkenasiti, per lo pių "di sinistra", e "laici".

Zimbello e bersaglio ideale, Yigāl Amėr era l’ intruglio pių politicamente ųtile che si potesse reperire. Attivista della organizzazione cosė detta contro la Pace EYAL (sigla di ORGANIZZAZIONE DEI GUERRIERI EBREI) . In realtā Amėr operava per EYAL, una facciata fabbricata dai GSS (General Security Services) di Isračl, o Shabāk, una specie di "FBI Israeliano".

Pilotata da Avishāi Ravėv, agente della Shabāk dal 1987, EYAL fu inventata come parte d’ una operazione segreta destinata a attirare gli estremisti contrari al "Processo di Pace", e a farli arrestare. Vasta testimonianza č stata rfaccolta, grazie a persone che furono testimoni dei metodi di Ravėv. E questo libro illustra: uno dei doveri di Ravėv era provocare Yigāl Amėr, per spingerlo a sparare a Rabėn.

Molti Agenti della Shabāk (se non tutti), e forse parecchi Poliziotti in servizio la sera della morte, avevano ricevuto l’ ordine di consentire lo svolgimento di un’ operazione-trappola. A Yigāl Amėr sarebbe stata fornita una pistola caricata a salve.. Lui avrebbe sparato a Rabėn, e sarebbe stato preso con le mani nel sacco. A quel punto il Governo di Rabėn avrebbe avuta la giustificazione: ordinare a livello nazionale la repressione contro gli oppositori del processo di pace.

Andō proprio QUASI cosė. Subito dopo gli spari a Rabėn, alcuni agenti della Shabāk urlarono: "Sono pallottole a salve"; "E’ una pistola a acqua"; "E’ una esercitazione"; "Non era una cosa vera"; "Pallottole finte", "Srāk, Srāk,": sono a salve, sono a salve. E simili: pensavano proprio che fosse una trappola.

Ma c’ era un’ operazione incrociata. Amėr sparō le sue pallottole a salve, e Rabėn, vivo e včgeto, fu trascinato via, e ficcato dentro alla sua limousine, dove il vero assassino stava in agguato. E poi, quello che doveva essere il viaggio di un minuto verso l’ ospedale, divenne una gimkana di oltre otto minuti per le oscure vie di Tel Avėv. In quel periodo l’ omicida completō la sua opera, e lasciō l’ auto.

Si tratta di fatti, non di elucubrazioni o di teorie. Questo autore ha raccolte centinaja di pagine: rapporti di Polizėa, verbali di processi, e testimonianze pubbliche, e private. Quanto basta per dimostrare la veritā delle seguenti conclusioni. Ecco alcuni degli elementi che i congiurati si lasciarono dietro:

A)Il film girato da un "dilettante"(abbiamo disponibile la cassetta) mostra la porta posteriore dell’ auto di Rabėn: "Non c’č nessuno dentro", ma viene chiusa dall’ interno, prima che Rabėn entri.

B) La stessa registrazione documenta: i gorilla di Rabėn consentono a Amėr di sparare bene al Primo Ministro, che se la cava.

C) La moglie di Rabėn, Leah, e altri testimoni, che erano vicini, hanno visto che lui ha continuato a camminare normalmente dopo essere stato "colpito". Dieci minuti dopo gli "spari", una testimone, Miriam Oren, ha dichiarato al pubblico di una TV nazionale: "Rabėn non č stato colpito. Lo ho visto entrare in auto da solo".

D) Numerosi Ufficiali della Sicurezza e della Polizia hanno testimoniato: non ritengono che Rabėn sia stato colpito, perché dopo i colpi non č caduto, non ha gridato, non ha perso sangue.

E) Esami di laboratorio della Polizia concludono: Rabėn fu colpito a bruciapelo, mentre la Commissione Shamgār Governativa d’ Inchiesta conclude: Amėr sparō da un buon mezzo metro di distanza.

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F) Il rapporto balistico della Polizia afferma: il nastro dell’ arma a ripetizione di Amėr conteneva soltanto otto pallottole, benché egli ne avesse caricate nove.

G) Dopo essere state (si suppone) tolte dal cadavere di Rabėn, le pallottole sono inspiegabilmente scomparse per undici ore.

H) Il certificato di morte -firmato dal Dott. Mordecāi Gutman (uno dei chirurghi che operarono Rabėn) dichiara: Rabėn fu colpito dal davanti, al torace, e la spina dorsale č stata frantumata. Tali affermazioni sono corroborate da una infermiera, la sera stessa, nella sala operatoria. E dal Ministro della Sanitā, medico; e dal Direttore dell’ Ospedale Ichilov; e da un paziente; e persino da Shėmon Peres, giā allora Ministro degli Esteri. La versione ufficiale dice: Amėr sparō alla schiena di Rabėn, senza danni alla spina dorsale.

Il complotto fu cosė balordo, da lasciare abbondanti prove fisiche. Non solo. I congiurati stessi non coordinarono le testimonianze fra loro, e finirono per contraddirsi reciprocamente in ogni occasione.

Sarebbe stato cosė semplice, se un estremista arrabbiato avesse davvero assassinato Rabėn. Ma i profondi legami fra Amėr, e proprio le persone incaricate di proteggere il Premier, coiminciano a dimostrare l’ intrico di sotterfugi e di crėmini perpetrati dalla Shabāk.

Amėr e Rabėn non sono le uniche vittime. Ce ne furono tante altre, sia Ebree, sia Arabe. Questo libro, possiamo soltanto sperare, ajuterā a far sė che non ce ne siano pių altre.

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GRAZIE A….

Almeno in Isračl, molte persone vogliono la veritā senza veli sull’ assassinio di Rabėn. Meno numerose, altre invece no. Chi le vuole, ne ha passate di tutt’ i colori. Grazie, per la forza che dentro le muove. La mia scelta di un ricercatore senza esperienza nel settore, Yechičl Mann, č stata del tutto premiata dalle sue scoperte. E Jočl Bainerman, come al solito, ha fornito prospettive di buona ispirazione. Natan Gefen e Marc Weiss dānno sōlide prove investigative. Brian Bunn organizzō una famosa conferenza, che ha fatto conoscere il mio lavoro a un pubblico nazionale. Grazie del coraggio a lui, e a quanti m’ invėtano a parlare nelle loro sedi. I pių coraggiosi e migliori, come Avi Segal, e Emma Sodnikov, giornalisti. E Zeev Barcella. In Isračl sono stati i primi a concludere che potevo avere ragione, e lo hanno scritto in lunghi articoli. Sono estremamente grato a Eugenia Kravchik, che ha abilmente tradotto il mio libro per un vasto pubblico Russōfono. Jay Bushinsky, e la sua collega Linda Amār, hanno fatto alla NBC-Extra la prima corrispondenza da un mass media popolare čstero. Han capėta l’ importanza del caso, e quanto importante fosse per l’ America capire. Eli Wohlgelernter va elogiato per il pezzo in prima pagina sul JERUSALEM POST, tėmido di solito. Al Prof. Arieh Zaretski, il merito se il Mondo Accademico ha accettato il mio lavoro. Con la fine del 1997, tanti giornalisti Israeliani hanno sbattuto il naso: han drizzato il collo; e, rischiandolo, e rischiando il biasimo dei colleghi, si sono messi a esaminare I fatti objettivamente. Sono il Prof. Hillčl Weiss, e Adėr Zik; Joel Cohen; Gadi Blum; Shimon Zilber, Hagai Hauberman, Barųch Gordon, Hagai Segāl, Rfam Edzrfāch, Mčlech Klosner. Sono per lo pių giornalisti religiosi, e politicamente conservatori. Yuvāl Yoaz merita special menzione, per avermi datga una robusta presenza su Anashėm, rivista che si rivolge al pubblico Israeliano, restėo a credere che tali eventi si siano potuti verificare. Una cinquantina di persone infine mi han fornito informazioni vitali, ma preferiscono non figurare per nome. Voi sapete chi siete. Sapete quanto le vostre informazioni abbiano contibuėto al contenuto di questo libro.

BARRY CHAMISH

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1 CAPITOLO UNO IL COMPLOTTO VIENE FUORI - RAPIDAMENTE

Ci vollero almeno due anni, prima che il pubblico Americano sospettasse: non fu un assassino isolato. C’ era una congiura, dietro all’ omicidio di JFK, John Fitzgerald Kennedy. Meno di due settimane, e tanti Israeliani hanno preso a sospettare che Yitzhāk Rabėn sia stato ucciso, non da un pistolero isolato.

Il primo a sospettare tale eventualitā, l’ 11 Novembre 1995, č stato il Prof. Michael Harseger, storico alla Universitā di Tel Avėv. Ai mass media d’ Isračl ha dichiarato: "Una spiegazione razionale per l’ assassinio di Rabėn non esiste, e nulla puō spiegare lo sfacelo della Sicurezza. A mio parere vi fu un complotto, e la Shabāk č coinvolta. L’ assassino, si scopre, era della Shabāk quando andō in Lettonia, a Riga. Gli furono forniti documenti, che gli permisero di comprare una pistola. Al momento dell’ omicidio era sempre legato alla Shabāk".

L’ istinto di Harseger aveva buon fondamento. Ma lui pensava: i congiurati erano di un gruppo di destra nella Shabāk. Poco tempo dopo, i sospetti puntarono sulla sinistra. OTTO giorni dopo il crėmine, il 12 Novembre 1995, un leader politico locale (poi divenuto HK, Havčr Knčsset, Onorevole, come dire Parlamentare Israeliano, o Collega di Assemblea), Benny Elōn, convocō una conferenza stampa, e annunciō: "E’ forte il sospetto che EYAL, e Avishāi Rfavėv, fossero non solo vagamente connessi con la Shabāk, ma per essa operassero in modo diretto. Tale gruppo istigō l’ omicidio. La Shabāk non soltanto sapeva dell’ EYAL, ma fondō e finanziō il gruppo".

In genere il pųbblico reagė dicendo: "Assurdo, folle". Poi si vide che che i soldi Elōn aveva ragione. Come faceva a sapere prima di ogni altro?

La regista cinematografica Merāv Ktōrza, e il suo operatore Alon Eilat, nel Gennajo 1996 intervistarono Elōn. Poi a macchine spente egli disse loro: " Yitzhāk Shamėr m’ invitō nel suo ufficio un mese prima del crėmine, e mi disse: "Stanno preparando un altro caso Arlosorov contro di noi. L’ ultima volta che lo hanno fatto, noi non siamo andati al potere per mezzo secolo. Voglio che tu identėfichi chiunque tu senta che minaccia di uccidere Rabėn, e che tu lo fermi".

Nel 1933 Chaėm Arlosorov, leader della sinistra, fu assassinato a Tel Avėv, e la colpa fu attribuita ai Revisionisti, i Sionisti Revisionisti detti di destra, i Sionisti "Nazionalisti" del movimento, poi detto Herųt (Libertā), o Likųd, o Gāhal, fondato da Zeev Jabotinsky, e guidato da Menachčm Begin (il premier che portō alla Pace Egitto-Isračl), e da Yitzhāk Shamėr, da Bibi Netanyahu, e da Ariel Sharōn. La colpa fu attribuita ai Revisionisti.============== PAGE 2 ====

La morte di Arlosorov, nel 1933, fu il primo assassinio politico in Isračl; ebbe ripercussioni di gran lunga superiori a quelle, sessantadue anni dopo, della morte di Rabėn. Nel giro di un anno, nel 1996, i "Revisionisti" del Likųd tornarono al potere, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Giā capo dell’ Ufficio Europa del Mossād, sHAMėR AVEV VASTI LEGAMI CON LA "Intelligence". Nell’ Ottobre 1995, era stato informato del crėmine incombente. Due testimoni han udėto Elōn fare questa rimarchevole affermazione: ma lui si č rifiutato di dirlo davanti a microfoni e telecamere, o di fare altra dichiarazione. Poco dopo la sua conferenza stampa, e la sua testimonianza alla Commissione Shamgār, Elōn ha smesso di parlare dell’ assassinio pubblicamente. Ci sono due teorie sulla sua improvvisa timidezza. Shmųel Cytryn, residente a Hebrōn, fu incarcerato sanza accusa per essere stato il primo a identificare Ravėv quale agente della Shabāk. Ha accennato che Elōn ha avuto qualche ruolo nell’ affaire Ravėv, e alla conferenza stampa ne ha coperte le orme.

Ktorza e Eilat ritengono che siano state esercitate pressioni su Elōn, ricorrendo a minacce legali contro la sua nipote. Egli č zio di Margalit Har Shefi. A causa della conoscenza tra lei e Amėr, č stata accusata di complicitā nell’ assassinio. Per puntellare le loro accuse, quelli della Shabāk han fatta scrivere a Amėr una sconnessa lettera piena di recriminazioni a lei, dal carcere. La paura che la nipote trascorresse un decennio in prigione č stata di sicuro sufficiente per far sė che Elōn si mettesse la mordacchia.

L’ assurdo assolųto si č trasformato in assoluta realtā la sera dopo, quando Amnōn Abramovitch, giornalista, ha annunciato alla TV nazionale che Avishāi Ravėv, leader di EYAL, e buon amico di Yigāl Amėr, era un agente della Shabāk, nome in codice CHAMPAGNE, per le bollicėne d’

incitamento che sollevava. L’ annuncio causō una LEVATA di scudi generale. Il quotidiano MA’ARI’V, campione ricco di valore della reazione dei mass media, scrisse:

"Amnōn Abramovitch iersera ha sganciata una bomba, proclamando che Avishāi Ravėv era Agente della Shabāk, in codice CHAMPAGNE. Ora domandiamo:perché non riferė ai superiori il piano di Yigāl Amėr per uccidere Rabėn? ….Nelle conversazioni con gli Ufficiali della Sicurezza č emerso il seguente quadro: EYAL era sotto la stretta supervisione della Shabāk. Loro le fornivano soldi da due anni. La Shabāk conosceva i nomi di tutt’ i componenti di EYAL, Yigāl Amėr incluso".

Quel giorno stesso, il 19 Novembre 1995, YEDIO’T ACHRONO’T riferė dettagli indelčbili di un complotto:

"C’ č una versione dell’ assassinio di Rabėn, che include una profonda cospirazione all’ interno della Shabāk. L’ affare Ravėv č una pietra miliare del piano dei congiurati.

"Jeri tra i coloni č corsa voce che Ravėv doveva sparare una pallottola a salve, ma lui sapeva di essere ingannato, e cosė ha rimpiazzate quelle

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finte con vere pallottole. La voce spiega perché, dopo, essi gridarono, le guardie del corpo urlarono che "le pallottole erano a salve ". La storia sembra fantasiosa,ma il silenzio della Shabāk la alimenta".

Senza la soffiata su "Champagne", forse questo libro non sarebbe stato scritto. Malgrado le testimonianze in contraddizione fra loro alla Commissione Shamgār, il libro si sarebbe concluso su Amėr, e il complotto avrebbe raggiunto lo scopo suo con pieno successo. Ma Abramovitch e il suo scoop hanno accertata una sinistra connessione diretta, fra l’ assassino e le persone che proteggevano il Primo Ministro.

Cosė, chi fu responsabile della soffiata? Ci sono due candidati che erano profondamente coinvolti nella protezione di EYAL, ma probabilmente nulla sapevano dei piani per uccidere Rabėn. Sono l’ allora Ministro della Polizia, Moshč Shahāl, e l’ allora Attorney General, Michael Ben Yaėr.

A Shahāl č stato domandato come reagė all’ annuncio di Abramovitch. Shahāl ha semplicemente detto: "Amnon Abrahamovitch č un giornalista molto attendibile". In breve, ha immediatamente verificata e confermata la vicenda CHAMPAGNE. Non che egli ignorasse la veritā, come rivelato dalla stampa Israeliana:

Ma’arėv, 24 Novembre 1995:

"La Polizia ha emessi vari ordini contro Avishāi Ravėv, egli perō non fu mai arrestato. La sua casa non fu mai perquisita".

Kol Ha Ir, Gennajo 1996:

Nati Levy: "In retrospettiva comincio a capire. Io fui arrestato in numerose occasioni, ma Ravėv mai. Un giovane di Shiloh fu arrestato per aver bruciata un’ automobile. Alla Polizia disse di averlo fatto su ordine di Ravėv. Ravėv fu fermato, e rilasciato il giorno stesso".

Yediōt Achronōt, 5 Dicembre 1995:

Ŧ Quando non sono impegnati nelle loro cerimonie di giuramento, i membri di EYAL si rilassano in un appartamento di Kiryat Arba vicino alla casa della famiglia di Barųch Goldstein. Da qualche tempo la Polizia cercava quell’ appartamento, senza riuscire a trovarlo".

Nelle redazioni tutti sapevano di quell’ appartamento, come lo conoscevano tutti a Hebrōn, a Kiryat Arba. Era nello stesso edificio dell’ abitazione di Barųch Goldstein, il cittadino presunto colpevole di avere assassinati 29 Arabi nel massacro di Hebrōn, nel Marzo 1994. La Polizia lasciō in pace l’ appartamento, in quanto Ravėv lo usava per la sorveglianza.

Ravėv era immune dall’ arresto per reatucci come attentati col fuoco, e come la minaccia di uccidere Ebrei e Arabi, durante cerimonie di giuramento trasmesse in TV. Ma l’ inazione della Polizia č inescusabile pių che mai in merito a due incidenti ben pubblicizzati.

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Yerushalāym, 11 Otobre 1995: EYAL - Vari attivisti hanno incontrato gente di Hamās e della Jihād Islamica, per programmare operazioni congiunte --

Tale faccenda era stata pubblicata in tutta Isračl, ma Avishai Ravėv non č stato arrestato per tradimento, terrorismo e connivenza col nemico. Ancor meno spiegabile, la reazione della Polizia quando Ravėv si assunse la responsabilitā ("IL MERITO" disse lui) dell’ assassinio di tre Palestinesi in una cittā presso Hebrōn. L’ 11 Dicembre 1993, tre Arabi furono uccisi da uomini che indossavano divise di Tsāhal, l’ Esercito Israeliano. L’ indomani EYAL chiamō i mass media per rivendicare il massacro come opera sua. Moshč Shahāl non ordinō l’ arresto dei membri di EYAL. Il 13 Dicembre 1993, il GLOBE scrive: "Il Ministro Shahāl ha detto al Governo: stiamo agendo col massimo impegno per trovare i colpevoli, e per dichiarare fuorilegge l’ organizzazione rea".

E’ lecito supporre: Shahāl sapeva, dietro al crimine c’ era EYAL. In realtā perō sapeva che EYAL responsabile NON era. Loro, sapeva, si erano preso il Merito" per infangare il nome dei "coloni" nella Sponda Occidentale, o West Bank, o Giudea e Samaria. E non disse nulla. Dopo una settimana di condanna contro i "coloni" dal Mondo intero, l’ Esercito arrestō i veri assassini, quattro Arabi della stessa cittā.

A quel punto Shahāl avrebbe potuto far arrestare Ravėv, per diffusione di falsa rivendicazione a nome di EYAL. Ma Shahāl non lo fece, in quanto gli fu ordinato di non interferire con questa operazione della Shabāk. Pari odine fu poi dato all’ Attorney Genrale Michačl Ben Yaėr. Era cosė terrorizzato da quanto poteva essere rivelato alla Commissione Shamgār, che partecipō a ogni riunione di essa a nome del Governo. Insieme col Premier Shėmon Peres, Ben Yaėr decise quali parti andassero secretate.

Dopo la morte per raffreddore di Rabėn, venne fuori: due HK di sinistra, l’ Onorevolissimo Dedi Tauker, e la Onorevole Yačl Dayān (figlia del mėtico leggendario Generale Moshč Dayān) avevano in precedenza presentato a Ben Yaėr denunce contro EYAL. Il 5 Marzo 1995, l’ Onorevolissimo HK Tauker aveva chiesto a Ben Yaėr d’ indagare su EYAL, che in un Liceo di Gerusalemme aveva distrubuėto scritti pieni d’ istigazioni. E il 25 Settembre 1995 40 giorni avanti la morte di Rabėn) la HK Dayān aveva chiesto all’ Attorney-General Ben Yaėr di avviare indagini su EYAL, in sčguito a un programma in TV nel quale attivisti di EYAL avevano giurato di far scorrere il sangue di quanti, Ebrei o Arabi, ne avessero ostacolati i piani. Egli ignorō ambo le petizioni, per poi spiegare: "Tali istanze andavano presentate o all’ Esercito, o al Ministro della Difesa", che, guarda caso, era Yitzhāk Rabėn.

Tanto Shahāl, quanto Ben Yaėr, obbedirono, forse inconsapevolmente, all’ ordine di fare da copertura per le istigazioni di EYAL. Ma quando arrivō l’ ordine di uccidere Rabėn, uno dei due Attorny General fu colto dal panico, e decise di attribuėre ogni colpa alla Shabāk.

Quale dei due ?

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Dice Abramovitch:: "Vengo dal Mondo giudiziario, cosė la mia fonte č un alto funzionario della Giustizia". Il ruolo calza a pennello a Ben Yaėr pare, ma ciō non esonera lui, né Shahāl. Hanno fornita a EYAL l’ immunitā da ogni arresto e incriminazione; senza tali immunitā, l’ uccisione di Rabėn sarebbe stata impossibile. Tuttavia Ben Yaėr avviō un esposto alla Polizia per la "soffiata", e nel Giugno 1996 a Abramovitch fu intimato l’ ordine di fornire le prove. La soffiata dunque puō esser giunta da un 2traditore" nell’ Ufficio di Ben Yaėr, o di Shahāl. E’ stato possibile realizzare questo libro proprio perché esistono Israeliani i quali conoscono la veritā, e sono desiderosi di prenderne segretamente le distanze.

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2 CAPITOLO DUE

SI I’ STIGA AMI’ R ALL’ ASSASSINIO

Numerosi testimoni videro, e udirono, Avishai Ravėv provocare Yigāl Amėr, e istigarlo a uccidere Rabėn. Rvėv utilizzō una lunga campagna di pressione psicologica, proprio e soltanto su Amėr. Non concentrō i suoi sforzi su nessun altro attivista di EYAL. Amėr fu prescelto per il cōmpito, e a ben ragione. Non molte persone sono capaci di uccidere, nemmeno se pungolate sanza posa a farlo. In qualche modo Ravėv sapeva: Amėr era l’ unico adatto alla bisogna.

Amėr trascorse la primavera e l’ autunno del 1992 in Lettonia, a Riga; e, su incarico del "Dipartimento collegamento" dell’ Ufficio del Primo Ministro d’ Isračl, comunemente detto NATIV. Grande ironia nella tragedia, il responsabile massimo di Amėr fu proprio Rabėn. O, per dir meglio, Amėr era un dipendente dell’ uomo che fu accusato d’ aver assassinato. Eppure c’č ironėa fin maggiore.

Lavorando sui rapporti della Corte dei Conti in merito a massicce corruzioni finanziarie, Rabėn si apprestava a chiudere NATIV. Alcuni ritengono questo un movente dell’ omicidio. Una immediata, e falsa, scusa invocata dalla Shabāk per aver consentito a Amėr di essere nell’ "area sterile" vicino a Rabėn, fu questa: egli presentō credenziali governative sotto forma della sua carta d’ identitā del NATIV.

Il NATIV era, e č, un nido di spie. Fondato nei primi anni ’50 come collegamento fra Isračl, e gli Ebrei intrappolati dietro la Cortina di Ferro, col passar degli anni (scrive Ha-Aretz nel Novembre 1995) perō "NATIV sviluppoō un proprio servizio segreto, e la sua agenda operativa".

Un assaggino emerse nel Giugno 1996: il Governo Russo arrestō, e poi espulse, un "operajo" (del NATIV) chiamato Daniel, per aver illegalmente acquisite foto satellitari classificate. Indignati, i Russi minacciarono di chiudere tutti gli uffici per l’ immigrazione degli Ebrei verso Isračl. L’ indignazione riespose nel Gennajo 1997, quando Daničl fu nominato capo della INTELLIGENCE DEL NATI’V. Altra fonte d’ indignazione: NATI’V garantiva visti d’ immigrazione in Isračl a grossi criminali. Anche a esponenti della Mafia Russa. Anche a un ex Presidente dell’ Ucraina, che se la svignō a Tel Avėv con60 Milioni di US$ rubati

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al Tesoro del suo Paese. Il colpo, la fuga, avvenne soltanto 5 mesi dopo un incontro a Kiev con Moshč Shahāl, Ministro Israeliano della Polizia, e con Shimon Peres, Ministro Israeliano degli Esteri.

Pochi giorni dopo la morte di Rabėn, il Governo finė in tilt nel tentatito di spiegare il soggiorno di Amėr in Lettonia. All’ inizio, il Governo ammise: per 5 mesi Amėr aveva insegnato Ebraico a Riga. Ma poiché non aveva diploma d’ insegnante, né parlava Lčttone, la storia non resse. Cosė Moshč Shahāl, Ministro della Polizia, spiegō che Amėr era stato un guardiano, della Sicurezza, ma soltanto per mesi tre. Tale spiegazione aveva controindicazioni, come scrive Alex Fishman su "Yediōt Achronōt": Come guarida, era stato addestrato in varie tecniche e armi, istruzione che usō a fini mortali quell’ infausto Sabato sera a Tel Avėv".

Al Governo, chiaro, non piaceva che girasse tanta speculazione sui legami tra Amėr e la Shabāk. Cosė Aliza Goren, la portavoce dell’ Ufficio del Premier, disse ai Reporter: "Amėr non fu mai a Riga, e chiunque la racconti č irresponsabile". Il trucco finė miserabilmente. Il programma PANORAMA della BBC intervistō i familiari di Amėr, e ne filmō il passaporto col robusto timbro CCCP. La Goern ha mentito, e era colpevole d’ insabbiamento d’ un fatto che il Governo voleva nascondere.

All’ inizio del 1996 giā ovunque si mormorava che a Riga Amėr era in missione d’ Intgelligence per conto dell’ Ufficio del Premier. Cosė CANALE UNO della TV Israeliana trasmise una lunga intervista a Moshč Levanōn, ex capo del NATIV. La sua organizzazione, ha insistito, non aveva nessun legame con l’ INTELLIGENCE. Poi presentō una serie di foto, per documentare la sua opera. Lo si vede in piedi con l’ ex capo della CIA Gorge Bush, proprio in Russia pare.

Amėr in Russia era stato, e per un buon motivo. E nell’ autunno del 1992 dalla Lettonia il soldato dai modi miti ritornō in Isračl, con personalitā trasformata. Ora era lo studente estremista all’ Universitā Bar Ilān. A Riga era successo qualcosa che ne aveva alterato l’ equilibrio mentale. Ma, qualsiasi cosa fosse diventato, Amėr ancora proprio capace d’ uccidere non era. Avishāi Ravėv ha dovuto sudarne di camicie per sfruttare la debolezza mentale di Amėr, e trasformarlo in assassino politico.

MA’ARIV, 9 Novembre 1996: "Jeri all’ udienza Avishāi Ravėv ha detto: "Tra noi si diceva che Rabėn era un persecutore, e poteva essere condannato a morte secondo precetti biblici" ".

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MA’ARIV, 10 Novembre 1995: "Un manifesto di EYAL all’ Universitā Bar Ilān mostra una foto di Rabėn coperto di sangue. Gli studenti interessati erano esortati a telefonare al cercapersone di Ravėv per ulteriori informazioni".

MA’ARIV, 12 Dicembre 1995: "Parecchie volte ho sentito Amėr dire che voleva colpire il Primo Ministro. Ma non lo ho mai preso sul serio", ha deposto Ravėv alla Commissione Shamgār.

A porte chiuse, Ravėv ha deposto: una volta con Amėr ebbe una discussione sulle pallottole per l’ arma. Forse ciō significa: Ravėv potrebbe aver fornito a Amėr pallottole che lui, Ravėv, credeva a salve.

MA’ARIV, 24 Novembre 1995 : "Riferisce SarahEliash, professoressa al Seminario (Yeshivāh) Shomrōn per ragazze: alcune delle sue allieve hanno udėto Ravėv esortare Amėr a uccidere Rabėn. Gli diceva: "Dimostraci di essere un uomo, fallo".

YEDIO’T ACHRONO’T, 11 Dicembre 1995: Una delle allieve riferisce che Ravėv chiamava mostri alcuni membri del Governo, aggiungendo che, per potersi liberare dei persecutori, era necessario far saltare in aria tutto il governo".

Un’ altra ragazza ha riferito come Ravėv usasse citazioni da commenti biblici per dimostrare la necessitā di uccidere Rabėn.

Uri Dan, e Dennis Eisenberg, sul JERUSALEM POST sottolineano la successiva testimonianza delle ragazze alla Commissione Shamgār, a porte chiuse:

"Sarah Eliash era giā spontaneamente comparsa davanti alla Commissione, per riferire che le sue studentesse erano corse da lei la sera del crėmine. In lagrime le avevano detto di conoscere Avishāi Ravėv, agente delle GSS (General Security Services o Shabāk) nell’ insediamento di Barkān, l’ estate precedente: "Incontravamo Ravėv, e Amėr, il Sabato in estate".

"Quelle riunioni erano organizzate da Yigāl Amėr. …Ravėv era un vero macho. E continuava a dire a Yigāl: "Tu continui a parlare di uccidere Rabėn. Perché non lo fai? Hai paura? Dici di volerlo fare. Dimostraci di essere un uomo. Mostra di che cosa sei fatto" . "

Le altre ragazze presenti hanno corroborato le prove. E Amėr come reagiva alle pungolature di Ravėv? Tutte han data pių o meno la stessa risposta: "Lui non reagiva. Stava seduto, e non diceva nulla, o cambiava argomento."

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Geula Amėr, Madre di Yigāl, scrive sul GEORGE MAGAZINE del Febbrajo 1997 (il suo pezzo fu in realtā messo insieme da due giornalisti in servizio a Gerusalemme):

"Secondo gli amici di Yigāl, e secondo altri che nel frattempo hanno deposto in Tgribunale, Ravėv pareva ossessionato da un argomento: uccidere Rabėn. Lui e Yigāl spesso indulgevano in discussioni sulla fattibilitā della cosa… Parecchie ragazze han detto di avere riconosciuto Yigal e Ravėv, eh i ritiri dello Shabbāth. Le ragazze hanno detto alla loro insegnante, Sarah Eliash, che Ravėv aveva denunciato come "traditori" parecchi funzionari del Governo Rabėn. Nel corso di varie maratone di discussioni ideologiche, quella fine settimana, Ravėv aveva tentato di spingere Yigāl a uccidere Rabėn.

"Ravėv diceva a Yigāl e agli altri che su Yitzhāk Rabėn pendeva un giudizio: "Rabėn dovrebbe morire, e chiunque lo uccida č una persona giusta." Ravėv aveva influenza possente su Yigāl, decantava continuamente a lui e agli altri studenti: chiunque desse attuazione alla sentenza contro Rabėn avrebbe compiuta una sacra missione".

Belle parole per un agente della Shabāk -soprattutto per Ravėv, e per altri Ufficiali della Shabāk, i quali sostengono: Amėr se la č fatta tutta da solo, l’ idea di uccidere Rabėn. Per acquisire la testimonianza originale, io ho telefonato a una delle allieve di Sarah Eliash. Lei ha cominciato a parlare in Ivrėth, in Ebraico. Ma suo Padre, nato in America, le ha strappata la cornetta. Abbiamo parlato per venti minuti, ecco il sugo:

"XYZ non vuole parlarti, capisci? Non ha niente da dire". Ma se non parla, non avremo mai la veritā. "Trōvati qualcun altro, se riesci. Non permetto che capiti niente a mia figlia. Devi capirlo, no? Tu non capisci che accade. Le avevano promesso che, se avesse dichiarato quel che sa, dopo non le sarebbe accaduto nulla, niente arresti, o minacce. Bugėe. Lei non puō parlarti, chiuso". E il suo dovere cėvico? Che Paese sarā questo, se tutti lasciano in pace i criminali?

"Anch’ io la pensavo cosė, ma questa democrazėa non c’č. Tu non sai. Quando io venni qui pensavo che sarei stato un Ebreo libero. Ora voglio soltanto

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evitare i guai. Non posso riferirti quel che han detto le faranno se lei parla ancora".

In totale, oltre una dozzina di persone ha riferito di avere assistito alle istigazioni di Ravėv perché uccidesse Rabėn. Ma č una parte soltanto del suo coinvolgimento. C’ era un altro compito di cui occuparsi, dopo che Amėr avesse "sparato" a Rabėn. Cosė mi ha detto Aričh Oranj:

"Nostro piano era andare a Gaza, a partecipare a un’ altra dimostrazione, per fare il controcanto a quella di Tel Avėv. Ma all’ ultimo minuto egli cambiō idea, e ci guidō al comizio di Tel Avėv. Nemmeno due minuti dopo gli spari, Ravėv ci disse: "Sapete chi lo ha fatto? Yigāl Amėr" ".

MA’ARIV, 10 Novembre 1995: La sera di Sabato scorso, pochi minuti dopo che si era sparato a Rabėn, e ben prima che fosse identificato il killer, Avishāi Ravėv, capo di EYAL, giā an enunciava che l’ assassino era Yigāl Amėr. "

Immediatamente dopo gli spari, parecchi reporter ricevettero messaggi sui loro cellulari o cercapersone messaggi: "EYAL si assume la responsabilitā dell’ azione". Qualche minuto dopo gli spari un gruppo mai udėto prima, "VENDETTA EBRAICA", chiamō una dozzina di reporter, lasciando il messaggio: "Stavolta lo abbiamo mancato, ma la prossima volta lo beccheremo".

Dopo che č stata annunciata la morte di Rabėn, lo stesso gruppo ha lasciato un sčguito di messaggio agli stessi reporter, rivendicando il merito dell’ assassinio. Chiaro, chi lasciava i messaggi - Ravėv probabilmente - in partenza credeva che Yigāl Amėr dovesse mancare Rabėn, ma fu colto di sorpresa quando saltō fuori che Rabėn era stato assassinato per davvero.

MA’ARI’V, 19 Novembre 1995: "Come ricordato , minuti prima dell’ assassinio, prima che qualsiasi reporter conoscesse le condizioni di Rabėn, Avishāi Ravėv, capo di EYAL, diffuse l’ identitā del killer. Pensando che fudesse un mero tentativo di omicidio, anonimamente diffuse il suo "Lo abbiamo mancato, ma la prossima volta lo beccheremo".

Momenti, dopo, Ravėv disse a un reporter di MA’ARIV: "Noi di EYAL nulla abbiamo a che fare con tale atto. Non č il nostro tipo di operazioni." Negava, ma diede vari dettagli su Yigāl Amėr, il suo esatto nome per esempio. E i suoi studii alla Bar Ilān, e la sua carriera nell’ Esercito.

Dan e Eisenberg INTERvistano un ufficiale (senza nome) della Shabāk, "Se č stato un fiasco non voluto", domandammo, " E allora che capperi č? Come reagisci alla provata circostanza? I presenti udirono Ravėv parlare con qualcuno al suo cellulare,

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lė, al comizio "Per la Pace", e dichiarare che Amėr aveva sparato a Rabėn. 40 MINUTI PRIMA CHE TV E RADIO ANNUNCIASSERO L’ IDENTITA’ DI AMI’R ? " . Nessuna reazione naturalmente. L’ ufficiale della Shabāk ha detto : "Tali testimonianze non sono provate".

" Che altro poteva dire? Se le testimonianze di cosė tante persone son vere, allora Avishāi Ravėv sapeva, e bene in anticipo, che Amėr andava a ammazzare Rabėn. E, a meno che egli non abbia ciō nascosto ai superiori, lo sapevano anche i suoi ufficiali nell’ unitā per cui lavorava, il "Dipartimento Ebraico, o non-Arabo" della Shabāk, li quali avrebbono dovuto informare il loro superiore, il capo della Shabāk, Carmi Gillōn. Ravėv, se davvero si tenne per sé la precedente sua conoscenza delle vere intenzioni di Amėr, allora č uno strumento dell’ assassinio, se non un reale complice. Eppure, nessuno lo tratta come tale, nella Shabāk, nella Polizia, nel Governo. Non č stato accusato di nessun crėmine. Lo tengono nascosto, assiste bambini autistici."

Le autoritā di Ravėv la sera del crimine danno forte indizio che egli pensasse: "Amėr non riuscirā davvero a ammazzare Rabėn." Suo dovere era assumersi la responsabilitā per conto di EYAL del tentato omicidio, e cosė collegare il criminale con un’ organizzazione estremista, religiosa, di destra.

Cosė non ebbe freni nel raccontare a chiunque fosse abbastanza vicino da poter udire, che a sparare era stato Amėr. 40 MINUTI CHE CHIUNQUE, NEL MONDO DEL GIORNALISMO, NE CONOSCESSE L’ IDENTITA’. Ma Ravėv, come tanti agenti della Shabāk, era il burattino di una manovra incrociata. Il piano presunto buono, e giustificabile, di far cogliere Amėr sul fatto, allo scopo di promuovere il Processo di Pace, si era ritorto in un’ uccisione vera, che loro non si aspettavano. Chiaramente colto di sorpresa, Ravėv ha poi corretto il suo primo annuncio telefonato alla stampa, dopo che la morte di Rabėn era divenuta ufficiale.

Dopodiché lui, come tanti altri agenti della Shabāk, e funzionari della Polizia, e vari collaboratori di Rabėn nel Governo, divennero parte della cospirazione, e della copertura d’ un omicidio. Non avevano scelta. Avevano tutti, volontariamente, cospirato per tenere viva la "PACE", dando alla destra, il campo avverso, la colpa d’ un te4ntativo di assassinio. Anche il tentativo era un crėmine sufficiente per stroncare carriere, e regalare lunghe incarcerazioni. Ove ciō non fosse bastato, sarebbe arrivata pure la consapevolezza. Gli assassini non hanno rčmore a uccidere ancora, per la seconda volta.

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3 CAPITOLO TRE SPORCHI TRUCCHI

Mentre uno dei principali scopi di EYAL era arruolare giovani idealisti, e renderli estremisti, un altro era eliminare leader politici. Yitzhāk Rfabėn non era la prima vittima, era soltanto il chiodo pių fisso. Altra vittima era Binyamin Netaniahu, futuro Premier. Il 5 Ottobre 1995, un mese prima della morte di Rabėn, a Gerusalemme ebbeluogo una specie di comizio. Un quarto di milione di persone di adunarono per protestare contro la politica di "PACE", contro la diplomazia governativa. Oratore in programma, Bibi Netanyahu. Bastō la dimensione: la protesta bloccō il centro di Gerusalemme per otto quartieri, e i fautori del "Processo di Pace" erano sgomenti. Come controcanto a tale massa, due sostenitori del Governo, Shlomo Lahāt, ex sindaco Likųd di Tel Avėv, e un Francese molto potente che cerca di non farsi mai vedere, e che aveva finanziata una campagna a favore del "Processo di Pace", Jean Frydman, decisero di organizzare un’ altrettanto grande manifestazione a Tel Avėv. Ma arrivō metā del numero di Gerusalemme, anche se gli organizzatori portarono a Tel Avėv in autobusw tante migliaja di taxista della politica, e di regazzini, nonché migliaja di Arabi Israeliani per rimpolpare. In questa situazione fu assassinato il Premier.

Il Comizio di Gerusalemme fu la situazione adatta per uccidere Bibi. Anche se fu soltanto un assassinio finto, servė lo stesso fine, eliminarlo dall’ arena politica. L’ uomo dietro a questo assassinio era proprio lo stesso Ufficiale della Shabāk, Avishai Ravėv. Come arma stavolta usō un manifesto, con Rabėn, indosso una divisa delle SS. A torto, Netanyahu fu accusato di averlo approvato. Pertanto fu poi accusato di aver creata l’ atmosfera che aveva comportato l’ assassinio di Yitzhāk Rabėn. Ironia della sorte, alla Knesset fu Rabėn in persona a accusare Netanyahu di istigare la violenza. Le implicazioni sono profonde. Il Premier č responsabile della Shabāk, e della approvazione delle sue attivitā. A meno che la Shabāk abbia osato sparare alle sue spalle, Rabėn approvō l’ operazione Ravėv. Cosė firmando la propria condanna a morte. E con ogni probabilitā approvō pure l’ uso del poster, per umiliare Netanyahu.

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FOTO

Manifesto di Avishai Ravėv, un fotomontaggio ritrae Rabėn in divisa SS

Avishai Ravėv regge l’ arma sospettata di aver ucciso Rabėn. La sua T-Shirt mostra un ritratto di Rabėn, e la scritta: "Mai tregua ai traditori".

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Yediōt Achronōt, 19NOV95:

"Stando alla testimonianza di Aharōn Domev, portavoce del Consiglio della Giudea e della Samaria, Avishāi Ravėv insieme con altra gente di EYAL fu visto la sera della dimostrazione a Gerusalemme in Piazza Zion, il 5 Ottobre 1995. Distribuivano il poster di Rabėn in divisa SS".

Yediōt Achronōt, 20NOV1995:

"Nitzān Khen, reporter di CANALE UNO, ha detto al pubblico del notiziario di jeri sera che, pochi minuti prima di cominciare a trasmettere la dimostrazione della destra da Piazza Ziōn, ha ricevuto da Avishāi Ravėv un volantino con Rabėn in divisa SS". Dice Khen :"Ravėv mi č comparso davanti con due altre persone a me note, un attivista di EYAL e un membro del KACH (il partito "di estrema destra" del Rabbino Meir Kahana). Sono venuti al furgone della trasmittente, e m’ han dato il volantino. Cinque o 10 minuti dopo, Ravėv č tornato da me, per rassicurarsi che io lo avessi trasmesso."

Yediōt Achronōt, 12NOV1995:

Yehudā Saidoff, Capitano di Polizia:"Ho concluso che Nitzān Khen ha selvaggia immaginazione, e scarsa memoria per i fatti. Per me era pių credibile Ravėv". Ravėv ha detto a Saidoff d’ avere ricevuta una sola copia del volantino, da uno studente di Yeshivā chiamato Aharōn Victor, e di averlo strappato quando č giunto a casa.

Yediōt Achronōt, 27 Novembre 1995:

Ŧ Jeri a Gerusalemme uno studente di una Yeshivāh, sedicenne, č stato condannato a tre giorni per aver distribuėto un volantino con Rabėn in divisa SS al comizio in Piazza Ziōn. Uno dei due studenti di Yeshivāh arrestati aveva stretti legami con Ravėv. La Polizia interrogherā altri seminaristi per stabilire la profonditā dei legami del sospettato con Ravėv. "

Nel periodo della dimostrazione, quando Rabėn era vivissimo, la questione: "Chi ha distribuito i volantini?", era marginale. Chi li avesse distribuiti non importava, la cosa grave era: dalla tribuna, Netanyahu non ha deplorato il manifesto grande, né i volantini. Ma dal podio Netanyahu non li vide, nč poteva vederli. E quando alla Knesset tentō di spiegare quel fatto, Rabėn uscė indignato dall’ aula. Allora pareva Rabėn avesse ogni buon diritto di sfoggiare deplorazione e oltre. Meno di due settimane dopo la sua morte perō, il pubblico scoprė il ruolo di Ravėv nella Shabāk, e la questione mutō aspetto. Alle udienze Shamgār, Nitzan Khen depose:

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Ravėv e un altro membro di EYAL gli avevano dato il volantino di Rabėn in divisa SS. Qual Ministro della Difesa, Rabėn era responsabile delle attivitā Shabāk. Sapeva benissimo chi fossero Ravėv, e EYAL. Come massimo, egli aveva approvata l’ operazione poster. Come minimo, egli sapeva: era uno stratagemma della Shabāk per indebolire gli oppositori del "Processo di Pace". In ambo i casi, q1uando se ne andō dal Parlamento, la Knčsset, mentre Netanyahu stava parlando, sapeva di giocare un trucco sporco contro il suo rivale politico.

Come potč Rabėn essere caduto tanto in basso? A quel punto, nei sondaggi, Netanyahu era in testa ben davanti a Rabėn. E in una cittā con meno di 400.000 abitanti, oltre 200.000 Ebrei si erano riuniti per sostenere Bibi. Sul "Processo di Pace", il Paese era spaccato, ma non a metā. La vasta maggioranza aveva giā dato il pollice verso. Il mese precedente, un sondaggio di MA’ARIV rivelava: il 78% degl’ Israeliani voleva un referendum nazionale sulla "Diplomazia di Pace" del Governo. I membri del Governo erano fischiati come comparivano in pubblico, e Rabėn pių di tutti. In Agosto, alla partita di calcio Isračl-Brasile lui arrivō, e 50mila spettatori come un sol uomo lo schernirono. Non molto tempo dopo, Rabėn fu umiliato a Netanya. Parlō a mille nuovi immigrati anglōfoni, Ebrei arrivati dal Mondo tutto per vivere in Isračl malgrado le difficoltā. Fu salutato dal "Bbuuuuuh" pių lungo unisono e forte di tutta la Storia. Alla periferia di Tel Aviv i contestatori si avvicendavano 24 ore su 24 davanti alla casa privata di Rabėn. Pių spietati di tutti, quelli di EYAL: promettevano che lui e sua moglie, Leah, sarebbero finiti a testa in gių come i Mussolini a Milano, in Piazzale Loreto. EYAL inscenava una sofisticata delegittimazione delle legali proteste, tramite estremismo illegale.

Ravėv e le sue coorti non sarebbero riusciti a far ciō, senza la connivenza della Polizia, il che signėfica con la connivenza del Ministro della Polizia, di quello stesso Moshč Shahāl, che mandava tra la folla i Poliziotti a cavallo, a manganellare migliaja di manifestanti antigovernativi. Per il manifesto con Rabėn in divisa nazista, Ravėv fu sė fermato e interrogato dalla Polizia, ma come in tutti i casi precedenti era stato subito rilasciato per poter continuare il suo mestiere. Il pubblico ha credųto a Nitzān Khen: e quando ha parlato da giornalista, e quando ha deposto alla Commissione Shamgār, affermando che era stato Avishai Ravėv a dargli l’ infame volantino. Per insabbiare la veritā, il Capitāno Saidoff si schierō al fianco di Ravėv, non dello stimato giornalista Khen. E questa č parte soltanto d’ una ben pių vasta trama d’ un cover-up sulle attivitā di EYAL, da parte della Polizia, e del Ministero della Giustizia. Sulla JEWISH PRESS del 25 Aprile 1997, Marc Weiss scrive: "Da quanto emerge, il Dipartimento di Giustizia d’ Isračl era stato ben informato sulla vera identitā di Ravėv, e sul suo status d’ informatore. E aveva ricevute istruzioni: non trascinate CHAMPAGNE a processo per le sue azioni illegali".

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THE JEWISH PRESS č riuscita a ottenere un documento, dal quale risulta: che l’ Ufficio Speciale della Polizia d’ Isračl, che si occupa dei gruppi estremisti, il 21 Febbrajo 1994 scrisse a Ravėv. Lo informō che stavano archiviando l’ inchiesta, e di avere rinunciato a perseguirlo per le accuse di "istigazione" contro il Governo. Ironėa, il motivo č "mancanza di pubblico interesse" nelle provocazioni di Ravėv. Tale documento ha implicazioni stupefacenti. Specie alla luce di come proprio le ripetute, strumentali citazioni dalla Bibbia da parte di Ravėv sul diritto, anzi sul dovere di uccidere Rabėn, gettarono proprio le basi delle azioni di Yigāl Amėr. L’ Ufficio del Procuratore dello Stato permise a Ravėv di continuare la la sua campagna di provocazione, senza paura di arresto, o di prigione. La questione bruciante che ora esige risposta č: "Perché" ?

Perché Ravėv non fu mai seriamente perseguito? E perché Michael Ben-Yaėr, Attorney General, non ordinō allo Shin Bet di cessare immediatamente le proprie illegali attivitā sotto copertura? Chi c’ era dietro a tali decisioni? E soprattutto, fino a quale livello arrivavano le discussioni riguardo Ravėv , dentro al Ministero della Giustizia, e all’ Ufficio del Primo Ministro?

Chi esattamente era dietro alla decisione di dare a Gillōn e a Ravėv carta bianca Affinché continuassero a infiltrare, e a istigare? Chi autorizzō Rabėn, e la dirigenza del Partito Laburista, a utilizzare i Servizii di Sicurezza di Isračl per gettare il discrčdito su Netanyahu e sul Likųd?

Ma’arėv, 23NOV1995. "Il tema del giorno č: fu Rabėn chiamato dall’ ufficio del capo della Shabāk, dopo che Rabėn ebbe condannato Netanyahu alla Knčsset per lo scandalo della divisa nazista, onde sentirsi dire: "Signor Premier, tu devi sapere che la gente la quale ha distribuito il volantino era, non nostra nemica, bensė erano agenti proprio nostri".

Yediōt Achronōt, 24NOV1995:

"Non riesco a credere che il Governo stesso abbia diffuso il volantino col Premier in divisa nazista. La Shabāk, ne son certo, non avrebbe mai consentita una propria operazione del genere. Tuttavia, il Governo ha sfruttato la vicenda maliziosamente, per lčdere il campo politico avverso, formato da metā della Popolazione. E’ uno scāndalo. Non so chi abbia decisa l’ operazione, che tanto calunniō il Primo Ministro, comportandone la fine. L’ agente della Shabāk che distribuė il volantino ebbe qualcosa a che fare con ciō, č possibile. "

Ma’arėv, 20NOV95 :

"Il corpo redazionale di Ma’arėv chiede alla Polizia, e al Ministero della Giustizia, ….Perché non avete rivelata la casa editrice, o la tipografėa, che ha pubblicato il volantino? E perché non avete trovata la persona che ordinō di stamparlo?".

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Yediōt Achronōt, 20NOV1995 :

"Dopo l’ assassinio di Rabėn, dicono i portavoce del Likųd, i loro avversarii politici hanno scatenata una cėnica campagna, finalizzata a incolpar loro dell’ istigazione, c<ulminata col manifesto di Rabėn in divisa SS, il che portō all’ assassinio…2

Figlio del defunto Premier ( e fondatore del Likųd )Menachčm Begin, Benny Begin (*) domandō:"Ha la Shabāk riferito, prima o dopo quel comizio, ai politici, che il suo agenti Ravėv aveva distribuiti i volantini col Premier Rabėn in uniforme nazista?". L’ ardua domanda č: sapeva l’ establishment politico della responsabilitā di Ravėv, e del cinico sfruttamento di essa per umiliare Bibi Netanyahu?

Dice Bibi: "Se anche soltanto una parte di quanto va emergendo č vera, allora la nostra democrazia č sotto grave minaccia. Chiediamo piena inchiesta, non consentiremo alcuna copertura".

Immediatamente dopo l’ assassinio, i mass media diffusero numerose proclamazioni: Netanyahu ha ucciso Rabėn, creando l’ atmosfera che partorė l’ omicida. La "prova" di tale assurda invenzione --nei fatti Netanyahu era un leader della destra sospettosamente fiacco-era sempre il poster con Rabėn agghindato da SS; volantino che, si asseriva, Bibi si rifiutō di condannare.

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(*) Sotto Netanyahu, Benny Begin, nominato Ministro delle Scienze, poi si dimise, in sčguito al ritiro d’ Isračl da Hebrōn.

In nome, e per conto, di tale istigazione avanti il crėmine, la Polizia fu pronta, e di gran lunga troppo, a avviare una campagna di repressione. Il Ministero della Giustizia passō una Legge, che rendeva illegale una vasta definizione dell’ istigazione, e le retate cominciarono.

Tre Rabbini, accusati d’ aver definito Rabėn un persecutore, furono fermati, e interrogati: uno rimase in carcere per mesi, senza accuse. Un contadino Israeliano, che, intervistato dalla CNN, si era detto contento dell’ omicidio, fu incarcerato per aver espresso un parere istigatore. Shmųel Cytryn, che due mesi prima del crimine aveva rivelato che Ravėv era un Agente della Shabāk, fu arrestato, e chiuso in celle d’ isolamento per quattro mesi, sanz’ accuse. Dozzine di oppositori politici finirono in fermo cautelare o detenzione amministrativa. Una morsa ben preparata, la caccia alle streghe, ai "Nemici del Processo di Pace", strinse la Nazione e tutti quanti, perché un manifesto aveva comportata un’ atmosfera, che aveva ucciso l’ allora Primo Ministro, ora santificato.

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Netanyahu fu umiliato ancora, e ancora, per il suo asserėto ruolo nello scandolo del poster. Leah Rabėn, mentre accolse in casa sua Yassčr Arafāt nel periodo del lutto, si rifiutō di ricevere Netanyahu o di stringergli la mano quando cercō ancora di porgerle le condoglianze al funerale. Un anno dopo, mentre era Primo Ministro, Bibi partecipō alla commemorazione di Rabėn, e tutto fu turbato dalle proteste di quanti lo etichettavano d’ individuo che era stato capace di premere il grilletto avendo creata l’ atmosfera d’ odio, che aveva scatenato l’ omicidio.Ma ormai Bibi era consapevole della veritā. Sapeva che un provocatore della Shabāk stava tentando di buttarlo fuori dall’ arena politica, distribuendo i volantini, e esibendo il manifesto. Il Maggio precedente, durante la campagna elettorale,aveva promesso che, se eletto, avrebbe trascinato Ravėv in Tribunale.Eppure, dopo l’ assassinio, mentre veniva denigrato, non mantenne la promessa di chiedere una commissione d’ inchiesta sulle attivitā di Ravėv; e dopo l’ elezione, non mantenne la promessa di trascinare Ravėv in Tribunale.

Perché Netanyahu non ha voluto mondare delle accuse il nome suo, e del suo partito, il Likųd? Nātan Gefen, diligente ricercatore sull’ assassinio, crede di sapere il perché : "Prima delle elezioni, all’ Ospedale Ichilov io presi il certificato di morte. Affermava: Rabėn fu colpito al petto. Lo portai a due HK del Likųd: Yossi Olmert, e Dov Shilansky: in pieno mi aspettavo che ne considerassero i vantaggi politici. Ma Olmert mi disse: "Quel documento non ci serve". Era stato stilato un compromesso, ne son certo. Durante la campagna elettorale, i Laburisti non hanno sfruttato il ricordo di Rabėn, e il Likųd nemmeno. Peres cessō la campagna del tutto, mandō a monte il dibattito in TV con Netanyahu; secondo ogni sondaggio, la mattina del voto Peres era in testa del 4%, eppure perse. Bibi poi apprese tutta la storia da gente della Shabāk che per lui simpatizzava; e accettō di metterla da parte accontentandosi di aver conquistato il potere. Ecco perché la copertura continua, dopo le elezioni, come se nulla fosse accaduto".

L’ intuizione di Gefen si č dimostrata giusta. Due mesi dopo, io fui invitato nell’ ufficio di un Ministro. Il portavoce del Ministro mi informō: il Likųd aveva redatto un dossier contenente informazioni sul caso Rabėn, e lo avrebbe diffuso ove, e se, i Laburisti avessero sfruttato il nome di Rabėn durante la campagna elettorale.

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4 CAPITOLO QUATTRO LA TV FABBRICA AMI’R

L’ assassinio politico, secondo la formula Americana, talora include la fabbricazione, in TV, dello zimbello giusto. Lee Harvey Oswald ebbe il terreno preparato per l’ assassinio di John Fitzgerald Kennedy nel 1963. Prima, aveva ottenuto il modo di scatenare il putiferio in TV, distribuendo per le vie di New Orleans volantini del "Giuoco leale verso Cuba", movimento sedicente pro-Fidčl Castro, e contro la politica degli States; ma in realtā comitato-fantoccio, fabbricato da Guy Banister, funzionario della CIA. La mancata (per un soffio) assassina di Gerald Ford, Squeaky Fromme, era stata spesso in TV come seguace del culto assassino di Charles Manson. Mandare in TV un aspirante assassino č ųtile, come prova a posteriori: era un estremista, instabile di mente, e ciō basta per dimostrare che l’ assassino č lui, o lei.

La stessa tattica č stata usata in Isračl. "Fair play for Cuba" era un "fronte" con un sol membro. Cosė EYAL (acronimo per la "Organizzazione dei Guerrieri Ebrei", era una testa di legno della Shabāk, con membri uno, lui, Avishāi Ravėv. Uno dei cōmpiti di Ravėv era fabbricare il gruppo estremista, pių contro la "Pace" di tutti, e dargli vasta pubblicitā. In partenza, cōmpito di EYAL fu attirare gli estremisti, e farli arrestare. Poi, Ravėv ebbe l’ ordine di far diventare Yigāl Amėr assassino. Per il piano di morte, era essenziale che EYAL fosse nota bene al pųbblico, come estremista; onde garantire che il legame con essa fosse sinonimo di assassinio. Per raggiungere lo scopo, Ravėv doveva essere ajutato dal mass-media TV: e ebbe ajuto sotto la specie di Eitan Oren, un regista di documentarii al soldo di CANALE UNO, la TV di Stato.

Oren, immagino, lavorava per la Shabāk, ma miei collaboratori che lavorano nell’ industria del film insėstono, era proprio tirapiedi volontario dell’ amministratore delegato dell’ emittente, Moti Kirschenbaum; in tal caso, Oren ebbe etica giornalistica zero.

Pari accusa č fondata verso Moti Kirschenbaum. Nominato da Rabėn, mandō in bancarotta CANALE UNO, eliminando ore di programmi divertenti; e sostituendoli con show politici, tutti pesantemente in favore del "Processo di Pace". Plateale esempio: Marzo 1994. Ampia čco. I notiziarii di Canale Uno diedero vasto risalto a un comizio anti-Rabėn, con gran dolore del Premier. Leah, la moglie, telefonō a Kirschenbaum, e pianse: "Quanto addolorato č Yitzhāk perché i dimostranti han ricevuto

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tanto spazio". Kirschenbaum colse la sfumatura, e mutō radicalmente politica, riducendo gli spazii per le proteste legittime.

Invece, la redazione Notiziarii mandō Oren sempre pių spesso a coprire il gruppo di protesta pių illegittimo di tutti, la marginale EYAL, facciata della Shabāk. Io intervistai "membri" di EYAL: Erān Agelbo, e Aričh Orani; invece delle teste calde che mi aspettavo, udii due regazzini terrorizzati dalle minacce di Shabāk: li avrebbero "perseguėti" se avessero pubblicamente detto quanto sapevano su Ravėv e Amėr.

Ravėv, dissero, pagava loro le spese, affinché comparissero davanti alla telecamera di Oren; ogni parola e mossa era pilotata dalla regėa. Per capire ancor meglio come Canale Uno, e Oren, fossero usati per preparare il pubblico all’ assassinio di Rabėn, debbo ricorrere a ritagli della stampa d’ Isračl, raccolti in un volume, "Dossier Champagne", da Miriam Eilōn.

Ma’arėv, 24NOV1995: "Un giovane Haredi (Ebreo Ultrareligioso, o Ultraortodosso), di non oltre 18 anni, spiegō: "Io sono un seminarista, uno studente di Yeshivāh, e non ho un soldo. Ravėv mi ha pagato viaggio, vitto, tutto. E mi ha promesso altri soldi ogni volta che fossi riuscito a far venire fuori il nome di EYAL sui mass-media".

Hatsofčh, 17 Febbrajo 1995: "Oltre 500 persone hanno partecipato alla commemorazione di Barųch Goldstein (presunto colpevole d’ aver ucciso 29 Arabi a Hebrōn l’anno precedente)… tra gli organizzatori Avishāi Ravėv, capo di EYAL. Presenti anche molti giornalisti".

Ha-A’retz, 17 Febbrajo 1995: Avishāi Ravėv, capo di EYAL, ha promesso di farla pagare ai membri del Consiglio di Giudea e Samaria, che hanno condannato l’ aver lui organizzata la commemorazione di Barųch Goldstein. Anche a Uri Ariel, il segretario, e a Aharōn Domev, il portavoce. Dice Ravėv: "La morte di Goldstein č irreparabile, pių della morte di tutti gli arabi da lui uccisi".

Ma’arėv, 17 Febbrajo 1995: "Tzvė Katzover, capo del consiglio cittadino di Kiyat Arba (il quartiere Ebrāico di Hebrōn) minaccia di ricorrere alla Corte Suprema, per impedire sia trasmesso in TV un servizio su Kiryat Arba. Alla Ministra delle Comunicazioni, Shulamit Alōni, ha mandato una lettera. Eitan Oren, afferma Katzover, ha girato scene sullo sfondo di un manifesta che "Rende Onore" a Barųch Goldstein. "Non sappiamo che altro Oren abbia inscenato per i prossimi suoi reportage" ".

Nel Febbrajo 1995, Avishāi Ravėv organizzō una commemorazione in onore di Barųch Goldstein. I dirigenti Ebraici del Territorio condannarono la cerimonia. Non che influisse molto, dopo i servizii di Eitan Oren. Con quel lavoro, egli aveva ben ficcata nella mente degli spettatori una sōlida immagine di nazionalismo Ebrāico irrazionale. Il suo programma fu trasmesso Venerdė sera, proprio quando per gli Ebrei religiosi vige il divieto di usare il fuoco, e la elettricitā, e la radio, e la TV…. Cosė ha tratto il, voluto, senso di revulsione della popolazione laica ingenua. Senza esporsi alla reazione e al giudizio dei suoi bersagli. Per ottenere il voluto effetto, Oren ha barato, girando almeno una scena ultraestremista.

Nel reportage precedente, Oren aveva burattinato il tutto. Ravėv ha fatto indossare a 20 regazzini magliette con la scritta del movimento KACH, di "estrema destra", e Oren li ha ripresi, in una scena finta di guerriglia.

Ha-A’retz, 8 Maggio 1994:

"La sera di Venerdė scorso, Canale Uno ha trasmesso un servizio su un campo di addestramento alla guerriglia, per bambini del KACH, campo la cui esistenza č illegale. Simboli e bandiere del KACH, e regazzini con magliette del KACH, tutto ben ripreso; come pure un pattugliamento in un villaggio Arabo, con scritte d’ istigazione contro gli Arabi sui muri. Alla luce del reportage Moshč Shahāl, Ministro della Polizėa, ha ordinato indagini urgenti. La Polizia ha cercato Avishāi Ravėv, ma č sparito. Ha poi telefonato alla Polizia, promettendo di presentarsi Domenica per farsi interrogare. Jeri a Ha-A’retz ha detto: "Noi abbiamo organizzato il campo di addestramento per esprimere solidarietā con la popolazione di Hebrōn, e di Kiryāt Arba. Li addestriamo a usare armi da fuoco, all’ orienteering; abbiamo fatta visita alla tomba di Barųch Goldstein, e abbiamo partecipato all’ attivitā di altri gruppi giovanili".

Ravėv ha ammesso di aver lui, coi suoi "amici", mobilitati i mass-media, per risvegliare la consapevolezza del pubblico.

Ma’arėv, 24 Novembre 1995:

"Tsuriel Popovich, del KACH, ha visto Ravėv in azione: "Lo ho visto far svenire a botte un vecchio Arabo senza motivo. Se un Arabo guardava Ravėv, o il suo gruppo, rischiava la vita. Ravėv ci ha causati tanti guai, in quanto noi tutti abbiamo subito l’ ostracismo che lui andava creando."