LA VERITA' E' RIVOLUZIONARIA

Scrive Antonio Gramsci (un piccolo italiano, sardo, noto per essere uno di quei pazzi forsennati che parlavano di comunismo come tanti altri incoscienti, oggi piu' che mai fuori dalla storia e senza futuro, anzi pericolosa negazione dello stesso. Bush ha scritto - ritenendo molti comunisti dei complici del terrorismo- : “o con noi o con il terrorismo”… Agnoletto ha dichiarato sul quotidiano comunista (?) “il manifesto”: “o con noi o con il neoliberismo” e con noi intendeva il popolo di Seattle: i grandi della Terra finiscono sempre con il somigliarsi un po’ nelle grandi citazioni e infatti anche a Porto Alegre erano sgradite le ragioni dei desaparecidos, le violente FARC, quel Fidel Castro dittatore comunista, movimenti storici che tuttavia si richiamano al marxismo-leninismo e del resto che dovevano andare a fare a Porto Alegre? Si stava decidendo come umanizzare e riformare il capitalismo non certo un programma e un progetto contro l’imperialismo e il capitalismo per mutare lo stato di cose presente. Girava a Porto Alegre Ernesto Che Guevara, tra magliette e bandiere, (qualcuno deve spiegare nei prossimi incontri che anche lui era un bastardo comunista come Ho Chi Min, Sankara, Luxemburg, Lumumba, milioni di partigiani e partigiane che hanno dato la vita per un sogno di liberazione e che si sono dimostrati dei sanguinari assassini incapaci di rinnovarsi e ripudiare la loro nefanda storia come hanno fatto alcuni compagni che a Porto Alegre erano presenti: persone perbene che sono per la Tobin Tax contro il debito estero e condividono una lotta per aiutare i poveri e fare delle opere buone, insieme alle guerre umanitarie, ovvero convincere i padroni ad agire come la Chiesa fa da sempre: stare con i potenti e praticare l’elemosina) e stai a vedere che i tanti e tante socialdemocratici presenti ne hanno acquistata o indossata qualcuna): “il liberismo non nega il conflitto anzi lo auspica… il conflitto che propone e' una continua negoziazione tra le parti anche se mai indolore… il trionfo della diplomazia, un continuo accomodamento tra le parti… l’importante per le classi dominanti e' allontanare il conflitto reale: il conflitto di classe…”. Gramsci, in altra occasione scrive: “e' un dovere… seguire e controllare tutti i movimenti e i centri intellettuali che esistono e si formano nel Paese – e anche oltre – cioe' con l’esclusione appena di quelli che hanno un carattere arbitrario e pazzesco: sebbene anche questi devono essere per lo meno registrati…”. Noi siamo d’accordo nell’un caso e nell’altro con Antonio Gramsci: dobbiamo stare dalla parte di ogni movimento che lotta e si impegna nella societa' anche su piccole questioni ma, al tempo stesso, evitare pressappochismo e genericita', ipocrisia, spontaneismo e puro ribellismo ed essere coscienti e consapevoli che lo scontro reale e' e rimane la lotta di classe (classi che non sono mai pure e che non si presentano in mutate condizioni dentro particolari rigidita' e neppure si puo' ambire a qualsiasi trasformazione se non si e' capaci di creare un nuovo blocco storico e sociale che ancora chiamiamo antimperialista e anticapitalista e precisando il fine per cui si lotta: il socialismo (che non potra' mai presentarsi ovunque alla stessa maniera e neppure essere simile ad esperienze vissute e neppure essere pensato e vissuto acriticamente) ovvero l'alternativa. Porto Alegre e' la sintesi  di mere proposte morali e tra l’altro neppure finalizzate alla rivoluzione dell’uomo o all’inserimento di elementi  trasformatori nelle societa'. Debito estero, Tobin Tax finalizzata allo stesso, essere o.n.g. o laiche caritas contro le disuguaglianze non significa assolutamente nulla. Altro e' proporre diversi modelli di sviluppo, disarmo generalizzato, lavorare meno e tutti a parita' di salario, riformare gli Stati verso una nuova legalita' e la garanzia dell’applicazione e il determinarsi dei diritti, garantire Lavoro e servizi, controllare e distribuire ricchezze e risorse, creare i presupposti della societa' multietnica, creare le condizioni del governo dei popoli ovvero la sua reale emancipazione e con essa quella di ogni condizione (donne, gioventu'…), portare a risoluzione i grandi mali che attanagliano le societa' (capitalismo illegale e mafie, conflitti d’interesse, privatizzazioni selvagge, mancate riforme agrarie, informazione monopolizzata, mancata ricerca di nuovi fonti di energia,  scienza non asservita ai bisogni ed alle esigenze delle moltitudini ecc. ecc.). Noi crediamo anche nelle piccole battaglie e allora iniziamo da un Reddito di Cittadinanza e per 35 ore a parita' di salario utilizzando la Tobin Tax e proseguiamo con la garanzia di servizi e alloggi, spazi per fare e vivere la cultura, lotta all’evasione fiscale, tassazione generalizzata delle rendite, controllo popolare della mobilita' e dei bilanci dell’industria, tutela transnazionale dei salari ecc. ecc. La verita' e' rivoluzionaria! Il nostro slogan e' CHEnge the world! In tempi in cui i riformisti (dal centrosinistra a novelli leader movimentisti: niente di nuovo: l'inizio novecento era colmo oltre misura di esperienze simili dalle tragedie conseguenze) si sentono piu' rivoluzionari di ogni combattente pratico pensare di cambiare il mondo e' sempre piu' complesso e lo e' ancora di piu' se non vi e' uno sforzo per contrastare, insieme all’organizzazione mondiale delle disuguaglianze non genericamente “imperiale”, le nostre stesse contraddizioni, presunzioni, la nostra ipocrisia: la storia ha visto, oltre a quei bastardi di comunisti che non la smettano di inquinare le lotte, anche una montagna di piccolo-borghesi (non raramente piu' arrabbiati degli altri e pronti a farti la lezione) che, poi, hai incontrato nel tempo dall’altra parte della barricata (e questo gia' lo affermava uno dei pił feroci e incoscienti e pericolosi personaggi della storia: Lenin). Ancora una volta mi scuso per la mia ingenuita' che dati gli anni mi auguro sia compresa o che almeno sia tollerata perche' alcuni di noi ancora non hanno smesso di sentirsi la gioventu' del pianeta... Chiedevo agli zapatisti "que es el zapatismo?" Mi e' arrivato ora un fax di Fernanda Navarro firmato personalmente dal subcomnadante Marcos che dice: "el zapatismo no es una nueva ideologia politica o un refrito de viejas ideologias. El zapatismo no es, no existe. Solo sirve como sirven los puentes, para cruzar de un lado a otro. Por tanto, en el zapatismo caben todos, todos los que quieran cruzar de uno a otro. Cada quien tiene su uno y otro lado. No hay recetas, lineas, estrategias, tacticas, leyes, reglamentos o consignas universales. Solo hay un anhelo: construir un mundo mejor, es decir, nuevo. En resumen: el zapatismo no es de nadie, y por lo tanto es todos" firmato Marcos. Vi e' qui coerenza, chiarezza, mancanza di presunzione, coscienza delle proprie scelte: Agnoletto non ha la stessa modestia e diversamente da militanti e combattenti veri e pratici intende farti la lezione ed annullare la nostra storia, esperienze e le stesse proposte, il nostro bisogno di rinnovarci e di comprendere la diversita' tra chi lotta nelle montagne della Colombia, la selva in Chiapas, le strade dell'Argentina, il confine con il Giappone e la savana africana... e le lotte in Paesi a capitalismo avanzato e la funzione del movimento operaio mai sopita (senza essere operaisti) in questi e la diversita' che ormai conosciamo tra rivoluzionari (compresi errori e limiti) e riformisti (che ormai riconosciamo... nonostante lo strapotere dei massmedia e dell'informazione che vuole obbligarci a riconoscerli come moderne avanguardie o Marcos nostrani: sappiamo distinguere ancora tra terzamondanisti e militanti per un altro mondo possibile e necessario)

La lucha sigue non per un capitalismo dal volto umano ma per un socialismo inedito e dei popoli...

menene