INTERVISTA A MAURIZIO MICELI

Segretario Nazionale del Sindacato Lavoratori della Comunicazione C.G.I.L

di massimo d'andrea.

Vogliamo parlare di crisi economica ?

Tutti gli indicatori economici sono in rosso e questo ormai non e’ piu’ oggetto di discussione, sono in aggravamento, lo stesso Siniscalco come dire, non ripete piu’ che le cose vanno bene, non riesce a dirlo. Siamo gia’ al 3,6 per cento del rapporto deficit pil, il che significa che i margini del nuovo patto di stabilita’ sono saltati. Mentre gli altri paesi europei potranno approfittarne per fare degli investimenti l’Italia si e’ gia’ mangiata tutti i margini e quindi probabilmente ha ragione chi dice che c’e’ bisogno di una manovra correttiva

Tremonti pero’ afferma che anche il resto dei paesi europei e’ in crisi economica.

Il problema e’ questo, il resto dell’Europa non ha il 105 per cento di debito pil, cio’ significa che non hanno quel peso del debito pubblico che abbiamo noi e che ci rende meno flessibili, a loro basta rimanere nel 3 per cento e in qualche modo tentare di riallinearsi e possono farcela, noi siamo gia’ ora al 3,6 e stiamo rischiando secondo Eurostat di arrivare al 4,6, e poi abbiamo due fronti, uno e’ questo e l’altro e’ il debito pubblico.

Non c’e’ da giocare insomma ?

Bisogna essere consapevoli che stiamo vivendo un momento incredibilmente negativo, bisogna tenere conto poi che ci siamo mangiati anche l’avanzo primario, ora e’ dimezzato, ed era il gioiellino del nostro paese che al netto di tutte le spese, riusciva ad avere un 5 – 6 percento di margine, ed ora e’ dimezzato. Quindi che la situazione sia grave non c’e’ ombra di dubbio, del resto non avrebbero perso le elezioni se il paese stava bene. Quando Follini dice delle cose piu’ o meno chiare al governo, immagino che voglia dire che bisogna cambiare programma perche’ siamo al disastro.

Ma ci si puo’ accontentare, per risolvere questa crisi, di alcuni nuovi ministeri come si vocifera, tra cui uno dedicato alle dovute attenzione di cui ha bisogno il sud del nostro paese ?

Guarda se trovano un accordo sulle poltrone, non mi sorprendo, ma il dramma e’ che non capiscono quanto sia in crisi il paese e che forse serve altro non questi tipi di accordi. Non riescono piu’ a reggerla questa situazione perche’ hanno perso consenso ed egemonia sulla societa’ e viene anche meno, dopo il voto regionale, un’aderenza culturale alla casa delle liberta’. Che provano ad acconciarsi in un modo o nell’altro lo trovo normale come hanno fatto negli ultimi anni, una volta almeno quando c’era la DC si faceva un passaggio di crisi di governo.

Infatti mi domando come mai a questo governo non si ricorda, quando usano la scusa dell’11 settembre per giustificarsi di quanto non hanno fatto, che la Democrazia Cristiana e’ passata in altri e tantissimi drammi. Ricordiamo gli anni settanta, gli anni di piombo e Aldo Moro e tanto altro ancora a livello internazionale, insomma non li ho mai sentiti dire giustificazioni per quanto dovevano affrontare.

La DC aveva tantissimi difetti, ma aveva il senso dello Stato e si interrogava spesso sia sulla cosa pubblica che per quanto riguarda il suo rapporto con la societa’.

C’e’ stato anche un calo della cultura politica con l’avvento di un partito come Forza Italia e l’arrivo della Lega nordista.

Questo e’ stato il fatto nuovo nella politica italiana e per un lungo periodo ha fatto capitalizzazione di consenso. Un paese che esce da tangentopoli, da una classe dirigente distrutta, si e’ trovato a fare i conti con l’anti politica. Quando c’e’ una caduta cosi’ repentina e verticale nel sistema dei valori, nel rapporto tra politica , affari e pubblica amministrazione, e’ normale un risposta semplice ma chiara da parte delle persone. Ma ora stanno capendo, capiscono che se si doveva gestire il paese come un’azienda, ora l’Italia dovrebbe portare libri in tribunale.

Visto che lei e’ un sindacalista, la domanda sul contratto degli statali viene spontanea soprattutto perche’ l’attuale governo ha utilizzato questo problema notevole in campagna pre elettorale promettendo quei 95 euro di cui ora non parla piu’ nessuno.

Guardi io non mi occupo di lavori pubblici, ma quello che affermiamo e’ che non solo il sindacato vuole il contratto, ma vuole un contratto che lo difenda dall’inflazione e dalla perdita del potere di acquisto credo che su questo punto le categorie non cederanno.

Berlusconi invece cede il 17 per cento di Mediaset, gli sono entrati tanti miliardi, non c’e’ il rischio che si compri qualche pezzo dello Stato che vuole mettere in vendita – Poste – Eni …eccetera ?

Veramente non saprei rispondere, posso tentare di capire cosa accade .Intanto lui fa un’operazione che non sposta affatto la sua presenza in Mediaset e questo non e’ una cosa secondaria, nel senso che siamo sempre al solito Silvio, grandi effetti ma sostanzialmente non cambia mai. Quindi alla fine dobbiamo valutare questa azione come un’azione solamente finanziaria. E’ un paccheto di azioni che si sposta verso un investitore e nulla piu’.

Quindi conflitto di interessi ancora in gioco ?

Non solo e’ ancora in gioco il conflitto d’interessi ma nessuna delle prerogative tipiche della proprieta’ vengono meno. Poi ci si puo’ anche domandare perche’ lo ha fatto, se lo ha fatto per distogliere dal dato politico delle regionali e per aprire una controffensiva mediatica intenta a rimuovere il tema delle elezioni dell’anilisi del voto dal dibattito dalla polemica, e’ possibile ma mi sembra poco. Lo fa per mettere in imbarazzo i suoi alleati e costringerli a ripensare al conflitto che si e’ aperto dopo le elezioni e aiutare i propri rapporti politici a risolvere una crisi che mi sembra evidente sotto tutti i punti di vista. Ma la cosa che piu’ mi interessa, perche’ per ora ci sono solo chiacchere, e’ il fatto che nulla cambia.

Quali interventi suggerisce di fare alla sinistra se dovesse andare al governo ?

Deve riportare immediatamente serenita’ economica per gli italiani, perche’ se c’e’ una cosa che preoccupa ora gli italiani e’ vivere quotidianamente in un contesto estremo e sempre al limite. Al limite sulle istituzioni, le questioni sociali quelle politiche nel modo in cui affrontare tutti questi discorsi. L’Italia e’ un paese che contestualmente e’ ancora pronta ad affrontare le problematiche in un modo chiaro e con un uno Stato civile e democratico, quindi mi auguro che con una sinistra al governo si torni a normalizzare il paese e nel dare alcune certezze. Cominci nel chiarire quali punti cardinali rappresentano questo Stato, non si puo’ attendere altri 12 – 14 anni per discutere del federalismo si o no, seccessione si o no, eccetera, perche’ tutto questo non attrae ne le altre nazioni ne i propri cittadini. Il centro sinistra deve riconsiderare la politica sociale, la gente e’ piu’ povera, vive di lavori precari e deve controllare attentamente i conti pubblici.

Ma perche’ questo governo afferma che e’ salita l’occupazione ?

Si e’ salita, quella dei 100 euro al mese per ragazzi che lavorano 36 ore alla settimana, cosa posso rispondere ?... grazie no. Oggi la nuova generazione che affronta il lavoro, non ha il minimo vitale non per costruirsi una famiglia ma per potersi mantenere e vive un precariato assoluto. Questo non lo dice la statistica ma il paese reale lo sa lo vive quotidianamente a proprio discapito.

Pero’ qusti tipi di contratti sono sominciati con la sinistra…

Si lo so, e credo che sia stato un vezzo aristocratico e snobbistico che si e’ voluto dare, considerando la flessibilita’ in termini confusi. Pero’ bisogna anche dire che questi tipi di contratti hanno avuto uno sviluppo enorme con questo governo, anche se non ho nessuna difficolta’ nel dire che questo e’ un problema del pacchetto Treu. Quando si spaccia per lavoro autonomo un lavoro subordinato credo che non si faccia solo un errore di grammatica.

Gli economisti che si sono occupati per il governo Berlusconi dell’Italia, e non ultimo Tremonti, si lamentano di questa crisi riconducendola a responsabilita’ legate all’introduzione dell’eruo. Ricordano spesso che abbiamo utilizzato la moneta unica, troppo rapidamente e che forse era meglio ponderare.

Questa e’ una vecchia discussione e non ha animato solo il centro destra, ma anche il centro sinistra e non solo anche altre correnti europee. Entriamo con il primo gruppo, con il secondo gruppo, ci fu un dibattito notevole sull’argomento. Tremonti pero’ e’ persona attenta e sa bene quale e’ il dare e avere di una tale operazione, l’ex ministro dell’economia sa che entrando da subito nei soci fondatori e quindi nell’euro, l’Italia si e’ messa al riparo da un rialzo dei tassi di interessi da una svalutazione repentina da un perdita di confronto economico con gli altri paesi. Tremonti sa bene che queste cose dette cosi’ sembrano nulla, ma trasformate in danaro sono tantissimi guadagni, senza questa operazione avremmo messo un cappio al collo alle imprese e alla capacita’ di stare sui mercati.

Pero’ insistono e insiste Tremonti.

Insistono perche’ pensano in questo modo di aver trovato una valida giustificazione ai loro disastri, in questo modo credono di poter dire che loro non c’entrano e il colpevole e’ l’euro, pero’ al tempo stesso dovrebbero spiegarci per quale motivo gli altri paesi europei non hanno avuto i stessi nostri problemi.

Ma si dovra’ tentare di comprendere una volta per tutte dove e chi alza i prezzi della spesa e su quelli intervenire come ?

Questo e’ un problema che ci siamo posti quando abbiamo fatto l’accordo del 23 luglio del 1993, cioe’ avere una politica virtuosa e di controllo di prezzi e tariffe. Ora una parte di quel ragionamento non e’ piu’ nelle nostre mani per via delle liberalizzazioni, pero’ il governo potrebbe premiare chi sta dentro i tetti di inflazione e disincentivare colui che va oltre. Bisogna prendere delle misure nelle citta’, unire le associazioni dei commercianti, perche’ finira’ la pacchia anche per loro, visto che la gente non riesce piu’ ad acquistare come prima.

Molti accusano la Cina e i mercati orientali di questa attuale crisi, come recuperare nei confronti di mercati che hanno una mano d’opera al limite dello sfruttamento ?

Questo e’ : “ il problema “ . Il nostro e’ un paese che perde velocita’ in tutti i segmenti, nella alta economia, in quella media e bassa, nella piccola impresa, insomma c’e’ un declino complessivo, e’ l’intero sistema economico che non e’ in grado di reagire, perche’ noi soffriamo la concorrenza dei cinesi lungo tutto l’arco di questo segmento. Visto che mi occupo di telecomunicazioni, vorrei ricordare che la prima azienda che ha introdotto l’umts e’ cinese.

Quindi anche sulla qualita’ e la ricerca stiamo messi male.

Certamente non e’ vero che i Cinesi sono fermi, stiamo parlando di un paese che ha il 9 per cento di crescita annui, non si occupano solo di copiare o cucire il cuoio come spesso si dice, e’ un paese che nel frattempo cresce, che sforna centinaia di migliaia di laureati che manda in giro per il mondo a specializzarsi e sono diventati la spina dorsale della Cina. Bisogna quindi prendere atto che la concorrenza cinese e’ anche sulla qualita’ non solo di mano d’opera e che, per procedere in ordine, dobbiamo sapere che sul problema del costo del lavoro noi non saremo mai competitivi. Non c’e’ nessuna possibilita’ per esserlo, quando uno viene pagato qualche decina di dollari al mese. Nel nostro paese c’e’ un diverso potere di acquisto e un diverso valore della moneta, quindi non e’ questo un terreno sul quale spingerci. La grande illusione della Confindustria di D’Amato, si basava proprio su questa linea perseguita da Silvio Berlusconi, cioe’ abbattere il costo del lavoro per poter competere con questi paesi, ma si va proprio nella parte sbagliata cosi’, per quanto possiamo stressare gli operai, non possiamo arrivare ad essere competitivi con questo metodo. Noi invece dobbiamo produrre meglio, aumentare la produttivita’ attraverso macchine e investimenti, sviluppare la formazione degli operai, noi dobbiamo mettere in campo il valore aggiunto di cui siamo portatori, solo questo puo’ rilanciare la nostra presenza sul mercato.

In realta’ i nostri dati ci dicono che anche i lavoratori occidentali non vengono poi cosi’ salvaguardati e rispettati…

Vero c’e’ un arretramento continuo su tutta la qualita’. Abbiamo un governo che ha spostato risorse dagli investimenti produttivi verso una ridistribuzione del reddito distinta, come quella della riforma fiscale. Hanno deciso di mettere i soldi su quel punto, ma cio’ non ha portato nessun benificio e lo si vede dai consumi, perche’ se dopo quattro mesi di riforma fiscale siamo ancora cosi’, vuol dire che quella e’ stata una scelta sbagliata. Nello stesso momento hanno deciso di non sostenere le imprese, di non aiutare il Mezzogiorno. si pensi che solo il taglio del bonus credito e imposta,al Mezzogiorno, hanno prodotto alcune centinaia di migliaia di disoccupati.

Pero’ diciamo che dalla sicilia fin poco piu' su il tacco dell’Italia si continua a votare per questa attuale drammatica maggioranza.

Spesso quando si sta peggio si e’ piu’ esposti e asserviti, ma le cose non sono cosi’ semplici. La Sicilia e anche la Calabria, anche se quest’ultima non lo e’ piu’, sono sempre state regioni che storicamente hanno riflesso le volonta’ politiche degli stati centrali, esse hanno sempre rappresentato sempre un elemento di forza delle politiche governative e della mafia.

Il capitalismo e quindi l’occidente oramai sembrano veramente in crisi ovunque, non le sembra che eliminare le classi povere e medie sia la soluzione adottata dai potenti della terra per far continuare a vivere questo sistema economico e quale sistema alternativo possiamo consigliare di adottare ?

Lei mi pone una domanda, come dire... brevi cenni sull’universo. Posso solo pensare qualche cosa e comunicare qualche sensazione. Il dato certo e’ che nessuna delle forme economiche conosciute in questi due secoli sono state in grado di rispondere a questa domanda. Ma bisogna comunque rapidamente interrogarci sul come fare, perche’ i margini sono ristretti e paradossalmente piu’ avanza il benessere in aree che si considervano arretrate, come l’India e la Cina, piu’ gli equilibri del mondo sono in crisi, perche’ diminuiscono le materie prime da distribuire. Bisogna trovare delle soluzioni diverse da quelle fino ad oggi proposte perche’ esse hanno risolto soltanto il problema di una parte del mondo e non  complessivamente. Quello che piu’ mi preoccupa, e lo dico da modesto sindacalista, e’ che sono in crisi tutte le autorita’ mondiali, manca un governo dell’economia sul piano mondiale. Non parliamo solo della guerra in Iraq, parliamo invece del fatto che gli Stati uniti si sono chiusi dentro le protezioni nazionali ed hanno distrutto tutto quello che di internazionale e’ stato c’era. Questo secondo me ‘ un punto cardine su cui fare riflessione autentica.