"Edoardo non si è suicidato". Tutti i misteri di casa Agnelli

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Non mi interesso di misteri, sta di fatto pero' che con la fine di Eduardo Agnelli, l'eridita' della FIAT, o quello che rimane, è passata a JHON ELKAN e fratelli, figli di orgine Ebrea. Quel che si mormora è che Edoardo sia scomparso proprio per lasciare posto ai nuovi poteri. Il famoso pastore, non solo vede il corpo di Edoardo a tutt'altra ora da quella stabilita dai reperti scientifici, ma ricorda benissimo che il cadavere non era somigliante.

Sabato, 19 novembre 2011 - 12:50:50

I DOCUMENTI (per gentile concessione di Aliberti Editore S.p.A.)

Il documento che prova la mancata autopsia su Edoardo

Il verbale della deposizione di Marco Bava, amico intimo di Edoardo

di Lorenzo Lamperti

Monarchia, impero, dinastia, casa reale. Sono solo alcuni degli aggettivi associati alla famiglia Agnelli, una delle più potenti d'Italia del XX e, forse, dell'inizio del XXI secolo. Proprietari della Fiat e della Juventus, con ampie partecipazioni in società editoriali e finanziarie. Ma la loro influenza non si ferma qui. E come tutte le grandi famiglie che si rispettino, ci sono anche dei punti oscuri. Li esplora tutti il giornalista Antonio Parisi nel suo libro "I misteri di casa Agnelli", in uscita in questi giorni.

Antonio Parisi ha scelto Affaritaliani.it per raccontare il suo libro e spiegare i segreti degli Agnelli: "Ci sono tantissime cose che nessuno sa sul loro conto. Per esempio, chi sa che nel 1913 il nonno dell'avvocato Gianni Agnelli rischiò di essere arrestato per truffa e falso in bilancio?". Nel libro ci sono molti documenti sulla morte di Edoardo, che ufficialmente si è suicidato il 15 novembre del 2000: "Le cose non sono andate come ci hanno voluto far credere", spiega Parisi. "Sul suo corpo non è mai stata fatta un'autopsia".

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Sulla questione legata all'eredità dell'Avvocato, Parisi dice che "il tesoretto occultato è molto più grosso dei 2 miliardi di euro già accertati". E sul potere della famiglia: "Oggi è calato molto. Ho anche dei seri dubbi che la Fiat sia ancora di loro proprietà".

I MISTERI DI CASA AGNELLI LOW

L'INTERVISTA

Come nasce la decisione di scrivere un libro sulla famiglia Agnelli?

"E' una cosa nata per caso. Un paio di anni fa mi ha chiamato dal settimanale Visto per scrivere qualcosa sul suicidio di Edoardo. Era un servizio che doveva uscire per il decennale della sua morte. Durante le ricerche, mi sono imbattuto in Marco Bava, l'amico del cuore di Edoardo. Bava era anche il suo consulente finanziario ed è il depositario dell'intero carteggio di Edoardo, che era un grafomane. Bava sosteneva che si trattasse di un omicidio e non di un suicidio. E l'argomento ha iniziato a interessarmi".

All'epoca hai denunciato di essere stato ingiustamente screditato, giusto?

"Certamente. E' stata una lotta difficile. Al secondo articolo su Visto, sulla base di alcune fondate testimonianze, ho scritto che sul corpo di Edoardo non fu mai effettuata un'autopsia. Apriti cielo. Arriva subito una smentita dall'agenzia Adnkronos, che pubblica un'affermazione anonima riportandola come 'fonte giudiziaria', per di più alla presenza del Procuratore della Repubblica di Mondovì. Al momento ho fatto la figura del pallaro. Un anno dopo si è riproposta la stessa cosa quando sono stato ospite del programma di Minoli, La storia siamo noi. Questa volta smentisce l'Ansa. Grazie a un fascicolo giudiziario introvabile e coperto da segreto che ci siamo procurati, abbiamo dimostrato che l'autopsia non c'era mai stata per davvero".

Cosa è successo a Edoardo?

"Difficile dirlo, ma sicuramente non è andata come hanno sempre raccontato. Insieme a Marco Bava sono andato a Fassano, il paese dove è stato ritrovato il suo corpo. Lì sembrava di essere a Corleone. Non avrei mai pensato che in un paesino del Piemonte, proprio nel profondo Nord, mi sarebbe capitata una cosa del genere. Camminavamo per il paese con in mano una telecamera e tutte le strade si svuotavano. Persino il cassamortaro ha fatto trovare chiuso il negozio. Ho chiamato al numero di telefono per le urgenze e quello mi ha detto: 'Antonio Parisi, a lei non ho niente da dire'. Sapeva già il mio nome e non voleva che gli facessi domande. Avrei potuto avere bisogno di qualche cosa di grave, ma lui sembrava sapere già tutto. In quel preciso istante ho deciso di rompere l'omertà e scrivere un libro".

Avete trovato qualcosa a Fassano?

"Abbiamo trovato un pastore di mucche che ci ha raccontato che alle 8 di mattina il corpo di Edoardo era già sotto il pilone dove è stato poi ritrovato. E questa cosa fa saltare tutte le teorie precedenti. Si dice infatti che Edoardo avrebbe usato il telefono varie volte nell'intervallo tra le 8 e le 10 del mattino, quando fu ritrovata in autostrada la sua auto. Negli ultimi mesi della sua vita Edoardo era stato minacciato. Volevano che rinunciasse ai suoi diritti societari, come aveva fatto la sorella Margherita. Per parlare con suo padre doveva chiamare al centralino della Fiat, come se fosse un estraneo".

Ma la famiglia Agnelli non si è mai interessata alle tue ricerche?

"Macché, anzi quando ho scritto quegli articoli si sono stizziti non poco. Non volevano che si parlasse della vicenda. E a me è sembrata una cosa strana, perché se fossi un familiare di una persona che è morta in modo strano vorrei sapere la verità, non occultarla".

La famiglia Agnelli può essere paragonata a una monarchia?

"Sicuramente. In Italia ha preso il posto della Casa Reale, facendone le veci, anche nell'immaginario della gente comune. Gli Agnelli sono piemontesi, come i Savoia. Gianni è stato vissuto da molti come un personaggio mitico. Una volta Vittorio Emanuele III si è fatto fotografare al volante di una Fiat, lui che non sapeva neppure guidare. Forse non era lui il vero re. E come tutte le monarchie, la famiglia Agnelli è piena di misteri, con morti quantomeno bizzarre".

Ci fai qualche esempio?

"I genitori dell'Avvocato sono morti tutti e due in circostanze particolare. Il papà è morto decapitato dall'elica di un aereo proprio il giorno dell'anniversario della Rivoluzione Francese. Sua madre invece ha perso la vita in un incidente molto chiacchierato. Si dice che lei stesse correndo dal proprio amante, Curzio Malaparte. Poi c'è Giorgio, fratello di Gianni, morto per un suicidio che, come quello di Edoardo, lascia molti dubbi".

Da dove arriva il potere degli Agnelli?

"Per esempio dal controllo della stampa. Nel 1913 il nonno dell'Avvocato ha rischiato di essere arrestato per truffa e falsificazione dei bilanci. La Fiat stava per fallire. Tutto per due articoli pubblicati su La Stampa. Per risolvere la cosa hanno comprato il giornale. Poi ci sono i rapporti con le istituzioni. Giovanni Agnelli aveva messo sul suo libro paga il capo della Polizia, che fu poi il capo della Polizia segreta fascista. Una volta Giovanni ha fatto fermare un treno per far portare via i nipoti alla moglie del defunto figlio. Insomma, altro che Berlusconi. L'avvocato Ganma, che ha seguito la vicenda dell'eredità dell'Avvocato, ha detto che Margherita, figlia di Gianni, una volta gli ha detto: 'A me non mi possono fare niente perché sono un'Agnelli'. Si potrebbe dire l'importanza di chiamarsi Agnelli, no?"

A proposito dell'eredità, credi davvero ci sia un tesoretto dell'Avvocato occultato all'estero?

"Altroché. E secondo me è ben più grosso dei due miliardi di euro di cui si è parlato. La si potrebbe anche definire sexy-eredità. L'avvocato Franzo Grande Stevens ha detto a Margherita che tutti e due quei miliardi non li può avere, perché la metà è destinata alle donne 'amate', diciamo così, da Gianni Agnelli. L'Avvocato ha creato una specie di fondo di un miliardo di euro per non far soffrire le amanti dopo la sua morte".

Chi è l'erede dell'Avvocato?

"John Elkann. Continua a usare lo stile del nonno".

Ma la famiglia è ancora così potente?

"No, il loro potere si è smosciato da quando è morto Gianni. Addirittura, ho dei seri dubbi che siano ancora loro i veri proprietari della Fiat".

E chi potrebbe essere allora a controllare l'azienda?

"Qualcuno dice Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, anche se io non ho nessuna certezza a tal merito. Però è una voce".

Dieci anni fa sarebbe uscito questo libro?

"Assolutamente no".

http://www.affaritaliani.it